Consumo, dunque sono
C'era una volta la 'società dei produttori', epoca di masse e di regole vincolanti. Di sicurezze, stabilità, durata nel tempo. Quel mondo si è sfaldato e al suo posto regna la 'società dei consumatori', il cui valore supremo è il diritto/obbligo alla 'ricerca della felicità', una felicità istantanea e perpetua che non deriva tanto dalla soddisfazione dei desideri quanto dalla loro quantità e intensità. Eppure, dice Bauman, rispetto ai nostri antenati noi non siamo più felici. Al contrario, siamo alienati, isolati, prosciugati da vite frenetiche e vuote, costretti a prendere parte a una competizione grottesca per la visibilità e lo status in una società che vive per il consumo e trasforma tutto in merce. Noi inclusi, utili vittime di una frustrazione irrisolvibile. Ciononostante stiamo al gioco e non ci ribelliamo, né sentiamo alcun impulso a farlo. Con acume tagliente, Zygmunt Bauman chiama ognuno di noi a ripensare la crisi e il senso di impotenza che ci attanagliano.