Qual è lintimo nesso tra percezione e azione,
tra mente e corpo?
Carmela Morabito delinea i percorsi teorici degli studiosi più diversi filosofi, psicologi, neuroscienziati che hanno portato ai modelli della mente odierni.
Il riconoscimento della valenza cognitiva del movimento, e più in generale lattenzione nei suoi confronti nellambito delle scienze della mente, sono legati alla recente affermazione del cosiddetto paradigma motorio, ovvero un modello di mente che è andato definendosi a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso in chiara contrapposizione con la concezione tradizionale della mente che ha caratterizzato la filosofia moderna e che è stata alla base delle scienze cognitive nel Novecento.
Il termine paradigma, comè noto, viene dal greco: lo troviamo per esempio nelle opere di Platone e di Aristotele con il significato originario di modello, progetto o esempio. Tuttavia, a partire dalla metà del Novecento esso ha acquisito unaccezione specificamente epistemologica, convenzionalmente legata alle riflessioni del filosofo della scienza Thomas Kuhn espresse nellopera intitolata La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1962).
In questaccezione, un paradigma scientifico è considerato essenzialmente una concezione del mondo, cioè un insieme di orientamenti teorici, assunzioni metafisiche (vale a dire presupposti sulla realtà) e procedure sperimentali condivisi da una comunità scientifica in un dato momento. In estrema sintesi, e fuori da ogni specialismo esasperato, il paradigma può essere inteso come un quadro di riferimento condiviso dagli studiosi in un determinato momento storico per studiare e spiegare un dato o un insieme di fenomeni.
Alla luce di queste premesse, parlare di paradigma motorio in relazione alla mente implica un modello teorico dello sviluppo e del funzionamento del nostro apparato cognitivo basato su una concezione della mente sostanzialmente radicata nella corporeità e nelle capacità di movimento di un organismo. Di questo legame tra mente e corpo, cognizione e movimento, tuttavia, va decisamente sottolineata la valenza innovativa rispetto alla concezione tradizionale delle funzioni cognitive classicamente basata su un presunto susseguirsi di sensazione, percezione e, punto culminante dellelaborazione cognitiva, produzione di rappresentazioni mentali per la gestione del movimento e del comportamento in senso lato.
Il paradigma motorio è dunque la cornice teorica di riferimento, il contesto esplicativo, di quella che può essere definita una teoria motoria della mente, una teoria per la quale non cè una separazione sostanziale tra percezione e azione, tra afferenze sensoriali ed efferenze motorie; una teoria secondo la quale, quindi, il cervello non è un semplice recettore di informazioni e un produttore di risposte in un organismo staccato dallambiente, che egli ha il compito di conoscere e con il quale si trova a dover interagire. E il punto fondamentale, il cuore di questo nuovo modello della mente basato sullimportanza e sulla valenza cognitiva del movimento, è proprio il riconoscimento, allinterno di una prospettiva teorica biologica e integrata, dunque ecologica e complessa, dellintimo nesso tra percezione e azione.
Il movimento e le sue relazioni con la percezione e la memoria, infatti, mostrano oggi di avere una grande valenza euristica per lo studio dei meccanismi delle funzioni cognitive. Il cervello umano, inteso come organo sviluppatosi per predire le conseguenze dellazione, si pone come oggetto di studio interdisciplinare di psicologia, neurofisiologia, neuropsicologia, filosofia e scienze cognitive, modellizzazioni matematiche e scienze del movimento. Ciascuna disciplina contribuisce a descrivere il comportamento a diversi livelli di spiegazione e di complessità applicando strumenti di analisi diversi sia dal punto di vista concettuale che da quello metodologico; tutte però convergono nello spazio teorico, vasto e articolato, costituito da scienze cognitive e neuroscienze sistemiche o olistiche per la definizione di una nuova immagine delluomo, che ne individui le radici genetiche ben al di sotto e ben prima della coscienza e della volontà, nelle pulsioni vitali dellorganismo e nella sua interazione con lambiente, nella cinestesia (la tensione costante della ricerca verso un al di sotto, e un prima sarà come si vedrà il filo rosso di tutta la nostra ricostruzione storica ed epistemologica, lelemento propulsore che ha spinto lanalisi nel corso del tempo nella direzione di un obiettivo convergente: individuare le basi neurobiologiche della mente).
Radicandosi nellintersezione teorica di discipline diverse, volte allo studio del comportamento, della mente e del sistema nervoso, il nuovo approccio basato sullazione oggi attribuisce al movimento corporeo un ruolo fondamentale e basilare nello sviluppo della cognizione e della conoscenza. Tramite la reciproca fecondazione euristica di una fenomenologia del comportamento con i modelli dei meccanismi causali ad esso soggiacenti, le neuroscienze cognitive definiscono, infatti, di giorno in giorno in modo sempre più solido con strumenti sia sperimentali che clinici una fisiologia dellazione in base alla quale è col corpo (non solo con il cervello) e le sue capacità di movimento e di azione che noi pensiamo e conosciamo.
Naturalmente, è un corpo non più inteso come macchina automatica di derivazione cartesiana (corpo come sistema chiuso, privo della conoscenza di sé e del mondo, i cui movimenti sono funzione solo della disposizione relativa delle sue parti, generatore di risposte motorie a stimoli sensoriali), bensì come macchina biologica, costitutivamente dotato di scopi e in attiva e costruttiva interazione col proprio ambiente (vero e proprio generatore di ipotesi che preseleziona le informazioni sensoriali in funzione degli scopi dellazione). In questa prospettiva teorica lazione, piuttosto che come semplice espressione motoria dellelaborazione sensoriale, è concepita come melodia cinetica attiva e finalizzata, come insieme strutturato di movimenti coordinati in funzione di un fine specifico. Il movimento corporeo assume dunque un ruolo fondamentale e basilare nello sviluppo della cognizione e della conoscenza.
La mente è formata dai movimenti e per i movimenti (tradizionalmente invece semplicemente li pianifica); il movimento non è solo la mera esecuzione di comandi dei centri cerebrali superiori (la mente), ma capovolgendo i termini della relazione lattività mentale stessa è concepita in funzione della produzione dellazione; pensare equivale a decidere quale movimento realizzare successivamente.
Ne emerge una mente incorporata, una filosofia della mente basata sulla natura biologica, dinamica e integrata (temporale, storica) dellorganismo, che inverte la concezione tradizionale (logico-astratta) dello sviluppo della mente e del comportamento in base a uno schema non lineare e propone (o meglio, come si vedrà tramite la ricostruzione storica, per molti versi ripropone) una concezione organicamente integrata nellinterazione globale dellorganismo col suo ambiente.
La mente è intrinsecamente un sistema motorio: il pensiero, la memoria, la conoscenza, la percezione, la coscienza, la motivazione, il significato, tutte le funzioni mentali nel loro complesso, affondano le loro radici in abilità motorie costruttive specie-specifiche.
Contro la concezione tradizionale di derivazione cartesiana si rivendica, in questo modo, la matrice biologica dei fenomeni mentali: contro il soggetto epistemico universale sul quale si è basata la filosofia moderna un soggetto concepito non biologicamente, dunque separato dalla realtà esterna che egli si porrebbe lobiettivo di conoscere si produce così una profonda trasformazione concettuale che radica le funzioni cognitive nella biologia e nella storia, nellesperienza vissuta e condivisa, nella cultura. «Il cervello è concepito sempre più come uno strumento appositamente progettato per creare relazioni sociali, per favorire i rapporti umani e la socialità, letteralmente si ammala nella solitudine e nellisolamento sociale». E «la coscienza è rivolta verso gli altri».
Nessun uomo è unisola, così si suol dire. Il Sé non è isolato, ognuno di noi è in costante contatto con altre persone, altri Sé, che forniscono un riferimento sia per noi sia per i nostri sensi. […] Lattività neurale stessa è sociale; non cè dunque una distinzione netta tra i livelli neurali e i livelli sociali; il cervello e le CMS (strutture corticali mediali) sono intrinsecamente, o di default, neurosociali. Neurale o sociale? Questa domanda pone una falsa dicotomia. Il cervello, specialmente le CMS e il loro ruolo nellesperienza del Sé, ci insegnano che tale dicotomia è unillusione.
Ne deriva un modello del vivente, dellambiente e della mente che supera le limitazioni del meccanicismo e lo spartiacque metafisico che ha diviso per secoli il corpo dalla mente. E se lincarnazione della mente (embodiment), basata su una concezione corporea e non proposizionale della rappresentazione, emerge dalle acquisizioni più recenti delle neuroscienze cognitive, fondamentalmente dallo studio del movimento, in questo senso oggi nel modello motorio si può forse individuare una via teorica al superamento della contrapposizione dicotomica fra meccanismo corporeo e rappresentazione mentale, fra soggetto e oggetto, fra mente e mondo.
Presupposto essenziale è una visione sistemica dellorganismo, per cui dal tradizionale approccio acontestuale si passa ad esaminare i fenomeni in contesti sempre più ampi e si considera imprescindibile per unautentica comprensione delle funzioni cognitive il fondamentale rapporto tra lorganismo (con i suoi scopi, bisogni, emozioni, relazioni, storia e cultura) e lambiente, tra losservatore e il fenomeno. «Non ci sono fattori genetici che possano essere studiati indipendentemente dallambiente e non ci sono fattori ambientali che funzionino indipendentemente dal genoma […] I geni sono sempre geni in contesto dato».
Si profila dunque un tipo di spiegazione fondamentalmente basato su un costruttivismo interattivo che assume la coevoluzione di specie e ambiente e linterazione individuo/mondo in un quadro teorico di riferimento caratterizzato dallintegrazione complessa e dinamica: dellorganismo con lambiente (richiamando la Umwelt di von Uexküll), del corpo col cervello e del corpocervello con la mente (si pensi e lo si vedrà nello sviluppo della ricostruzione storico-epistemologica che segue alle più recenti acquisizioni delle neuroscienze cognitive: Damasio, Edelman, Changeux, Ramachandran…).
La concezione classica della mente legata al dualismo mente/corpo che ha separato in maniera drastica, ontologica, il corpo con le sue funzioni biologiche dalla mente con le sue funzioni cognitive ha sempre dato per scontata una priorità logica, epistemologica e biologica della percezione rispetto allazione e concepito questultima sostanzialmente in funzione delle possibilità che un organismo ha di interagire col suo ambiente in base, da un lato, ai vincoli biologici cui è sottoposto e, dallaltro, alle risorse cognitive che il suo apparato sensoriale-percettivo gli rende disponibili (anchesse, in fondo, considerabili in termini di vincoli parzialmente biologici). «Un vincolo può limitare il numero delle possibilità legittime, ma non è la causa del messaggio in uscita»; larchitettura «aperta» su cui si tornerà in conclusione è un esempio tipico di «vincoli che svincolano» e non dettano un esito determinato.
Secondo la nuova concezione della mente e del rapporto mente-corpo, che va emergendo in modo sempre più chiaro dagli sviluppi della filosofia della mente e dai suoi raccordi teorici con le neuroscienze cognitive contemporanee, invece, le cose non stanno così: nel rapporto tra organismo e ambiente la mente non produce solo le uscite, ma anche le entrate (termini ovviamente fondati sulla metafora della mente come computer che è stata alla base della scienza cognitiva del Novecento, riferiti dunque allinput e alloutput di un elaboratore), così come il corpo non si limita ad attuare comandi motori, ma contribuisce al momento stesso della pianificazione del comportamento tramite la presenza costitutiva ed essenziale delle possibilità specie-specifiche di movimento e di azione nel momento stesso della percezione.
Lanalogia classica cervello-computer va letta al contrario: i cervelli non sono macchine sofisticate, semmai le macchine sono cervelli imperfetti.
Questa posizione teorica è efficacemente sintetizzata dallasserzione di Alain Berthoz e Jean-Luc Petit: «lazione o latto, e non la rappresentazione, è allorigine della cognizione», unaffermazione che può efficacemente segnare il passaggio da un paradigma allaltro nella concezione contemporanea dellapparato cognitivo e del comportamento. La mente infatti, alla luce di questi presupposti, viene considerata sostanzialmente come un sistema motorio, nel senso che le funzioni cognitive la percezione, la memoria, il linguaggio, la coscienza, la motivazione e così via vengono ritenute un prodotto di abilità motorie costruttive, cioè capacità motorie attraverso le quali lindividuo costruisce sé stesso e il suo rapporto con il mondo che lo circonda, costituendo così il proprio ambiente di riferimento (Umwelt).
Carmela Morabito, Il motore della mente. Il movimento nella storia delle scienze cognitive
Carmela Morabito è storica della psicologia e delle neuroscienze cognitive.