Il Pensiero meridiano di Franco Cassano è un libro nato in una circostanza storica molto precisa, ma destinato ad essere un classico della riflessione sul Sud e sull’Italia. Nel 1995, quando il testo ha preso forma per la pubblicazione ai primi del 1996, eravamo reduci da una serie di eventi di portata enorme su scala locale e internazionale. Nel 1991 con l’arrivo a Bari dei 20.000 del Vlora e, subito dopo, con l’esacerbarsi dei conflitti nella ex Jugoslavia, in Puglia ci siamo scoperti come regione di confine italiana e europea in nessun modo riconosciuta come tale. Nello stesso tempo l’impatto convergente di Tangentopoli e della stretta europea di Maastricht spazzava gli equilibri politici e economici, polverizzando il sistema bancario meridionale e tutta la cattedrale dell’intervento straordinario, senza però dare una diversa prospettiva al Mezzogiorno. Un terremoto.
Il Pensiero meridiano non aveva l’obiettivo e la pretesa di rispondere in tutto e per tutto a questo scenario così complicato. Ha rappresentato però un riferimento e una spinta fondamentali a ripensare il Mezzogiorno in modo autonomo, a immaginare un modello di sviluppo che fosse suo proprio, non pallida imitazione di altri modelli. Una suggestione potente, al di là del suo invito (che può sembrare oggi fuorviante) a guardare al mare e alle prospettive mediterranee.
Questo è, a nostro avviso, il grande debito intellettuale verso Franco Cassano: è stato maestro non nel consegnare una lezione preconfezionata, ma nell’esortare a scommettere a testa alta sul Sud, sui Sud, sulle donne e gli uomini del Sud. Molte cose sono poi successe, belle, brutte, mediocri, pessime. Anche col senno di poi, ci rifiutiamo di definire ingenua la visione di un futuro diverso da parte di chi ha avuto la forza e il coraggio di offrirla. Questo lo rivendichiamo con orgoglio.
Grazie, professore. Grazie, Franco.
Alessandro e Giuseppe Laterza