Massimiliano Rais | L’Unione Sarda | 12 novembre 2022
L’ultimo sogno di Joyce è l’incontro con Emilio per sposarsi. Lei indossa una veste bianca ricamata, un abito da sposa. Un nuovo incontro tra loro. In un orizzonte diverso rispetto a quello dei “fronti e delle frontiere” che hanno attraversato nella lotta contro il nazifascismo.
Silvia Ballestra racconta questo sogno nel libro La Sibilla, vita di Joyce Lussu. […] È la seconda volta che la scrittrice marchigiana si confronta con una donna che ha affrontato le tempeste del Novecento con la forza delle sue idee e della sua coerenza. Nel 1996 ha pubblicato “Joyce L. Una vita contro”, frutto di lunghe conversazioni con la sua sibilla. “L’ho conosciuta in un momento molto particolare della mia vita, quello della formazione. A distanza di tanti anni dal primo libro – spiega Silvia Ballestra – ho voluto riprendere alcune idee che riguardano il mio rapporto con lei per ripercorrere una vita straordinaria. Avevo anche voglia di approfondire la sua poesia e la sua funzione di traduttrice. Questo volume è una biografia in senso classico. Si parte dall’infanzia e si arriva alla fine della vita. Mettendo insieme tanti momenti che lei ha rievocato nelle sue opere. Una vita lunga, intensa”.
Quali valori le ha trasmesso?
Ogni volta che ci penso dico di aver avuto una fortuna pazzesca a incontrare Joyce. Ma chiunque si è avvicinato alla sua figura è rimasto profondamente colpito. Joyce, come Emilio Lussu, era capace di risvegliare le coscienze. Ha dimostrato che l’utopia non è qualcosa di irrealizzabile. Lei, che ha lottato contro i totalitarismi e più tardi per la liberazione dei paesi africani dal giogo coloniale, incarna l’utopia del possibile.
Perché considera Joyce Lussu una sibilla?
Ha anticipato molti temi perché li conosceva bene. Aveva la capacità di capire quali fossero i più importanti. In cima ai suoi pensieri c’era il tema della guerra, evento terribile che aveva vissuto direttamente. È una questione drammaticamente attuale che va sviscerata e smontata come ha fatto Joyce che ha riflettuto sugli armamenti e sulle tecnologie della distruzione. Ci teneva molto ragionare su che cosa sia la civiltà e su che cosa sia la barbarie.
Anche sulla questione ambientale è stata profetica.
Ha anticipato il tema dell’ambiente. Lo ha fatto negli anni Settanta quando in Italia non se ne occupava nessuno. Nel saggio “L’acqua del 2000” riflette sullo sfruttamento delle risorse del pianeta e propone modelli più equilibrati.
La critica ma anche la capacità di indicare vie alternative.
Accanto alla denuncia e all’individuazione dei problemi c’era sempre una proposta di soluzione. Era coerente, molto salda sulle sue posizioni e determinata nel far valere le sue idee.
Joyce ed Emilio. L’olivastro e l’innesto. Come si sviluppa il suo rapporto con la Sardegna?
Joyce giunge nell’Isola dopo la guerra. Emilio era ministro. Lei dice: non voglio fare la moglie del ministro. Ha deciso di intraprendere un percorso autonomo. Arriva in Sardegna con grande curiosità e si innamora di questa terra. Lei parla di innesto. La nascita di qualcosa di nuovo e di fecondo. Joyce ha girato tutta la Sardegna in un momento in cui l’Isola affrontava una fase tormentata con tante ferite, traumi, tormenti. Ha scritto racconti bellissimi su ciò che ha visto nei suoi viaggi spesso a cavallo per strade impervie. Ha organizzato a Cagliari, nel 1952, un grande convegno insieme ad altre donne sarde di vari partiti. Donne che hanno discusso di questioni molto concrete come il lavoro, il salario, la casa, l’istruzione, l’ambiente. Un evento che ancora viene ricordato. Joyce continua ad essere un riferimento per tante persone. Non c’è più lei ma ci sono i suoi libri e le sue idee.
Nel libro Silvia Ballestra scrive che “Joyce era stata contenta di aver fatto quel sogno: di questo appuntamento che aveva con Emilio da qualche parte, e che lei aspettava come già era accaduto con successo tante volte nella loro vita grazie alla loro speciale telepatia familiare, ne aveva parlato come di una cosa che le aveva messo allegria e lasciato un grande sentimento di pace per quell’ulteriore possibile incontro, atteso da tanto tempo”.