Chiara Colombini
Storia passionale della guerra partigiana
A partire dall’8 settembre del 1943, e fino al 25 aprile del 1945, migliaia di giovani e meno giovani abbandonarono la loro vita abituale, presero le armi e si gettarono in un’avventura che stravolse la loro esistenza. Quali furono i sentimenti e le passioni che li spinsero a un passo del genere e li sostennero in quei venti mesi? Amore e odio, speranza e vendetta, dolore e felicità: osservare le passioni della Resistenza ‘in diretta’ significa avvicinarsi a quella esperienza in modo quasi viscerale ed eliminare le distorsioni prodotte dal passare del tempo.
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Simona Colarizi
Dopo la resa dell’Italia, l’8 settembre 1943, la lotta armata degli antifascisti è l’ultimo capitolo di una lunga resistenza al fascismo durata più di venticinque anni. L’eroica battaglia dei partigiani in questo ultimo tragico epilogo del conflitto mondiale, diventato anche guerra civile, ha in parte oscurato la ricostruzione dell’intera storia dell’antifascismo, eroica quanto i diciotto mesi resistenziali. Lunga è stata la resistenza, iniziata nel 1919, costata feriti e caduti sotto i colpi degli squadristi, continuata dopo il 1922 nella clandestinità, nell’esilio, nelle carceri e al confino.
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Marcello Flores – Mimmo Franzinelli
La Resistenza in montagna e quella in pianura. La guerriglia nelle città. Il sostegno della popolazione e il rapporto con la ‘zona grigia’. La collaborazione con gli Alleati e la guerra civile con gli italiani in camicia nera. A 75 anni dalla Liberazione, finalmente una ricostruzione con l’ambizione di proporre uno sguardo complessivo su fatti, momenti e protagonisti che hanno cambiato per sempre il nostro Paese.
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Carlo Greppi
Carlo Greppi ricostruisce il giorno della liberazione senza arretrare di un millimetro dal metodo ma utilizzando una struttura nella quale la verità storica risulta quasi maieuticamente estratta dalla narrazione dei luoghi, dei fatti, delle connessioni.
Marco Bracconi, “Robinson – la Repubblica”
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Mimmo Franzinelli
Il fascismo è finito il 25 aprile 1945
Il fascismo è finito con la morte di Mussolini. I fascisti non esistono più o sono irrilevanti. L’Italia ha rotto per sempre con quel passato. Siamo sicuri che sia così? E allora come spieghiamo le molte continuità tra il regime e la Repubblica? Le bombe, i pellegrinaggi a Predappio e le continue violenze? È giunto il momento di smontare uno dei luoghi comuni più duraturo della storia repubblicana, ovvero quello secondo il quale il fascismo è morto e sepolto da fine aprile 1945.
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Chiara Colombini
Avventurieri e ladri di polli. Protagonisti di una guerra inutile. Vigliacchi che colpiscono i nemici a tradimento. Terroristi. L’elenco dei luoghi comuni e delle falsificazioni sulla Resistenza è lunghissimo e continua a rafforzarsi a dispetto di ogni prova contraria. Perché?
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Piero Calamandrei
Uomini e città della Resistenza
Uomini e città della Resistenza, pubblicato una prima volta nel 1955, ha il merito di individuare una fra le dimensioni fondamentali della Resistenza: la sua natura tellurica, il legame dei partigiani con una specifica terra, con un preciso paesaggio.
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Marcello Flores – Giovanni Gozzini
Perché il fascismo è nato in Italia
Il fascismo è da sempre al centro dell’attenzione degli storici, che ne hanno studiato tutte le caratteristiche e le articolazioni. A un secolo dalla marcia su Roma, però, una domanda continua ad appassionare e dividere gli studiosi: perché il fascismo è nato proprio in Italia?
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a cura di Mimmo Franzinelli
Esistono molte biografie di Benito Mussolini ma mai nessuno aveva pensato di lasciare la parola al duce stesso, al racconto che della sua vita troviamo in pagine autobiografiche, tra cui molte inedite o dimenticate. Scopriamo così cosa pensava Mussolini della propria vita, come la raccontava agli altri, e come modificò questa autorappresentazione nel corso della sua esistenza.
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Emilio Gentile
Un movimento antipartito che divenne partito milizia, che divenne regime totalitario in una monarchia, che divenne Stato imperiale e razzista, che divenne alleato di guerra e sconfitto in guerra, che risorse come repubblica subalterna e alla fine fu distrutto, diventando storia del passato: questo, e molto altro, fu il fascismo, la cui storia viene raccontata in questo libro dal più originale dei suoi storici.
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Nicola Labanca
Prigionieri, internati, resistenti
Memorie dell’“altra Resistenza”
Gli Internati militari italiani (Imi) hanno sempre fatto fatica a trovare un riconoscimento nella memoria della guerra e della Resistenza e in questi ultimi anni sono diventati un oggetto di contesa politica. Il loro ‘No’ al fascismo di Salò è stato depotenziato di ogni valore morale e politico. Sono tornati a essere dei prigionieri e non dei ‘resistenti senz’armi’. Un esempio di ‘battaglia sulla memoria’ nella quale la Resistenza rischia di essere di nuovo accantonata.
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Carlo Greppi
Il capitano Jacobs è un buon soldato, rispettoso delle gerarchie, onesto. Improvvisamente nel 1944, assieme al suo attendente, decide di passare, armi in pugno, dalla parte dei partigiani. Sceglie di combattere contro i propri camerati. Perché lo fa? Inseguendo la parabola di quest’uomo viene alla luce una grande storia dimenticata: furono centinaia i tedeschi e gli austriaci a percorrere lo stesso cammino. Un piccolo esercito senza patria e bandiera, una pagina unica nella storia d’Italia.
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Mimmo Franzinelli
Storia della Repubblica Sociale Italiana 1943-1945
Tra il 1943 e il 1945 l’Italia conosce la sua ora più buia: il Paese diviso in due; la guerra tra le truppe alleate e gli occupanti nazisti; lo scontro tra la Resistenza e i tedeschi supportati dai fascisti. È l’estrema stagione politica di Benito Mussolini, la pagina più sanguinosa e dolorosa del Novecento italiano.
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Emilio Gentile
Emilio Gentile, uno dei più autorevoli allievi di Renzo De Felice, mette in dubbio – sulla base di un’accurata esegesi delle testimonianze di tutti gli altri partecipanti alla seduta del Gran Consiglio e di documenti inediti provenienti dalle carte di Federzoni – le ricostruzioni di Grandi e dello stesso Mussolini su cosa avvenne il 25 luglio 1943.
Paolo Mieli, “Corriere della Sera”
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Carlo Greppi
L’antifascismo non serve più a niente
Immaginate un paese in cui si ripete costantemente «che c’entriamo noi col fascismo?» e «ma poi, anche se fosse, tanto non era una dittatura, anzi ha fatto pure qualche cosa di buono». Immaginate un paese dove il crollo del fascismo viene chiamato anche ‘morte della patria’, dove la Resistenza diventa un’eredità scomoda da nascondere quanto prima nella soffitta della memoria. Ecco, ora immaginate di mettere alla prova dei fatti queste parole che sono diventate quasi senso comune.
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Filippo Focardi
Il cattivo tedesco e il bravo italiano
La rimozione delle colpe della seconda guerra mondiale