Papa Francesco: proposte di lettura

Loris Zanatta

Bergoglio
Una biografia politica

Paladino della fede dei popoli contro la ragione delle élite, nemico della prosperità e cultore della povertà, devoto delle periferie religiose e ostile all’Occidente secolare, gesuita da capo a piedi: il papato di Jorge Mario Bergoglio è senza dubbio un papato ‘politico’. Ma quali sono le radici del pensiero di papa Francesco?

 

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Il cristianesimo al tempo di papa Francesco

a cura di Andrea Riccardi

In questo libro curato da Andrea Riccardi, uno dei più autorevoli storici del cristianesimo, si riflette su che cosa è oggi la Chiesa in Cina, in Africa, nelle Americhe e non solo nel Vecchio Continente. Ci si interroga sulle sfide poste dal confronto tra religioni e sulle prospettive dei laici e dei credenti; sul delicato rapporto tra Vaticano e politica; sulla grande questione dei poveri nel contesto della nuova ‘teologia delle città’.

 

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Marco Politi

La solitudine di Francesco
Un papa profetico, una Chiesa in tempesta

«Seguiremo la strada della verità ovunque possa portarci», promette Francesco. È un combattente solitario. Sa che i nemici lo aspettano al varco, pronti ad attizzare il fuoco dell’opinione pubblica. Un viaggio negli ultimi anni del pontificato, i più difficili e tormentati, in un mondo divenuto improvvisamente ostile.

 

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Marco Politi

Francesco tra i lupi
Il segreto di una rivoluzione

Francesco tra i lupi delinea le possibili linee di conflitto che l’azione di Bergoglio ha creato. Contrasti dove i motivi dottrinali mascherano ragioni di potere e di controllo. Corrado Augias

Il libro più approfondito, più documentato e più ricco di vera amicizia dedicato finora a Jorge Bergoglio. Furio Colombo

 

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Marco Politi

Francesco
La peste, la rinascita

«Da una crisi come questa non si esce uguali, come prima. Si esce o migliori o peggiori.»
Francesco

Il racconto di un momento epocale per la Chiesa nell’analisi di uno dei vaticanisti più autorevoli e stimati.

 

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Gian Enrico Rusconi

La teologia narrativa di papa Francesco

Peccato e misericordia, due fondamenti della dottrina cristiana, sono tenuti insieme e riproposti in una narrativa religiosa che ora affascina ora sconcerta credenti e non credenti.

 

 

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Alessandro Barbero

Le parole del papa
Da Gregorio VII a Francesco

«Le parole usate dai papi sono importanti; tanto più in quanto il loro modo di parlare non è sempre lo stesso. Il linguaggio con cui il pastore della Chiesa di Roma si rivolge all’umanità nei momenti difficili è sempre stato espressione non solo della sua personalità individuale, ma del posto che la parola della Chiesa occupava nel mondo in quella data epoca; ed è un indizio estremamente rivelatore delle diverse modalità, e della diversa autorevolezza con cui di volta in volta i papi si sono proposti come leader mondiali.
In queste pagine faremo un viaggio attraverso le parole usate dai papi nei secoli.»

Raccontare la Resistenza

 

Lezioni di Storia – Speciale
Raccontare la Resistenza
Torino – Teatro Monterosa – via Brandizzo 65
dal 7 al 26 maggio 2025

In occasione dell’Ottantesimo della Liberazione l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”, la Fondazione Avvocato Faustino  Dalmazzo, la casa editrice Laterza in collaborazione con  l’Associazione Avvalorando propone alla cittadinanza un ciclo di tre lezioni di storia, tre incontri per ripercorrere e raccontare la Resistenza tenendo conto dei cantieri di ricerca più nuovi.

Il presidente dell’Istoreto, Paolo Borgna, sottolinea che la novità di questo ciclo consiste nel portare le  lezioni fuori dalle mura del centro. Saremo infatti al teatro Monterosa di via Brandizzo 65, in Barriera di Milano. Quella Barriera di Milano che fu tra i primi quartieri a vedere, il 28 aprile di ottant’anni fa,  sfilare in corso Giulio Cesare, tra due ali di folla entusiasta, i partigiani che liberavano la città. Quella Barriera di Milano, in cui ancora il giorno prima, gli operai avevano scacciato tedeschi e fascisti dalla Grandi Motori, dalla Sima, dalle Ferriere-Savigliano. Un quartiere oggi molto diverso, in cui le grandi fabbriche non esistono più e non mancano le difficoltà, ma che con la ricchezza della sua storia, la pluralità delle sue culture, la vivacità delle sue tante iniziative rappresenta per Torino una risorsa preziosa.

 

mercoledì 7 maggio, ore 18
introduce Gad Lerner
Carlo GreppiPartigiani di tutto il mondo

Tra gli anni ‘30 e ‘40 del Novecento una tenace minoranza di combattenti – volontari internazionalisti, militanti politici, ex militari, disertori – si fa interprete di uno scontro transnazionale contro i fascismi. Dall’Etiopia alla guerra di Spagna, e poi in tutta Europa, decine di migliaia di uomini di tutti i continenti si battono nel luogo in cui le loro scelte e il caso, all’interno di un conflitto globale e generalizzato, li hanno portati. Nel 1943, quando la guerra arriva sulla penisola italiana, la Resistenza può così contare sumigliaia di partigiani da ogni angolo del globo.

 

mercoledì 21 maggio, ore 18
introduce Gad Lerner 
Barbara BerrutiPartigiane senza ritorno

In tutta Europa l’occupazione dei territori durante la seconda guerra mondiale porta donne di generazioni, provenienze, appartenenze diverse a entrare nella Resistenza. È un impegno politico e militare totalmente nuovo che produce, fin dall’immediato dopoguerra, un cambiamento spesso lento e doloroso, ma profondo, nelle società dei paesi usciti dalla guerra.

 

lunedì 26 maggio, ore 18
introduce Laura Gnocchi
Giovanni De LunaPartigiani tra la folla

Il 29 aprile 1945, domenica, si consuma in Piazzale Loreto a Milano l’atto finale della tragedia in cui il fascismo ha trascinato l’Italia. Nello stesso luogo dove il 10 agosto dell’anno prima erano stati fucilati  dai militi della RSI quindici antifascisti, lasciati macabramente esposti per una giornata,  vengono portati dai partigiani i corpi di Mussolini, di Claretta Petacci e dei gerarchi fucilati a Dongo: nell’esposizione e nel vilipendio dei cadaveri, esplode incontrollato il sentimento di vendetta di una massa di popolo che durante gli ultimi mesi ha patito l’inenarrabile. Nel brevissimo vuoto in cui il potere dei tedeschi e della RSI non c’è più e quello della Resistenza e degli Alleati non c’è ancora, la folla, per una sorta di contrappasso, si appropria davvero della sovranità di cui il fascismo ha finto di investirla con “le adunate oceaniche”.

 

Ingresso libero fino a esaurimento posti

È consigliabile prenotare scrivendo a formazione.corsi@istoreto.it. Per tutte le info www.istoreto.it; enrica.bricchetto@istoreto.it

 

Carlo Greppi, storico e scrittore, è autore di numerosi saggi sulla storia del Novecento, di libri per ragazzi e di manuali scolastici, ed è il curatore della serie Laterza “Fact Checking: la Storia alla prova dei fatti”. Tra i suoi ultimi lavori, Storia internazionale della Resistenza italiana, a cura sua e di Chiara Colombini (Laterza 2024).

Barbara Berruti è direttrice dell’Istoreto. Si è occupata di deportazione e di Resistenza con particolare attenzione alla storia delle donne e alla rappresentazione della memoria sul territorio. Dal 2014 collabora con Rai Storia. Con Nicola Adduci e Bruno Maida, ha pubblicato La nascita del fascismo a Torino. Dalla fine della grande guerra alla strage del XVIII dicembre 1922 (Edizioni del Capricorno 2019).

Giovanni De Luna, già ordinario di storia contemporanea presso l’Università di Torino. Firma de “La Stampa” e di “Tuttolibri”. Tra le sue ultime pubblicazioni: Un monumento di carta. La Segreteria particolare del Duce, 1922-1943 (con Linda Giuva, Feltrinelli 2024); Una domenica di aprile. Piazzale Loreto 1945: dove tutto finisce e tutto comincia (Utet 2025).

[Proposte di lettura] 25 aprile

Marcello Flores – Mimmo Franzinelli

Il prezzo della libertà
40 vite spezzate dal fascismo (1919-1945)

La Resistenza al fascismo non comincia nel 1943 ma inizia sin da subito, nel 1919. È una Resistenza armata e civile, maschile e femminile, contadina e cittadina: uomini e donne che per ventisei anni combatterono contro il fascismo e morirono per opporsi al regime. Che cosa li spinse a tanto? Il trionfo della libertà sulla dittatura ci sarebbe stato anche senza il sacrificio delle loro vite?

 

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Storia passionale della Resistenza italiana

a cura di Chiara Colombini e Carlo Greppi 

La Resistenza in Italia è stata anche una guerra civile tra italiani, ma lo è stata all’interno di una guerra europea e mondiale. Ed è per questo che tra i partigiani troviamo combattenti di moltissimi paesi diversi che lottarono assieme contro il nazismo e il fascismo. Una storia a lungo trascurata e che oggi, a ottant’anni dalla Liberazione, possiamo finalmente riscoprire.

 

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Chiara Colombini

Storia passionale della guerra partigiana

A partire dall’8 settembre del 1943, e fino al 25 aprile del 1945, migliaia di giovani e meno giovani abbandonarono la loro vita abituale, presero le armi e si gettarono in un’avventura che stravolse la loro esistenza. Quali furono i sentimenti e le passioni che li spinsero a un passo del genere e li sostennero in quei venti mesi? Amore e odio, speranza e vendetta, dolore e felicità: osservare le passioni della Resistenza ‘in diretta’ significa avvicinarsi a quella esperienza in modo quasi viscerale ed eliminare le distorsioni prodotte dal passare del tempo.

 

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Giorgio van Straten

La ribelle
Vita straordinaria di Nada Parri

Una grande storia d’amore, vera e tragica come le grandi storie d’amore. La guerra, la Resistenza, la ricostruzione: la storia che travolge le nostre esistenze e le indirizza come un destino. La vita di Nada, donna ribelle e coraggiosa, ci porta a riflettere sulla speranza che ogni generazione, contro ogni apparente ragionevolezza, continua a riporre nel futuro.

 

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Tommaso Speccher

Storie della Resistenza tedesca

L’idea che anche in Germania sia esistita una Resistenza al regime hitleriano ci appare strana. Diamo per scontato che il consenso al nazismo sia stato elevatissimo e che, al massimo, ci possano essere stati pochi e isolati atti individuali, come l’attentato a Hitler di von Stauffenberg. Questo libro ci porta a scoprire la complessità dell’opposizione al nazismo all’interno della Germania e come la memoria di questa Resistenza sia oggi centrale nel discorso politico tedesco.

 

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Gabriele Ranzato

Eroi pericolosi
La lotta armata dei comunisti nella Resistenza

Le Brigate Garibaldi sui monti e i GAP nelle città furono le formazioni create dal Partito Comunista e costituirono l’asse portante di tutta la guerra partigiana contro gli occupanti tedeschi e i fascisti loro alleati. Lo storico Gabriele Ranzato ne ricostruisce le vicende mettendo in risalto, al di là di ogni pregiudizio, luci e ombre del loro operato, caratterizzato da un’alterna prevalenza di strategia ‘militare’ e obiettivi politici.

 

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Simona Colarizi

La resistenza lunga

Dopo la resa dell’Italia, l’8 settembre 1943, la lotta armata degli antifascisti è l’ultimo capitolo di una lunga resistenza al fascismo durata più di venticinque anni. L’eroica battaglia dei partigiani in questo ultimo tragico epilogo del conflitto mondiale, diventato anche guerra civile, ha in parte oscurato la ricostruzione dell’intera storia dell’antifascismo, eroica quanto i diciotto mesi resistenziali. Lunga è stata la resistenza, iniziata nel 1919, costata feriti e caduti sotto i colpi degli squadristi, continuata dopo il 1922 nella clandestinità, nell’esilio, nelle carceri e al confino.

 

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Marcello Flores – Mimmo Franzinelli

Storia della Resistenza

La Resistenza in montagna e quella in pianura. La guerriglia nelle città. Il sostegno della popolazione e il rapporto con la ‘zona grigia’. La collaborazione con gli Alleati e la guerra civile con gli italiani in camicia nera. A 75 anni dalla Liberazione, finalmente una ricostruzione con l’ambizione di proporre uno sguardo complessivo su fatti, momenti e protagonisti che hanno cambiato per sempre il nostro Paese.

 

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Carlo Greppi

25 aprile 1945

Carlo Greppi ricostruisce il giorno della liberazione senza arretrare di un millimetro dal metodo ma utilizzando una struttura nella quale la verità storica risulta quasi maieuticamente estratta dalla narrazione dei luoghi, dei fatti, delle connessioni.
Marco Bracconi, “Robinson – la Repubblica”

 

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Mimmo Franzinelli

Il fascismo è finito il 25 aprile 1945

Il fascismo è finito con la morte di Mussolini. I fascisti non esistono più o sono irrilevanti. L’Italia ha rotto per sempre con quel passato. Siamo sicuri che sia così? E allora come spieghiamo le molte continuità tra il regime e la Repubblica? Le bombe, i pellegrinaggi a Predappio e le continue violenze? È giunto il momento di smontare uno dei luoghi comuni più duraturo della storia repubblicana, ovvero quello secondo il quale il fascismo è morto e sepolto da fine aprile 1945.

 

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Chiara Colombini

Anche i partigiani però…

Avventurieri e ladri di polli. Protagonisti di una guerra inutile. Vigliacchi che colpiscono i nemici a tradimento. Terroristi. L’elenco dei luoghi comuni e delle falsificazioni sulla Resistenza è lunghissimo e continua a rafforzarsi a dispetto di ogni prova contraria. Perché?

 

 

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Piero Calamandrei

Uomini e città della Resistenza

Uomini e città della Resistenza, pubblicato una prima volta nel 1955, ha il merito di individuare una fra le dimensioni fondamentali della Resistenza: la sua natura tellurica, il legame dei partigiani con una specifica terra, con un preciso paesaggio.

 

 

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Marcello Flores – Giovanni Gozzini

Perché il fascismo è nato in Italia

Il fascismo è da sempre al centro dell’attenzione degli storici, che ne hanno studiato tutte le caratteristiche e le articolazioni. A un secolo dalla marcia su Roma, però, una domanda continua ad appassionare e dividere gli studiosi: perché il fascismo è nato proprio in Italia?

 

 

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Mussolini racconta Mussolini

a cura di Mimmo Franzinelli

Esistono molte biografie di Benito Mussolini ma mai nessuno aveva pensato di lasciare la parola al duce stesso, al racconto che della sua vita troviamo in pagine autobiografiche, tra cui molte inedite o dimenticate. Scopriamo così cosa pensava Mussolini della propria vita, come la raccontava agli altri, e come modificò questa autorappresentazione nel corso della sua esistenza.

 

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Emilio Gentile

Storia del fascismo

Un movimento antipartito che divenne partito milizia, che divenne regime totalitario in una monarchia, che divenne Stato imperiale e razzista, che divenne alleato di guerra e sconfitto in guerra, che risorse come repubblica subalterna e alla fine fu distrutto, diventando storia del passato: questo, e molto altro, fu il fascismo, la cui storia viene raccontata in questo libro dal più originale dei suoi storici.

 

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Nicola Labanca

Prigionieri, internati, resistenti
Memorie dell’“altra Resistenza”

Gli Internati militari italiani (Imi) hanno sempre fatto fatica a trovare un riconoscimento nella memoria della guerra e della Resistenza e in questi ultimi anni sono diventati un oggetto di contesa politica. Il loro ‘No’ al fascismo di Salò è stato depotenziato di ogni valore morale e politico. Sono tornati a essere dei prigionieri e non dei ‘resistenti senz’armi’. Un esempio di ‘battaglia sulla memoria’ nella quale la Resistenza rischia di essere di nuovo accantonata.

 

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Carlo Greppi

Il buon tedesco

Il capitano Jacobs è un buon soldato, rispettoso delle gerarchie, onesto. Improvvisamente nel 1944, assieme al suo attendente, decide di passare, armi in pugno, dalla parte dei partigiani. Sceglie di combattere contro i propri camerati. Perché lo fa? Inseguendo la parabola di quest’uomo viene alla luce una grande storia dimenticata: furono centinaia i tedeschi e gli austriaci a percorrere lo stesso cammino. Un piccolo esercito senza patria e bandiera, una pagina unica nella storia d’Italia.

 

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Mimmo Franzinelli

Storia della Repubblica Sociale Italiana 1943-1945

Tra il 1943 e il 1945 l’Italia conosce la sua ora più buia: il Paese diviso in due; la guerra tra le truppe alleate e gli occupanti nazisti; lo scontro tra la Resistenza e i tedeschi supportati dai fascisti. È l’estrema stagione politica di Benito Mussolini, la pagina più sanguinosa e dolorosa del Novecento italiano.

 

 

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Emilio Gentile

25 luglio 1943

Emilio Gentile, uno dei più autorevoli allievi di Renzo De Felice, mette in dubbio – sulla base di un’accurata esegesi delle testimonianze di tutti gli altri partecipanti alla seduta del Gran Consiglio e di documenti inediti provenienti dalle carte di Federzoni – le ricostruzioni di Grandi e dello stesso Mussolini su cosa avvenne il 25 luglio 1943.
Paolo Mieli, “Corriere della Sera”

 

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Carlo Greppi
L’antifascismo non serve più a niente
Immaginate un paese in cui si ripete costantemente «che c’entriamo noi col fascismo?» e «ma poi, anche se fosse, tanto non era una dittatura, anzi ha fatto pure qualche cosa di buono». Immaginate un paese dove il crollo del fascismo viene chiamato anche ‘morte della patria’, dove la Resistenza diventa un’eredità scomoda da nascondere quanto prima nella soffitta della memoria. Ecco, ora immaginate di mettere alla prova dei fatti queste parole che sono diventate quasi senso comune.

 

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Filippo Focardi
Il cattivo tedesco e il bravo italiano
La rimozione delle colpe della seconda guerra mondiale

‘Il cattivo tedesco e il bravo italiano’ è uno stereotipo da rivedere che ha consentito di evitare molti conti con la nostra cattiva coscienza. Corrado Augias, “la Repubblica”

La Storia nell’Arte

 

Lezioni di Storia

Editori Laterza

LA STORIA NELL’ARTE

Lione, Istituto Italiano di Cultura
Archives municipales de Lyon – 1, place des Archives

 

Troppo spesso, presi esclusivamente dal valore estetico delle opere d’arte, trascuriamo il fatto che queste sono state create per raccontare un evento, un clima, un’atmosfera. In questo senso risultano essere, evidentemente, una fonte storica fondamentale.

Col titolo “La Storia nell’Arte” Laterza propone un ciclo che vede protagonisti quattro tra i migliori storici italiani, tutti in grado di presentare al meglio, sia sotto il profilo scientifico che sotto quello della capacità espressiva e della divulgazione, argomenti di grande fascino e suggestione.

Le lezioni saranno italiano con traduzione consecutiva in francese.
Ingresso libero con prenotazione obbligatoria sul sito iiclione.esteri.it

 

Programma

16 aprile, ore 18.30
MARIA GIUSEPPINA MUZZARELLI
ADAMO, EVA E LA ‘SERPENTA’
(a partire da un particolare della Cappella Sistina di Michelangelo)

La ‘serpenta’ è un’invenzione iconografica risalente alla fine del XII secolo. Compare nella rappresentazione del passo della Genesi relativo alla caduta nel peccato di Eva, di Adamo e dell’umanità intera. Alla cedevolezza di Eva risale un intenso e secolare programma di controllo delle donne. La raffigurazione del serpente con volto e corpo di donna per enfatizzarne la perfidia raddoppia la responsabilità del genere femminile nella caduta del peccato originale, ma soprattutto si insedia stabilmente, quasi senza essere notata; questa la grande forza e la vera insidia della ‘serpenta’.

 

21 maggio, ore 18.30
MAURIZIO VIROLI
IL BUONO E IL CATTIVO GOVERNO
(a partire dal ciclo pittorico della Sala dei Nove di Ambrogio Lorenzetti)

L’insegnamento morale presentato ai senesi nel 1339 è uno dei primi messaggi di propaganda politica in un’opera medievale: quando i magistrati e i cittadini non si prendono cura del bene comune e cercano soltanto il bene personale la città cade sotto il potere del tiranno che schiaccia la giustizia e domina i sudditi con crudeltà. Le conseguenze non sono soltanto la paura e la violenza che colpisce i deboli, ma anche la povertà e il degrado. La malinconia e la tristezza dei cittadini oppressi dalla tirannide contrastano con la letizia che anima chi vive all’ombra del buongoverno repubblicano.

 

17 settembre, ore 18.30
LAURA PEPE
AL CORPO DEGLI DEI E DEGLI EROI
(a partire dal “Cronide di Capo Artemisio”)

Come interpretare la corporeità delle divinità greche? Sono superuomini perfetti, bellissimi. Agli esseri umani somigliano d’altra parte in tutto e per tutto nella fisicità: hanno occhi, orecchie, nervi, cuore, organi interni e possono procreare. Dagli uomini li differenzia l’immortalità e il fatto che sono dotati di poteri straordinari o c’è dell’altro? Gli eroi di Omero, per parte loro, non hanno anima; possiedono soltanto il corpo. Ma cosa rende ‘eroico’ un corpo? E perché il corpo dell’eroe caduto è un trofeo? Infine: che cosa accade al corpo dell’eroe dopo la morte.

 

8 ottobre, ore 18.30
ALBERTO MARIO BANTI                          
LA BORGHESIA IN MOSTRA
(a partire da “Il balcone” di Edouard Manet)

1868: la stagione mite permette di affacciarsi al balcone, ma un velo di tristezza avvolge l’uomo e le donne. Le tre persone sono assorte, distanti, perse nei loro pensieri… Sono anche vestite in modo molto diverso: bianchi abiti vaporosi, crinoline e guanti connotano l’abbigliamento delle due giovani; lui, invece, indossa un abito nero, con la camicia bianca che serve a far risaltare la cravatta. Ciò che il linguaggio della moda ci dice, a chiare lettere, è che ognuno segue differenti strategie dell’apparire. Perché? Cosa significa questa diversità?

 

 

 

La forza delle idee

 

È disponibile il nuovo podcast Original RaiPlay Sound La forza delle idee, ideato e prodotto per la piattaforma Rai da Editori Laterza e tratto dalle celebri “Lezioni di Storia” – un evento culturale e un marchio conosciuti in tutta Italia, approdati con successo anche nel mondo dei podcast.

Questo nuovo ciclo propone un viaggio affascinante in nove lezioni tra epoche e aree geografiche diversissime: dall’Antica Grecia agli Stati Uniti, dall’India di Madre Teresa di Calcutta all’Italia della Resistenza fino alla Palestina di Gesù. Ogni lezione va alla scoperta di un’idea: giustizia, povertà, fratellanza, libertà, amore, speranza, ma anche il concetto delle razze umane, l’idea dell’evoluzione e l’Occidente. Ad ogni idea è associato un personaggio e una storia che le renderanno concrete e vive.

I nove storici che guideranno questo racconto sono come sempre studiosi rigorosi, ma anche divulgatori eccezionali: Laura Pepe, Corrado Augias, Stefano Mancuso, Alessandro Vanoli, Guido Barbujani, Chiara Colombini, Valeria Palumbo, Alessandro Barbero e Alessandro Portelli.

 

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FIE 25 | Le nuove generazioni del mondo

Le nuove generazioni del mondo

Torino, 30 maggio – 2 giugno 2025

IV edizione del Festival Internazionale dell’Economia

www.festivalinternazionaledelleconomia.com

 

“Le nuove generazioni del mondo” è il titolo della quarta edizione del Festival Internazionale dell’Economia a cura di Editori Laterza, Collegio Carlo Alberto (CCA) – Torino Local Committee (TOLC), con la direzione scientifica di Tito Boeri, che si terrà dal 30 maggio al 2 giugno 2025 a Torino. Dopo il successo delle prime tre edizioni, il Festival riafferma l’esigenza di mantenere uno sguardo aperto alla complessità, alla pluralità, all’approccio scientifico. Questa edizione è dedicata alle nuove generazioni, colte in un momento di forte disagio che riguarda diversi ambiti: lavoro, istruzione, salute mentale e vita sociale. Gli avvenimenti degli ultimi anni hanno lasciato cicatrici profonde, e sempre più evidenti, in un’intera generazione. Allo stesso tempo, questi cambiamenti così rapidi e complessi creano anche nuove possibilità di crescita. Dobbiamo fare in modo che i giovani abbiano gli strumenti necessari per coglierle. Per approfondire le dinamiche che determinano questa situazione ed esplorare insieme possibili prospettive, il Festival Internazionale dell’Economia si apre al dialogo con il grande pubblico su questi temi, coinvolgendo istituzioni, università, imprese, mondo dell’informazione attraverso un palinsesto di oltre 100 appuntamenti, articolato in diversi formati di approfondimento: “Le parole chiave”, “Dialoghi”, “Visioni”, “Incontri con l’autore”, “Confronti” e “Intersezioni”. Un focus specifico sarà dedicato all’emergenza demografica e alle sue implicazioni sistemiche, ai mutamenti nell’organizzazione famigliare, alle trasformazioni del mercato del lavoro e al crescente disagio giovanile, affrontati con un approccio multidisciplinare. Contribuiranno alla discussione, tra gli altri, economisti, sociologi, statistici, demografi, scrittori e psicologi.

Inaugureranno il Festival gli interventi di Daron Acemoglu, Premio Nobel per l’economia 2024, e Christopher Pissarides, Premio Nobel 2010 per l’economia, moderati da Tito Boeri. Tra gli ospiti Interverranno inoltre alcuni tra i più autorevoli economisti su scala internazionale, come Michael Spence, Premio Nobel per l’economia 2001 per i suoi contributi all’indagine sui mercati con informazione asimmetrica, Paul Krugman, Premio Nobel per l’economia 2008 per le sue analisi sui modelli di commercio e di geografia economica e James Heckman, Premio Nobel per l’economia 2000, noto fra l’altro per gli studi sugli investimenti nella prima infanzia che dimostrano quanto gli interventi precoci per i bambini svantaggiati producano maggiori benefici economici e sociali nel lungo periodo. Tra i protagonisti di questa edizione lo psicanalista Massimo Recalcati e lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini, esperto di adolescenza e del rapporto genitori-figli. Con loro si approfondiranno le radici del disagio e della sfiducia che colpiscono le nuove generazioni. Quanto queste fragilità abbiano conseguenze sui modi di intendere, e desiderare, la genitorialità sarà approfondito da Alessandra Minello, demografa all’Università di Padova. “Adolescenti. Che cosa temono, che cosa sognano” sarà il tema dell’intervento di Chiara Saraceno, filosofa e sociologa. La scrittrice Ginevra Lamberti e Francesca Coin, sociologa con interessi di ricerca legati a lavoro e disuguaglianze sociali, dialogheranno sulla disaffezione al lavoro e sulla mancanza di senso che molti tra i più giovani lamentano rispetto alle loro occupazioni.

Un tema, quello del mercato del lavoro, anch’esso centrale e che verrà affrontato da molteplici prospettive. Matthew O. Jackson, economista statunitense e professore a Stanford, esperto di relazioni sociali ed economiche oltre che di teoria dei giochi, tratterà della relazione tra reti sociali personali e prospettive lavorative. Su quanto l’accesso al mercato del lavoro sia strutturalmente ridotto per le donne della Gen Z interverrà l’economista Rachel Ngai, London School of Economics. Il tema dei NEET (Not in Employment, Education and Training), i giovani ai margini del mercato del lavoro e dei percorsi formativi, verrà approfondito da Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia all’Università Cattolica di Milano. Di politiche pubbliche in relazione alle diseguaglianze parlerà anche Gianluca Violante, professore di Macroeconomia e di Economia del lavoro a Princeton, mostrando come la mobilità sociale intergenerazionale rappresenti un fondamentale indice di equità e dinamicità di una società. Sarà poi presente la giornalista Sarah Gainsforth, esperta di disuguaglianze abitative, che dialogherà con Emily Sinnott, economista britannica a capo della Divisione Politiche e Strategie nel Dipartimento di Economia della Banca Europea per gli Investimenti (EIB). In stretta connessione con lo stato attuale delle giovani generazioni e delle loro prospettive, anche la formazione e la ricerca saranno due ambiti di importante riflessione per il Festival. Johan Rockoff, economista dell’istruzione e docente di Economia e Finanza alla Columbia Graduate School of Business, in un incontro dal titolo “Quanto vale un buon insegnante?”. illustrerà quali benefici sociali derivino dagli investimenti nell’istruzione e quali politiche riescano ad accrescere la qualità dei docenti. Di università si occuperà anche l’economista dell’istruzione Miguel Urquiola, professore di Economia e Affari Internazionali alla Columbia University, che analizzerà i fattori che hanno condotto le università statunitensi al ruolo di leader mondiale nella ricerca e quali rischi corrono oggi con il prospettato taglio dei contributi pubblici. Contribuirà al dibattito sul tema della formazione anche Caroline Hoxby, economista che si occupa di educazione e di finanza pubblica.

Molti anche gli incontri dedicati all’innovazione, a progetti e idee per un futuro davvero a favore delle nuove generazioni. Philippe Aghion, studioso di teoria della crescita economica e dell’innovazione, sarà protagonista di un incontro dal titolo “Verso una crescita verde” sul ruolo giocato dallo sviluppo tecnologico e dalla ricerca nella transizione verde e su quali misure possano sostenerla. Di crescita e di decrescita parlerà lo statistico Massimo Livi Bacci, che interverrà sulle possibili conseguenze della crescita della popolazione globale che si profila all’orizzonte, e Chad Jones, professore di Economia a Harvard, che discuterà di come possa essere governato il calo demografico in atto nelle nostre società e dei suoi effetti economici e occupazionali. Su questo interverrà anche Luciano Canova, economista e divulgatore scientifico. Di imprenditoria innovativa si parlerà con Alberto Dalmasso, tra i fondatori di Satispay, mentre di passaggi generazionali nelle imprese di famiglia ne discuteremo con l’imprenditore Marco Boglione, tra i protagonisti dei “Dialoghi della Stampa”, programma di incontri organizzato in collaborazione con il quotidiano La Stampa, che ospiterà tra gli altri la scrittrice Viola Ardone. Al valore della diversità e alle ricadute economiche e sociali dell’inclusione sarà dedicato l’incontro dal titolo “La diversità è fonte di progresso economico?” con protagonista Joel Mokyr, economista e storico dell’economia con cattedra alla Northwestern University. Stefano Allievi, sociologo esperto di migrazioni e della presenza dell’Islam in Europa, interverrà sulle seconde generazioni e sul loro rapporto con le società in cui vivono. Una tematica, quest’ultima, che verrà ripresa nell’incontro “Pecore nere? Le seconde generazioni in Italia” con la scrittrice Igiaba Scego, l’attore e sceneggiatore Phaim Bhuiyan, la velocista Zaynab Dosso e Tommaso Frattini, professore di Economia a Milano e studioso degli effetti economici dell’immigrazione.

Non mancherà inoltre uno sguardo all’attualità politica con incontri dedicati alle questioni internazionali, tra i quali “Cosa significa per il mondo l’anti-globalismo di Trump?” con Harold James, economista britannico e professore di Storia e Affari Internazionali a Princeton. In programma Martin Wolf, firma del Financial Times, e Nona Mikhelidze, analista ed esperta di relazioni internazionali, che si confronterà con lo scrittore Paolo Giordano sulla condizione dei giovani nelle zone di guerra. Tra gli altri interventi, lo storico Lorenzo Kamel, il sondaggista Nando Pagnoncelli, il sociologo Ilvo Diamanti ed Ernesto Maria Ruffini, fino al dicembre scorso direttore dell’Agenzia delle Entrate, che sarà protagonista dell’incontro dal titolo “Più uno. La politica al plurale”.

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Tutti gli eventi del Festival sono a ingresso gratuito, e aperti al pubblico con accesso libero fino a esaurimento posti. Per alcuni appuntamenti potrebbe essere richiesta la prenotazione. Per rimanere aggiornati: www.festivalinternazionaledelleconomia.com

Il Festival Internazionale dell’Economia è a cura di Editori Laterza, Collegio Carlo Alberto (CCA) – Torino Local Committee (TOLC), con la direzione scientifica di Tito Boeri. La manifestazione è promossa dal TOLC, che riunisce Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Camera di Commercio di Torino, Unioncamere Piemonte, Unione Industriali Torino e Legacoop, coordinati dalla Fondazione Collegio Carlo Alberto.

 

 

La première guerre « mondiale »

Michel André on The Great Peloponnesian War, by Luciano Canfora

Témoin de ce conflit qui ravagea la Grèce pendant près d’un demi-siècle, Thucydide avait raison d’y voir une guerre « mondiale », en ce qu’elle impliquait « la plus grande partie de l’humanité » du monde connu, écrit l’historien italien Luciano Canfora.

Les guerres de grande ampleur n’ont pas manqué dans l’Antiquité : guerres médiques entre la Grèce et la Perse au début du Ve siècle av. J.-C., campagnes de conquête d’Alexandre le Grand au IVe siècle, guerres puniques opposant Rome et Carthage aux IIIet IIe siècles, guerre des Gaules de Jules César au Ier siècle avant notre ère. De toutes, celle qui a le plus marqué les esprits est la guerre du Péloponnèse qui, durant la seconde moitié du Vsiècle, mit aux prises les deux villes d’Athènes (une cité démocratique) et de Sparte (sous régime oligarchique) ainsi que les coalitions bâties autour d’elles. Les historiens n’ont cessé de se pencher sur elle, on l’enseigne dans les écoles militaires, les spécialistes de géopolitique l’utilisent volontiers comme grille de lecture des relations internationales, par exemple des rapports des États-Unis et de la Chine.

L’attention particulière dont bénéficie ce conflit s’explique par plusieurs raisons. Son bilan matériel fut considérable et elle décima la population de plusieurs des villes engagées dans les combats, à commencer par Athènes, dont les élites payèrent un lourd tribut. Cet affrontement marque par ailleurs la fin, sinon de l’âge d’or de la civilisation grecque classique, qui se poursuivit au IVe siècle (les œuvres des philosophes Platon et Aristote sont postérieures à sa conclusion), à tout le moins de la domination politique et artistique d’Athènes, marquée par la construction du Parthénon et les grandes tragédies d’Eschyle, Sophocle et Euripide. Enfin et surtout, l’histoire de la guerre du Péloponnèse nous a été racontée en détail par celui que l’on considère, davantage encore que son prédécesseur immédiat, Hérodote, comme le premier historien au sens moderne du terme, Thucydide, qui en fait un récit à la fois factuellement précis et accompagné d’explications. Bien qu’ayant lui-même participé à la guerre (il était un des « stratèges », c’est-à-dire un des généraux de l’armée athénienne), il présente de son déroulement une vision équilibrée et aussi objective que possible. Les seuls éléments de fiction qui apparaissent dans son texte sont les discours qu’il met dans la bouche de certains acteurs, dont la fameuse oraison funèbre prononcée par le grand homme d’État Périclès, le plus célèbre morceau d’éloquence de ce genre avec le discours de Gettysburg d’Abraham Lincoln : faire énoncer sous cette forme les points de vue des différents protagonistes était alors un procédé rhétorique courant. Interrompu par sa mort, vraisemblablement autour de 396, son récit s’arrête en 411, quelques années avant la fin de la guerre. Les dernières années de celle-ci seront narrées par Xénophon dans les Helléniques.

Les historiens distinguent traditionnellement trois grande phases dans la guerre du Péloponnèse. La première démarre avec une série d’incursions des troupes de Sparte dans l’Attique, la partie continentale de la Grèce, où se situe Athènes. À l’issue des guerres médiques qu’ils avaient remportées contre les Perses grâce à leur victoire lors de la bataille terrestre de Marathon et celle, navale, de Salamine, les Athéniens avaient constitué avec plusieurs autres cités une ligue défensive, dite de Délos, qui se transforma rapidement en un empire de caractère colonial : en échange de sa protection, Athènes exigeait des villes qui lui étaient associées un lourd tribut, tout en leur interdisant de construire une flotte. Effrayés par les vues qu’avaient apparemment les Athéniens sur le Péloponnèse, la grande presqu’île où se situe Sparte, les Spartiates lancèrent des attaques préventives qui les conduisirent jusqu’à proximité d’Athènes. Dans un premier temps, celle-ci mit en œuvre une stratégie défensive en laissant les citoyens de l’Attique se réfugier derrière les hauts murs qui protégeaient la ville et l’accès à son port, le Pirée. Une épidémie de « peste » de nature inconnue (le typhus ou une autre maladie transmissible) frappa toutefois durement la population, emportant notamment Périclès. À l’initiative de son successeur Cléon, et sous la direction d’un autre général, Démosthène (sans rapport avec le célèbre orateur du siècle suivant), les Athéniens lancèrent à leur tour des offensives dans le Péloponnèse.

Une trêve de six ans marque le début de la deuxième phase, qui vit toutefois éclater une série de guerres par procuration entre les villes de la ligue de Délos et celles du Péloponnèse, emmenées par Sparte. Une bataille de grande ampleur entre les troupes des deux villes et leurs alliés permit à Sparte de reprendre le contrôle du Péloponnèse. En 415, Athènes s’engageait dans une expédition en Sicile dont l’objectif affiché était de défendre une de ses villes amies contre une attaque de la cité de Syracuse, alliée de Sparte. L’opération finit en désastre. Les Athéniens perdirent toute leur flotte et leurs troupes furent massacrées ou capturées par les soldats de Syracuse et ceux de Sparte. La troisième phase se caractérise par l’entrée en jeu de la Perse, qui aida Sparte, jusqu’alors puissance terrestre face à la puissance maritime d’Athènes, à s’équiper d’une flotte de guerre. La défaite d’Athènes face à l’escadre des navires spartiates commandée par le très habile général Lysandre précipita sa défaite et sa capitulation. Dans les années qui suivirent, un empire spartiate se substitua à l’empire athénien. Un régime oligarchique aux ordres de Sparte fut installé à Athènes, bientôt ravagée par une guerre civile conduisant à la restauration de la démocratie. Athènes récupéra son pouvoir dans les décennies suivantes avant que Philippe II et son fils Alexandre le Grand n’unifient l’ensemble du territoire grec au sein d’un nouvel empire. Ce ne sont là que les grandes lignes : ces trente années de la guerre furent émaillées de conflits locaux et intermittents, de luttes intestines entre factions soutenues par les deux belligérants, de retournements d’alliance et de loyauté : un des plus brillants généraux athéniens, Alcibiade, craignant pour sa vie parce qu’il était accusé de sacrilège, se mit un temps au service de Sparte, puis des Perses, avant d’être rappelé par Athènes.

Thucydide énonce avec beaucoup de clarté, de précision et d’intelligence des questions que nous nous posons encore aujourd’hui au sujet de la guerre du Péloponnèse et de la guerre en général. Son texte et les événements qu’il décrit et analyse sont donc un sujet d’étude classique. Parmi ceux qui s’y sont récemment intéressés figurent notamment des historiens américains de sensibilité conservatrice. Dans une somme en quatre volumes qui fait autorité, Donald Kagan reconstitue l’enchaînement des épisodes en montrant de quelle manière ils mettent en lumière des constantes de la nature humaine : la lutte féroce pour le pouvoir et la manière dont, pour reprendre les termes de Thucydide, les hommes se font la guerre « par peur, pour l’honneur et par intérêt ». Spécialiste de l’histoire militaire, Victor Davis Hanson consacre de longues pages à l’armement et à l’équipement des hoplites et aux techniques de combat des phalanges, formations compactes de fantassins qui demeureront très lourdes jusqu’à leur modernisation par Alexandre le Grand, ainsi qu’à la manœuvre des trières de guerre à plusieurs rangs de rameurs, la composition de leurs équipages et leurs divers usages, du transport de troupes à l’éperonnage des vaisseaux ennemis.

Le livre de Luciano Canfora sur la guerre du Péloponnèse est d’une autre nature. Bien qu’il suive en gros l’ordre chronologique, il ne se veut pas un récit complet des événements mais présente, à propos d’une sélection d’épisodes, une série de réflexions sur leur signification profonde. Philologue autant qu’historien, et classiciste aguerri naviguant dans l’histoire grecque et romaine avec une grande aisance, Canfora multiplie les observations judicieuses au sujet du texte de Thucydide et d’autres auteurs postérieurs qui ont traité du conflit. « Communiste sans parti » depuis la dissolution du parti communiste italien, il a conservé de sa formation marxiste une propension à privilégier, dans l’explication historique, les facteurs économiques et matériels, le rôle des idéologies et les causes structurelles, à l’intérieur de cadres de référence larges, dans le temps comme dans l’espace.

Ceci le conduit à proposer des dates de début et de fin de la guerre différentes de celles traditionnellement retenues. Pour lui, le conflit commence, non, comme on le dit le plus souvent, avec l’invasion de l’Attique par les troupes de Sparte en 431 av. J.-C., mais en 447, au moment où se constitue, en opposition à Athènes, la ligue béotienne associant Thèbes et Sparte. On pourrait même la faire débuter, suggère-t-il, en 478, au moment où Athènes crée la ligue de Délos et où sont érigées ses murailles. Elle ne se termine par ailleurs pas en 404, avec la destruction de ces mêmes murailles, mais en 394, lorsque celles-ci sont reconstruites, voire en 378 avec la création, par Athènes, d’une nouvelle ligue. À ses yeux, la guerre du Péloponnèse doit être comprise, au-delà de la rivalité entre Athènes et Sparte, comme le produit de la lutte pour le contrôle de la Méditerranée entre l’empire athénien et l’empire perse. À l’origine de la guerre, il y a l’impérialisme de la « thalassocratie athénienne », et en ce sens la guerre menée par Sparte est une guerre défensive. Canfora reprend à son compte la comparaison avec d’autres puissances maritimes comme l’empire anglais au XIXsiècle ou les États-Unis au XXainsi que la comparaison souvent faite avec la Première Guerre mondiale, dans laquelle leur rivalité a entraîné les grands empires européens. Thucydide a raison, dit-il, de présenter ce conflit comme une guerre « mondiale » impliquant « la plus grande partie de l’humanité », le monde connu couvrant alors l’Europe occidentale, le bassin méditerranéen et le Moyen-Orient : au-delà de Syracuse, Alcibiade entendait prendre le contrôle de l’ensemble de la Sicile et même de Carthage. Et, durant cette période, tant Athènes que la Perse sont intervenues en Égypte, grenier à blé de toute la Méditerranée et objet de toutes les convoitises.

Canfora insiste par ailleurs sur le rôle important joué par la propagande dans la conduite de la guerre. Athènes affirmait apporter la démocratie aux villes qu’elle plaçait sous son autorité et sa protection, et Sparte prétendait lutter pour libérer ces mêmes villes de la tyrannie athénienne. Dans un cas comme dans l’autre, la rhétorique employée n’était pas seulement un instrument d’autojustification mais une arme utilisée pour convaincre les alliés potentiels. En matière philologique, Luciano Canfora défend des thèses qui s’écartent du consensus. Il est généralement admis que Thucydide, puni pour n’avoir pas réussi à empêcher la prise d’Amphipolis par Sparte, a écrit une partie importante de son histoire de la guerre du Péloponnèse en exil, sur la base de récits de témoins. Canfora suggère que sa fortune (il était un riche aristocrate) lui a permis de les payer pour leur contribution. Mais surtout, il soutient qu’il n’a pas été exilé et a été le témoin oculaire direct de beaucoup des faits qu’il rapporte. Il affirme également qu’une partie de son texte a été mise en forme par Xénophon.

Dans l’ensemble, Luciano Canfora crédite Thucydide d’avoir parfaitement saisi à quel point les trente ans de combats interrompus de trêves qu’il raconte constituaient un événement historique unique. Il le félicite d’avoir réussi à identifier, sous-jacentes aux causes occasionnelles, les causes profondes de la guerre. Il le loue pour sa rigueur, son sens politique et son réalisme, qualités qui lui sont universellement reconnues : Nietzsche recommandait de le lire, à côté de Machiavel, pour cette raison.

L’application des analyses de Thucydide à d’autres épisodes historiques ou à la compréhension de la situation internationale actuelle peut se révéler extrêmement éclairante mais conduit parfois aussi à des simplifications basées sur d’évidents anachronismes, des inférences abusives et des rapprochements hâtifs. C’est le cas de toutes les comparaisons historiques. Les enseignements qu’historiens, spécialistes des relations internationales et responsables politiques tirent de son histoire de la guerre du Péloponnèse varient selon leur tempérament et leur idéologie. C’est le cas de toutes les œuvres de l’esprit d’une grande richesse, qui sont une inépuisable source d’inspiration. On continuera longtemps à lire Thucydide.

Vicenza Storia Festival

 

VICENZA STORIA FESTIVAL
Oriente Occidente

Dall’11 al 13 aprile 2025 otto Lezioni di Storia al Teatro Olimpico di Vicenza

 

Al via dall’11 al 13 aprile 2025, nella suggestiva cornice del Teatro Olimpico di Vicenza, la prima edizione del Vicenza Storia Festival. In programma otto appuntamenti con alcuni tra i più autorevoli storici italiani.

Oriente Occidente il tema intorno al quale graviteranno le Lezioni: le culture di matrice orientale e quelle di matrice occidentale si confrontano infatti da sempre e, pur tra scontri e resistenze di ogni tipo, ognuna ha contribuito allo sviluppo dell’altra in modo importante. Dietro battaglie e conquiste ci sono contaminazioni e influenze che hanno creato reciproci debiti e crediti, spesso positivi per il progresso intellettuale del mondo. Ce ne parlano il rapporto conflittuale dei Greci coi Persiani, dei Romani con i loro tanti ‘orienti’ e coi barbari, delle culture di matrice latina nei confronti dell’invasione araba. Ma ce ne parlano anche, più recentemente, la fascinazione che sul nostro modo di pensare continuano ad esercitare dopo venticinque secoli le grandi religioni orientali, e influenze più leggere come quelle collegate alla moda.

Sarà Alessandro Barbero ad aprire la prima giornata del Festival, venerdì 11 aprile alle 18.30, con un indimenticabile viaggio “ai confini dell’Europa”, da Adrianopoli a Poitiers. Appuntamento poi alle 21.00 con Alessandro Vanoli: l’invenzione dell’Occidente di cui narrerà è la storia di come una direzione divenne poco alla volta uno spazio pensabile.

Sabato 12 aprile, a partire dalle 18.30, sarà la letteratura – nelle parole di Laura Pepe – il filo rosso da seguire alla scoperta dei confini del mondo secondo i Greci, a partire naturalmente dall’Odissea. Vito Mancuso ricostruirà poi, alle 21.00, come il pensiero di Socrate, Buddha, Confucio e Gesù riesca a tracciare ancora – dopo venti, venticinque secoli – la strada utile a percorrere i sentieri della nostra esistenza.

L’incontro delle 10.30 di domenica 13 aprile riporterà indietro a un viaggio di Cleopatra a Roma, nel racconto di Francesca Cenerini: una stagione che avrà enorme incidenza sulla cultura e sui gusti dei romani. Un vero salto avanti nel tempo poi con Simona Colarizi: la sua lezione, alle 12.30, sarà occasione per ricostruire le conseguenze di quella settimana del 1945 in cui a Yalta i leader delle tre potenze vincitrici decisero il nuovo assetto da dare al mondo. Alle 14.30 un tuffo tra seta e perle, quelle che riempivano scintillanti le pagine di Marco Polo: Maria Giuseppina Muzzarelli condurrà il pubblico nella costruzione di uno stile e di un immaginario, dal Milione a Prada. A chiudere le tre giornate del Festival, alle 16.30, la lezione di Luciano Canfora: dalle guerre persiane all’odierna autoesaltazione, è tempo di destrutturare il mito – un autoinganno – che esista un ‘Occidente’ in opposizione al resto del mondo.

L’evento è ideato e progettato dagli Editori Laterza, organizzato da Athesis in collaborazione con Città di Vicenza e Fondazione di Storia.
Numerosi e importanti i partner: Vicenza Storia Festival vede come Platinum Partner Enel, Main Partner Banca delle Terre Venete Credito Cooperativo e Zeta Farmaceutici Group, Event Supporter Vitevis Cantine. Digital Partner Zeep!

 

INFO BIGLIETTERIA

Biglietti con posti numerati in vendita a partire dal 10 marzo: dal 10 al 24 marzo la vendita sarà riservata ai soli abbonamenti; dal 25 marzo partirà la vendita dei biglietti per le singole lezioni.
Vendita online sul sito www.boxol.it, infoline 045 8011154 (Lun-Ven 9:30-12:30 / 15:30-19:00. Sab 9:30-12:30).
Abbonamento: 70 euro + 2 euro di prevendita; ridotto under 25: 40 euro + 2 euro di prevendita; biglietto singolo: 10 euro +1.5 euro di prevendita; ridotto under 25: 6 euro +1.5 euro di prevendita.

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Tutti gli eventi si potranno seguire in streaming

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PROGRAMMA

 

Venerdì 11 aprile 2025

 

Ore 18.30
Alessandro Barbero
AI CONFINI DELL’EUROPA. DA ADRIANOPOLI A POITIERS

Nel 378, ad Adrianopoli, i Romani sperimentano sulla loro pelle i pericoli che possono venire da un Oriente semisconosciuto. Tre secoli e mezzo dopo, nel 732, a Poitiers viene fermata l’espansione araba. Un cronista scrive che è una vittoria degli “europei”: è la prima volta che questo termine viene usato per indicare gli abitanti della parte occidentale, cristiana e cattolica, del continente. Ai confini politici e geografici si aggiungono quelli basati sull’identità culturale.
Alessandro Barbero ha insegnato Storia medievale presso l’Università del Piemonte Orientale. Il suo ultimo libro è All’arme! All’arme! I priori fanno carne!, Roma, 2023.

 

Ore 21.00
Alessandro Vanoli
L’INVENZIONE DELL’OCCIDENTE

Nel 1494, soltanto due anni dopo la scoperta dell’America, a Tordesillas, veniva firmato un trattato tra Spagna e Portogallo che divideva il mondo in due parti. Da quel momento l’Occidente divenne qualcosa di sempre più pensabile. Quella che seguì è la storia di come una direzione divenne poco alla volta uno spazio pensabile. Una storia di navigatori e di geografi, ma anche e soprattutto di imperi e di possesso. E il punto di arrivo di questa storia siamo noi.
Alessandro Vanoli è storico e scrittore. Il suo ultimo libro è L’invenzione dell’occidente, Roma, 2024.

 

Sabato 12 aprile 2025

 

Ore 18.30
Laura Pepe
I CONFINI DEL MONDO SECONDO I GRECI

Se si fosse messo per mare e, con pazienza e fortuna, ne avesse percorso un lungo tratto, un uomo greco vissuto ai tempi di Omero sarebbe giunto ai confini di Oceano, in un luogo perennemente avvolto dalla nebbia e dalle nubi, mai riscaldato dai raggi del sole. Nel profondo Nord, forse, ma chissà: difficile, se non impossibile, individuare con precisione la geografia omerica. Attraverso il filo rosso della letteratura (a partire naturalmente dall’Odissea) un viaggio per scoprire i confini del mondo secondo i Greci.
Laura Pepe insegna Istituzioni di diritto romano e Diritto greco antico all’Università degli Studi di Milano. Il suo ultimo libro è Sparta, Roma, 2024.

 

Ore 21.00
Vito Mancuso
I QUATTRO MAESTRI TRA ORIENTE E OCCIDENTE: SOCRATE, BUDDHA, CONFUCIO E GES

Socrate, l’educatore. Buddha, il medico. Confucio, il politico. Gesù, il profeta. Nel pensiero di queste quattro figure – tutte collocabili tra il VI secolo a.C. e l’inizio dell’era cristiana – gli insegnamenti ancora validi e preziosi per noi, uomini e donne di oggi. Dopo 20, 25 secoli la loro parola conquista ancora miliardi di persone. Perché sono ancora loro a tracciare la strada utile a percorrere con maggiore consapevolezza gli impervi sentieri della nostra esistenza?
Vito Mancuso è teologo. Insegna al master di Meditazione e neuroscienze dell’Università di Udine. Il suo ultimo libro è Liberi di vivere, Trento, 2024.

 

Domenica 13 aprile 2025

 

Ore 10.30
Francesca Cenerini
CLEOPATRA: L’ORIENTE A ROMA

L’ultima regina della dinastia tolemaica giunge nell’Urbe per la prima volta e alloggia nella villa di Cesare. La storia di Roma di quegli anni s’interseca non solo con i destini dell’Egitto ma anche con le storie della Palestina, dell’Africa e dell’Asia. Inizia una stagione che avrà enorme incidenza sulla cultura e sui gusti dei romani. Lo scontro tra Antonio e Ottaviano, con una Cleopatra sempre protagonista, segnerà l’opposizione tra l’alterità dell’Oriente e l’identità più profonda di Roma.
Francesca Cenerini insegna Storia romana ed Epigrafia e Istituzioni romane all’Università di Bologna. Il suo ultimo libro è Messalina. Leggenda e storia di una donna pericolosa, Roma, 2024.

 

Ore 12.30
Simona Colarizi
YALTA 1945: I NUOVI CONFINI E L’ILLUSIONE DELLA PACE

Nello spazio di una settimana, dal 4 all’11 febbraio del 1945, a Yalta i tre leader delle potenze vincitrici Churchill, Roosevelt e Stalin decisero il nuovo assetto da dare al mondo alla fine del conflitto. I vincitori smembrarono gli Stati vinti e disegnarono nuovi confini a garanzia di una pace illusoria nel futuro. Ma quale prezzo pagarono i popoli anche quelli che avevano combattuto contri i nazisti invasori? Perché non solo la guerra, anche la pace ha dei costi. A volte altissimi.
Simona Colarizi è professoressa emerita di Storia contemporanea all’Università di Roma La Sapienza. Il suo ultimo libro è La Resistenza lunga. Storia dell’antifascismo 1919-1945, Roma, 2023.

 

Ore 14.30
Maria Giuseppina Muzzarelli
IL SOGNO D’ORIENTE NELLA MODA, DA MARCO POLO A PRADA

Tanta seta e perle nei racconti di Marco Polo: ciò alimenta una visione ideale dell’Oriente come già nel VI secolo avevano fatto i mosaici bizantini di Ravenna. La “moda alla di là” attrae e addomestica la paura del diverso. A fine ‘500, grazie alla stampa, Vecellio fissa e diffonde il modo di vestire ‘all’Orientale’, uno stile destinato a un crescente successo, nei secoli a seguire, anche grazie all’Haute Couture nata a metà ‘800 e fino alle recenti proposte di Dolce e Gabbana o di Prada.
Maria Giuseppina Muzzarelli è stata docente di Storia medievale e Storia della città e Storia del patrimonio culturale della moda all’Università di Bologna. Il suo ultimo libro è La señora. Vita e avventure di Gracia Nasi, Roma, 2024.

 

Ore 16.30
Luciano Canfora
IL FALSO MITO DELL’OCCIDENTE

Dalle guerre persiane all’odierna autoesaltazione, il mito che esista un ‘Occidente’ in opposizione a tutti gli altri (i Greci dicevano ai ‘barbari’), ha vigoreggiato come interpretazione manichea della storia umana. È tempo di destrutturare un autoinganno il cui armamentario mistificante va in crisi ogni volta che l’Occidente prende atto della realtà.
Luciano Canfora è professore emerito dell’Università di Bari. Il suo ultimo libro è La grande guerra del Peloponneso 447-394 a.C., Roma, 2024.

Le parole della storia, con Luciano Canfora

Le parole della storia è un ciclo di dodici incontri – curati e condotti dal professor Luciano Canfora – dedicati all’approfondimento di termini fondamentali per conoscere e comprendere la storia recente del nostro Paese.

Episodio 1: Risorgimento

 

Episodio 2: Fascismo

 

Episodio 3: Libertà

 

Episodio 4: Terrorismo

 

Episodio 5: Partito

 

Episodio 6: Europa

 

Episodio 7: Utopia

 

Episodio 8 : Occidente

 

Episodio 9 : Comunismo

 

Episodio 10: Democrazia

 

Episodio 11: Guerra

 

Episodio 12: Classico