Il ritorno a Utopia, un viaggio necessario
Questo libro intende riabilitare il concetto di utopia. Questultimo ha subìto nel linguaggio comune una serie di fraintendimenti e torsioni di senso che lo hanno reso sospetto e lo hanno circondato di unaura negativa. Vi sono tre modificazioni essenziali che hanno investito il concetto di utopia. La prima lo interpreta come lidea di un oggetto impossibile da ottenere. Ciò che è utopico, si dice, non può essere reale e, per quanto sia oggetto di unaspirazione potente e magari anche diffusa, deve essere considerato alla stregua di un ircocervo, di una creatura fantastica che non può esistere nella realtà perché vìola le fondamentali leggi della natura. In questo senso, chi si balocca con le utopie è un immaturo, oppure è soltanto un poeta di scarso valore, perché la poesia autentica, allopposto, è profondamente intrecciata con il reale. Lutopia così intesa è dunque anche opposta alla verità, perché ciò che non è possibile è contraddittorio e appartiene al regno del non essere e delle opinioni fallaci. Tacciare di utopia unidea, in questottica, equivale a dichiararla falsa e perniciosa, se non altro in quanto perdita di tempo.
La seconda accezione di significato attribuita allutopia la pensa piuttosto come irrealizzabile. Nellutopia si auspicano cose, come la giustizia e la felicità, che non sono intrinsecamente impossibili, ma non si daranno mai nella realtà umana per quella che è: lutopia è possibile, ed è anche buona, ma di fatto non si realizza mai. Si comprende la legittimità del desiderio e la si giustifica come aspirazione, ma si fa appello a un realismo disincantato che esclude tali speranze dalla storia. Questultima è una vicenda assurda, contorta, spesso sanguinosa e sistematicamente deludente, dalla quale non ci si può attendere alcuna utopia realizzata. Chi sogna questo non è necessariamente un irresponsabile ma è quanto meno un ingenuo, un idealista politico che andrà incontro a sonore smentite e che, infine, avrà gettato la sua vita in unimpresa tanto allettante quanto disperata. Contro lutopia, si invoca qui il «sano realismo» delle lotte di potere, della strategia e della tattica come dinamiche efficaci nella storia, in opposizione alle «idee astratte» di chi prova a immaginare per gli esseri umani un modo differente di stare in relazione fra loro.
Il terzo significato cui si riconduce lutopia la vede come un inganno. I pensatori utopici, si dice, sono in realtà dei dittatori mascherati, individui che hanno bisogno di ordinare a proprio uso e consumo una realtà nella quale si trovano a disagio. Lutopia è il prodotto di un pensiero che, per ribaltare i torti che rendono la società così ingiusta, finisce per immaginare una realtà ancora peggiore, quasi vendicativa, in cui pochi eletti posti al vertice costringono tutti gli altri ad adattarsi alle loro fantasie. Lutopia è un pericolo e una minaccia, un progetto di sovvertimento dellordine sociale allo scopo di instaurare un nuovo e inquietante regime, inevitabilmente totalitario e liberticida. Occorre coltivare una sana diffidenza verso le utopie, perché nascondono sempre il rovescio di ciò che promettono: lingiustizia invece dellequità, la disperazione invece della felicità. Bisogna fermare gli utopisti prima che facciano danno, perché certamente le loro immagini sono seducenti, ma essi getteranno la maschera non appena avranno acquisito il potere.
Ebbene, nessuno di questi significati appartiene al senso originario dellutopia. Almeno, non per come essa è stata formulata a partire dallopera che ne ha coniato il nome, lUtopia di Sir Thomas More. È proprio da questo modello che partiremo ed è a esso che fondamentalmente ci atterremo qui, spesso contrapponendolo ad altre utopie che lo hanno seguito. Non ci addentreremo filologicamente nel testo dellenigmatico racconto di More, ma cercheremo di rintracciarne lo spirito, il senso profondo e soprattutto il concetto. Il nucleo originario e tuttora pulsante dellutopia deve essere in qualche modo riportato alla luce proprio contro le sue distorsioni, che sono divenute prevalenti nel senso comune contemporaneo. Questo recupero non è affatto una nostalgia. Di utopia abbiamo urgente bisogno, oggi, e occorre, di fronte alle contorsioni folli dellattuale assetto del mondo, riscoprire la profondissima ragionevolezza del pensiero utopico, il suo realismo, la sua concretezza. E la sua validità anzitutto politica, non solo letteraria o intellettuale.
Per altro, vi sono tracce significative di un ritorno dellutopico nella cultura odierna. Per restituirle alla loro genuinità e riconoscerne il valore, distinguendolo dalle mistificazioni, si deve però rintracciare e definire lessenza dellutopia, offrirne una definizione chiara e distinta e opporla ai termini e ai significati che vi si sono innestati sopra e intorno.
La modernità è sempre stata segretamente mossa dalle proprie utopie, le ha anticipate e in parte persino realizzate. Ne ha poi scoperto il lato oscuro, che si è manifestato nelle distopie: limmagine inquietante di un futuro in cui lorganizzazione sociale perfetta si rovescia in un incubo totalitario. Letà contemporanea si è arresa a quellincubo, lo ha preso per più vero delle utopie stesse e ha così perduto la capacità di pensare in avanti. Se si concede credito alle diagnosi postmoderniste, che dichiarano tramontata ogni modernità e, con essa, ogni utopia, si finisce nella nostalgia di un passato mitizzato, ovvero in ciò che Bauman chiama una «retrotopia», con laggravante di arrestarsi in un pensiero così deprimente da bloccare ogni iniziativa. Ciò di cui, invece, il mondo contemporaneo ha un assoluto bisogno è proprio la capacità tipicamente moderna di pensare il futuro come una possibilità buona, ovvero come unopportunità per il cambiamento. Superata lillusione che il progresso si produca automaticamente, per un destino o per una necessità storica o tecnologica, resta il compito di immaginare strutture e relazioni sociali che siano meno ingiuste, meno autodistruttive, più vivibili, anche se non perfette.Si tratta di provare a tracciare piuttosto unanterotopia, ossia limmagine credibile di un futuro in vista del quale agire con decisione.
Il ritorno a Utopia è un viaggio necessario, per quanto il suo percorso resti difficile da immaginare con precisione. Si hanno indizi, si osserva lorizzonte e si prova a immaginare come possa essere fatta quella terra in cui sappiamo che giustizia e armonia accadono, sono una realtà semplicemente quotidiana e nemmeno perfetta, ma solida e tenace, affidata a una saggezza conquistata nel silenzio. La navigazione è data allingegno di ognuno e di tutti, ma prima di salpare occorre rintracciare e ordinare tutte le informazioni che possiamo raccogliere su che cosa sia la meta che intendiamo raggiungere. E quelle informazioni si trovano precisamente nellimmagine della giustizia e del bene che abbiamo imparato a chiamare utopia.
Roberto Mordacci, Ritorno a Utopia
Roberto Mordacci insegna Filosofia morale e Filosofia della storia presso la Facoltà di Filosofia dellUniversità Vita-Salute San Raffaele di Milano.