Il nuovo saggio di Stefano Allievi: una riflessione
sui problemi strutturali del nostro Paese.
Questo libro è stato scritto prima dellemergere della pandemia legata al coronavirus. Ma è stato ripensato dopo. E alla luce di quanto successo è stato riletto, rivisto e aggiornato.
Se ne è valutata persino lopportunità. Ma non abbiamo dubbi: è ancora più urgente di prima perché, purtroppo, non solo le analisi sono confermate, ma le risposte necessarie sono diventate ancora più urgenti, cogenti, stringenti, dirimenti.
È infatti ancora più indispensabile di prima leggere i segni dei tempi, discernere le priorità, affrontare i problemi sul tappeto, selezionare gli investimenti prioritari: con ancora maggiore radicalità di quella che ipotizzavamo in tempi che, col senno di poi, possiamo definire, nonostante tutto, normali.
Lo scenario resta quello descritto: solo, purtroppo, si è ulteriormente e improvvisamente aggravato. Anche il titolo lavevamo pensato prima, e ci sembrava descrittivo della situazione di allora. Ora, dopo, ci stringe il cuore (ma ci spinge ancora di più allazione) pensare quanto, forse, non lo sia abbastanza. Tutto dovrà essere più incisivo, dora in poi.
Quale che sia la durata della fase di emergenza, comunque se ne esca, per quanto prevedibili possano essere alcune ricadute, diverse cose le sappiamo già con certezza, sugli effetti economici, sociali e culturali di Covid-19. E tutti i temi qui trattati (demografia, immigrazione, emigrazione, istruzione, lavoro) subiranno un impatto molto forte da quanto accaduto. Per questo, oltre a quanto già scritto nei vari capitoli, affrontiamo il tema, partendo proprio dagli ultimi drammatici sviluppi, nella Postfazione.
Il paese tutto risulterà di molto impoverito. Ma con prevedibili differenze. È per questo che, a fronte di questi sconquassi, bisognerà immaginare già oggi una gigantesca operazione di ripensamento dei propri obiettivi, e anche di redistribuzione delle opportunità. Questo paese ne aveva già parecchio bisogno. Ora deve semplicemente accettare lidea che non può più procrastinare la ricerca coraggiosa di soluzioni anche drastiche, altrimenti non ne uscirà proprio, non se la caverà, non ce la farà, soccomberà sotto il peso delle proprie contraddizioni. Ma per reagire nel modo giusto ha bisogno di un onesto discorso di verità: sulla gravità della situazione, i dati, le cifre, e anche le responsabilità. In questo testo proviamo a farlo.
Dovremo fare scelte difficili, definire priorità che non tutti condivideranno, programmare operazioni di ingegneria sociale profonde, far finalmente partire riforme spesso evocate come necessarie in passato, ma mai affrontate davvero con coraggio. Dovremo, infine, mantenere il timone nella stessa direzione, con una fermezza che non ci è abituale, senza le giravolte che ci hanno troppo spesso caratterizzato: come ceto politico, ma anche come pubblica opinione, troppo irresponsabilmente ondivaga e leggera, nelle sue mutevoli e superficiali propensioni.
Oggi, tuttavia, cè un diverso clima culturale nel paese. Se maturerà anche la consapevolezza adeguata dei problemi, ce la si può fare. E il coronavirus potrà diventare così loccasione emergenziale per affrontare temi che in tempi normali non avremmo avuto il coraggio e la forza di aggredire con la stessa determinazione. La patologia che ci consente di vedere meglio le perversioni di quella che consideravamo fisiologia.
Per parte nostra, ce lo auguriamo. Ora e sempre, resilienza.
Stefano Allievi, La spirale del sottosviluppo. Perché (così) l’Italia non ha futuro
Stefano Allievi è professore di Sociologia e direttore del Master in Religions, Politics and Citizenship presso lUniversità di Padova. Si occupa di migrazioni in Europa, di analisi del mutamento culturale e di pluralismo religioso.