Anche la Storia ha un ego

Da Primo Levi a Cercas, lo studioso Enzo Traverso racconta come la prima persona influenzi la riflessione sul passato

Marco Belpoliti | Robinson – la Repubblica | 21 maggio 2022

L’io ha invaso anche i libri di storia. La soggettività, il grande totem della contemporaneità in cui siamo immersi, ha cominciato a smantellare i quadri sociali della memoria, su cui poggiava la nostra comprensione del passato. Questa in buona sostanza la tesi di Enzo Traverso ne La tirannide dell’io (Laterza 181), il cui sottotitolo è: Scrivere il passato in prima persona.

Cos’è accaduto? Dopo l’avvento del «Narciso romanziere», figura che la modernità ha prodotto in modo copioso, è ora la volta del «Narciso storico», o meglio: della fusione di queste due figure. I nomi che Traverso fa nel suo saggio sono quelli di Sebald, Cercas, Jablonka, Luzzatto, Scurati. Per diventare più interessanti e per trovare lettori sarebbero nate le finzioni innestate nella storia, così da creare quello che l’autore chiama il “presentismo”. Con la fine del naturalismo e del realismo in arte e in letteratura al principio del Novecento, la soggettività degli autori ha potuto esprimersi a fianco dei propri personaggi (Proust, Kafka, Conrad, Svevo, Pirandello). Le cose sono poi andate avanti sconvolgendo lo stesso rapporto tra storia e memoria con la cosiddetta «ego-storia» (Pierre Nora). Il soggetto, o meglio l’individuo, è tornato prepotentemente alla ribalta reclamando i propri diritti.

Non hanno forse un ego anche gli storici? Si sono succedute nei decenni passati ondate di auto biografie di storici, poi i loro successori hanno introdotto sé stessi nelle storie che raccontavano. Si sono fatti scrittori senza abdicare alla volontà di fare storia. Traverso dedica un’attenzione quasi lenticolare a questo fenomeno e da storico ne valuta pagina dopo pagina gli apporti positivi e insieme i problemi che solleva. Esiste una “verità letteraria” accanto alla “verità storica”? Che rapporto intrattengono le due?

Nel dibattito che si è aperto in Spagna dopo la pubblicazione de Il sovrano delle ombre (Guanda), dedicato allo zio falangista dell’autore, morto nella guerra civile, Cercas ha sostenuto, citando Aristotele, che la «verità letteraria» si assimila alla «verità morale». Traverso risponde che il suo non è un romanzo storico, bensì un «romanzo del presente», dove le scelte politiche dell’autore orientano e pervadono la propria opera. Dove è finita la distanza, lo sguardo esterno e la narrazione impersonale degli storici, che garantiva la possibilità di ricostruire il passato in modo oggettivo seguendo documenti e prove? Da tempo gli storici hanno inserito nella narrazione storica la dimensione emotiva, la stessa che domina nella comunicazione individuale e sociale, palesandosi come dei protagonisti di quello che raccontano, fino al punto di non far rivivere la storia, «bensì di trasmettere il vissuto dello scrittore e dello storico che, nel presente, raccontano la storia».

Ad esempio Claude Lanzmann, scrive Traverso, con Shoah (1985) ha introdotto nella storia dello sterminio ebraico la rappresentazione «lacrimale» modificando in modo sostanziale il rapporto tra storia e memoria nella sfera pubblica come nelle scienze sociali. Il conflitto tra storici e testimoni, che ha segnato nel passato alcuni punti notevoli d’attrito si vedano le frasi di Primo Levi ne I sommersi e i salvati dove, parlando della testimonianza dei singoli, scrive: «La memoria umana è uno strumento meraviglioso ma fallace» sembra ora superato da quanto accade nella letteratura come nella storiografia.

Il problema è ovviamente complesso e Traverso non ha la pretesa di risolvere i problemi che si pongono a chi fa storia oggi, tuttavia nella parte finale definisce il quadro entro cui si svolge questo cambio di paradigma: il neoliberismo. La scrittura soggettivistica non può essere scissa dall’avvento dell’individualismo, uno dei tratti fondamentali del nuovo ordine del mondo. Individualismo non va confuso con egoismo, come spiegava Friedrich von Hayek, che vedeva la società e la storia come il prodotto di «atti individuali». Il neoliberismo non ha solo un valore ideologico, ma performativo. L’individualismo è un vero e proprio modello antropologico: «Oggi il mondo si guarda nello schermo di uno smartphone che lo trasforma in selfie», scrive icasticamente Traverso. Presentismo significa che viviamo senza futuro, immersi nel presente, e la memoria tende a depositarsi solo nella sfera individuale. Il passato non genera più immaginazioni utopiche, come il pensiero ebraico aveva insegnato all’Occidente negli ultimi dieci secoli. L’immaginario, a partire da quello sociale, è privatizzato; il futuro risulta perciò un progetto di riuscita individuale.

Abbiamo dimenticato che l’individuo non precede e determina la società, ma è invece il prodotto dei rapporti sociali stessi. Per questo se si accetta l’idea che la storia è «una letteratura contemporanea», essa diventa prima di tutto lo specchio della propria epoca, in questo simile alla creazione letteraria. Il dibattito, prevedibilmente, proseguirà.

Gregorio Botta racconta “Paul Klee”

Lo chiamavano il Mago del Bauhaus, Buddha o addirittura il Buon Dio. Chi era davvero Paul Klee e perché diceva di essere inafferrabile?

Dominato da una potente ispirazione e da un’inesauribile furia creatrice, che ha saputo regolare ed educare con la più metodica delle vite: un caso molto raro tra i suoi colleghi artisti.

Attraverso i suoi Diari e i densi scritti teorici che ha lasciato, Gregorio Botta ricostruisce e intreccia la formazione di un uomo e la nascita di un’estetica che ha segnato il secolo.

 

 

 

La forza delle idee

 

“LA FORZA DELLE IDEE”

Le Lezioni di Storia tornano all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone con il 17° ciclo

Dal 13 novembre 2022 al 26 marzo 2023

 

Si rinnova l’appuntamento con le Lezioni di Storia all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone di Roma con un programma inedito di nove incontri sul tema “La forza delle idee”. Il ciclo di Lezioni di Storia è ideato dagli Editori Laterza e realizzato in coproduzione con la Fondazione Musica per Roma.

“Tornano le Lezioni di Storia, ormai attesissime, che quest’anno mettono al centro le idee, la loro forza e i protagonisti che le hanno incarnate, concretizzate, difese, tradite” – dichiara Daniele Pitteri, Amministratore delegato di Musica per Roma – “offrendo al pubblico nuovi punti di vista e nuovi strumenti per affrontare un presente molto complesso e un futuro che si prospetta sempre più incerto”.

L’editore Giuseppe Laterza aggiunge “la storia ci fa diversi ma anche ci unisce, a volte attraverso la forza delle idee…come scopriremo in questo nuovo ciclo”.

In un celebre passo delle Lezioni sulla filosofia della storia Hegel fa riferimento a quelli che chiama gli “individui cosmico-storici”. Ovvero, i protagonisti che segnano con il loro agire lo spirito del loro tempo. Uomini e donne, insomma, che “fanno la storia”. Il filosofo tedesco cita ad esempio Alessandro Magno, Giulio Cesare, Napoleone. Ma siamo sicuri che a “fare la storia” siano stati e siano solo i grandi condottieri, o i re e le regine, gli imperatori e i papi? Certo, a costoro dobbiamo cambiamenti radicali nei destini dei popoli. Ma dobbiamo cambiamenti radicali – i cui effetti possono durare nei secoli e nei millenni – anche a uomini e donne che non hanno comandato eserciti, emanato leggi e governato imperi. Sono coloro che hanno imposto una nuova visione della società, dei valori, dell’umanità. Sono gli uomini e le donne che hanno interpretato la realtà in modo nuovo, e con la forza delle loro idee (e a volte con il prezzo del sacrificio di sé) hanno cambiato – nel bene e nel male – mentalità, leggi, vite. A questi protagonisti del loro tempo e alle visioni del mondo che sono stati in grado di generare è dedicato il nuovo ciclo delle Lezioni di storia.

Le lezioni si apriranno il 13 novembre con Laura Pepe che affronterà il tema della giustizia attraverso la figura di Antigone la cui parabola tragica induce ancora oggi a riflettere sul reale significato di questa parola. Proseguiranno il 4 dicembre con Corrado Augias che parlerà di fratellanza, facendoci scoprire un Gesù spogliato da ogni riferimento teologico. Il 18 dicembre Stefano Mancuso proporrà un viaggio nel complesso e affascinante mondo dell’evoluzione, a partire dagli otto libri dedicati da Darwin alle piante. Alessandro Vanoli  il 15 gennaio 2023 si interrogherà sull’idea di Occidente e sul senso che ha ancora oggi per noi la figura di Cristoforo Colombo, fra statue da abbattere e leggende da riscoprire. Il 29 gennaio sarà la volta di Guido Barbujani, il genetista condurrà il pubblico alla scoperta di Cesare Lombroso e del concetto di ‘razza umana’. Emma Goldman − filosofa, anarchica e paladina delle donne − sarà al centro della lezione di Valeria Palumbo, il 12 febbraio, per riflettere sul concetto di amore. Chiara Colombini il 26 febbraio racconterà la storia di Ferruccio Parri e la sua idea di libertà, non un concetto astratto, ma una questione concreta, fatta di dignità e giustizia. Sarà poi Alessandro Barbero, il 12 marzo, a spiegare come la povertà, secondo Madre Teresa di Calcutta, non vada combattuta ma amata. In chiusura, Alessandro Portelli, il 26 marzo, ricostruirà l’idea di speranza secondo Bruce Springsteen, dal fallimento del sogno americano all’ottimismo del rock and roll.

Tutte le lezioni sono introdotte come di consueto da Paolo Di Paolo.

 

LEZIONI DI STORIA – SPECIALE

La marcia su Roma

Emilio Gentile

26 e 27 ottobre 2022

Il 26 e il 27 ottobre alle ore 20.00 si terrà uno speciale dedicato alla marcia su Roma a cura di Emilio Gentile.

A cento anni esatti da questo avvenimento storico − l’insurrezione armata che tra il 27 e il 28 ottobre 1922 a partire da Pisa e poi da molte altre città del Centro e del Nord Italia raggiunse la Capitale − Emilio Gentile ricostruirà gli antefatti, le ragioni e le tappe che portarono con la violenza a una svolta decisiva nella storia del fascismo e dell’intero Paese.

Due lezioni magistrali − che possono essere apprezzate singolarmente ma che insieme costituiscono un quadro coerente e unitario − per comprendere un passato su cui non dobbiamo smettere di interrogarci.

 

INFO BIGLIETTERIA – La forza delle idee

Abbonamento: 95 euro; biglietto singolo: 14 euro; abbonamento studenti: 45 euro; biglietto singolo studenti: 5 euro.

Per la vendita dei nuovi abbonamenti: presso il botteghino dell’Auditorium Parco della Musica, in orario continuato: l’11 ottobre dalle ore 08:30 alle ore 19:00; nel solo giorno dell’11 ottobre verranno distribuiti numeri elimina coda a partire dalle ore 08:00. Tutti i giorni a partire dal 12 ottobre dalle ore 11:00 alle 19:00. Online (con disponibilità limitata) sul sito www.ticketone.it sempre dalle ore 08:30 del 11 ottobre

Per la vendita dei biglietti: presso il botteghino dell’Auditorium Parco della Musica, in orario continuato tutti i giorni a partire dal 19 Ottobre dalle ore 11:00 alle 19:00. Online sul sito www.ticketone.it dal 19 Ottobre ore 11:00.

Vista l’alta percentuale di rinnovo, la disponibilità dei posti è limitata: i nuovi abbonamenti verranno emessi nella misura del numero di abbonamenti non rinnovati. Sarà possibile acquistare un massimo di due abbonamenti, o biglietti, a persona, e nel caso dei biglietti un numero massimo di 6 lezioni su 9.

Regolamento

È possibile intestare un massimo di 2 abbonamenti a persona. È possibile rinnovare per conto di altri abbonati solo su delega, per un massimo di 2 abbonamenti.

 

INFO BIGLIETTERIA – La marcia su Roma

In vendita presso il botteghino dell’Auditorium e www.auditorium.com – www.ticketone.it; acquisto telefonico al numero 892101 (servizio a pagamento).

Posto unico: 14 euro; posto unico studenti: 5 euro; abbonamento per le due lezioni: 20 euro; abbonamento studenti: 10 euro.

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Programma

LAURA PEPE – Antigone e la giustizia

13 novembre 2022

“Non credevo che il tuo decreto avesse tanta forza che tu, un mortale, potessi violare le leggi non scritte e stabili degli dei”. Con queste parole memorabili Antigone esprime a Creonte il suo dissenso e accetta di morire in nome di una giustizia assoluta che va oltre la logica scellerata delle decisioni umane. Antigone la abbiamo sempre pensata così: una ragazza pura e pia che sfida il Male. Eppure, l’Antigone di Sofocle presenta anche tratti ambigui, e la sua parabola tragica induce ancora oggi a riflettere su che cosa sia giustizia.

Laura Pepe insegna Diritto greco antico all’Università degli Studi di Milano.

 

CORRADO AUGIAS – Gesù e la fratellanza

4 dicembre 2022

Corrado Augias – che ha dedicato tre volumi di successo alla figura di Gesù, in dialogo con grandi specialisti – prenderà in considerazione le azioni e le parole del Nazareno da un punto di vista tutto umano.  Scopriremo un Gesù spogliato da ogni riferimento teologico. Un uomo che, calato nella condizione storico politica della Palestina del primo secolo dell’era volgare, osò chiamare “fratelli” gli affamati, chi ha sete di giustizia, i miti.

Corrado Augias, giornalista e scrittore

 

STEFANO MANCUSO – Charles Darwin e l’evoluzione

18 dicembre 2022

“Nulla in biologia ha senso se non alla luce dell’evoluzione”. Questa celeberrima affermazione del biologo Theodosius Dobzhansky è probabilmente quella che meglio esprime l’importanza dell’opera di Darwin per la storia dell’umanità. L’influenza di Darwin, infatti, non si limita alle scienze della vita, ma si allarga ad ogni aspetto dell’esperienza umana. Partendo dagli otto libri dedicati da Darwin alle piante, descriveremo come Darwin ha cambiato il nostro modo di intendere la vita.

Stefano Mancuso dirige il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (LINV) dell’Università degli Studi di Firenze.

 

ALESSANDRO VANOLI – Cristoforo Colombo e l’Occidente

15 gennaio 2023

Che senso ha ancora per noi Colombo? La lezione comincia da qui, in un racconto in cui passato e presente si intrecciano. Tra statue da abbattere e carte da leggere, Colombo ci racconta la sua storia: le attese, gli studi, i viaggi, le scoperte, i trionfi; e la sfida di quel mondo lontano e incomprensibile. Si dispiega davanti ai suoi e ai nostri occhi quell’orizzonte vastissimo che lui, incapace di comprendere il senso della via che aveva tracciato, non ha mai saputo riconoscere fino in fondo. E la sua storia parla di noi. Della nostra eredità, del nostro futuro, delle nostre radici.

Alessandro Vanoli, storico e scrittore, è esperto di storia mediterranea.

 

GUIDO BARBUJANI – Cesare Lombroso e le razze umane

29 gennaio 2023

I cataloghi delle razze umane proposti a partire dall’Ottocento sono in parte un tentativo di giustificare lo schiavismo, ma rappresentano anche un primo abbozzo di studio scientifico dell’uomo, nel filone dell’evoluzionismo. Ci vorranno decenni per capire quanto il concetto di razza sia inadeguato per descrivere la diversità umana ma l’impostazione determinista – di cui Cesare Lombroso è stato un convinto assertore – resta diffusa nel dibattito politico e sociale, nonostante lo studio dei geni e dei genomi l’abbia ampiamente smentita.

Guido Barbujani insegna Genetica all’Università degli Studi di Ferrara.

 

VALERIA PALUMBO – Emma Goldman e l’amore 1869-1940

12 febbraio 2023

«L’amore, che duri un istante o per l’eternità è l’unica base creativa per un nuovo mondo». Così scrisse Emma Goldman, filosofa, anarchica, tra i primi rivoluzionari a denunciare la deriva dittatoriale dell’Unione Sovietica, fu anche una paladina delle donne e una sostenitrice del controllo delle nascite. Finì per questo in carcere e venne definita non a caso la “donna più pericolosa d’America”.

Valeria Palumbo, storica e giornalista.

 

CHIARA COLOMBINI – Ferruccio Parri e la libertà

26 febbraio 2023

Nella sua lunga esistenza Ferruccio Parri ha attraversato gran parte del Novecento italiano. Per lui, uno dei capi della Resistenza sotto lo pseudonimo di “comandante Maurizio”, la libertà non è mai stata un concetto astratto, ma una questione tremendamente concreta, fatta di dignità e di giustizia. E proprio perché la libertà sua e degli altri non fosse cancellata si è schierato contro il fascismo – pagando il caro prezzo del carcere e del confino.

Chiara Colombini, ricercatrice dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”.

 

ALESSANDRO BARBERO – Madre Teresa di Calcutta e la povertà

12 marzo 2023

Nel suo straordinario viaggio dal Kosovo all’India e poi in tutto il mondo, Madre Teresa, la religiosa insignita del Premio Nobel per la pace nel 1979 e canonizzata nel 2016 da papa Francesco, sperimenta la sofferenza e la gloria, la rinuncia e il potere. Spiegando e mostrando con il proprio esempio perché – come aveva fatto secoli prima Francesco d’Assisi – la povertà non va combattuta ma amata.

Alessandro Barbero insegna Storia medievale presso l’Università del Piemonte Orientale.

 

ALESSANDRO PORTELLI – Bruce Springsteen e la speranza

26 marzo 2023

L’espressione “promised land” ricorre almeno nove volte nelle canzoni di Bruce Springsteen – ma è accompagnata da altre in cui “the promise” è tradita e negata. Springsteen ha chiaro il fallimento del sogno americano: “un sogno diventa una menzogna se non si avvera, oppure una maledizione?” Ma qualcosa lo spinge a tornare a quel fiume inaridito: al fallimento del sogno prevale la visione del sognatore. Ci hanno ucciso nelle stragi razziste, nella violenza antioperaia, nel respingimento dei migranti – ma siamo vivi. Con la lucidità della ragione e l’ottimismo del rock and roll, Bruce Springsteen continua a dire che la storia non è finita.

Alessandro Portelli, storico, critico musicale e anglista, ha insegnato Letteratura anglo-americana all’Università di Roma La Sapienza.

 

 

 

 

Roma Storia Festival – Anteprima: un grande successo di pubblico

ROMA STORIA FESTIVAL ANTEPRIMA

Un grande successo di pubblico: 1.500 persone hanno assistito alle Lezioni di Storia in presenza e oltre 4mila in streaming

 

Roma, 4 ottobre 2022 – Oltre 1.500 persone in presenza nelle tre serate del Festival e altre 4mila collegate in streaming. Sono i numeri del grande successo di partecipazione del “Roma Storia Festival – Anteprima” che si è svolto dal 30 settembre al 2 ottobre 2022 nella splendida cornice di Piazza di Pietra.

L’evento è stato promosso e organizzato dalla Camera di Commercio di Roma, ideato e progettato dagli Editori Laterza con il patrocinio di Roma Capitale Assessorato alla Cultura.

Nove appuntamenti gratuiti, e una maratona di tre ore per ciascuna serata, con alcuni dei più autorevoli storici italiani: sono intervenuti Andrea Giardina, Andrea Carandini, Alessandro Barbero, Francesca Cenerini, Amedeo Feniello, Eva Cantarella, Andrea Riccardi, Alessandra Tarquini e Luciano Canfora.

Il tema della manifestazione è stato “il mondo a Roma” e per tre giorni il pubblico è stato accompagnato in un coinvolgente viaggio nel tempo che ha mostrato come la nostra Capitale sia, da sempre, palcoscenico della Storia del mondo.

“Abbiamo voluto chiamare questa edizione ‘Anteprima’ – spiega il Presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti – come piccolo segno di prudenza, ma questi tre giorni ci hanno detto che le cose sono andate davvero molto bene, oltre ogni nostra più ottimistica previsione. Le migliaia di persone che ci hanno seguito dal vivo e in streaming sono la conferma del grande interesse per la Storia in generale e per quella della nostra città in particolare. Una tale partecipazione e attenzione ci ha davvero gratificato e riempito il cuore aprendo riflessioni positive su eventuali prossime edizioni. Ringrazio, davvero in maniera non formale, gli storici che sono intervenuti con lezioni di altissimo profilo e Marta Bulgherini che ha condotto le tre serate con grande passione e professionalità”.

L’editore Giuseppe Laterza aggiunge “il successo della manifestazione conferma che la qualità del racconto e della riflessione storica trova un numero crescente di persone interessate nel nostro paese. Insieme alla Camera di Commercio nelle prossime settimane inizieremo a pensare al futuro”.

 

 

Mystery train

 

Cos’ha significato il treno per un paese come l’America? La modernità è penetrata in un mondo rurale attraverso i binari, cambiando per sempre il paesaggio naturale come quello antropologico. Da oggettivazione del moderno e dell’accelerazione che lo contraddistingueva, la ferrovia è oggi diventata rottame, residuo, reperto di un mondo scomparso. Mystery Train. Un viaggio nell’immaginario americano ripercorre il rapporto dell’America con il treno, tra racconti, poesie e canzoni.

Un’attrice, Margherita Laterza, due musicisti, Matteo Portelli e Gabriele Amalfitano, e un americanista, Alessandro Portelli, mettono in scena questa originale e particolarissima Lezione di Storia, convocando, tra gli altri, Hawthorne e Dickinson, Woody Guthrie e Bruce Springsteen, Elvis Presley e Johnny Cash.

 

Qui un trailer:

Fischia il Venti!

Dal 10 settembre al 9 ottobre 2022

sconto del 20% su tutto il catalogo* Laterza

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 *escluse le novità degli ultimi sei mesi e le collane universitarie

Carlo Alberto dalla Chiesa: quarant’anni dal 3 settembre 1982

Il 3 settembre 1982 a Palermo veniva ucciso dalla mafia il generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Leggiamo oggi le parole di Vittorio Coco che, nel suo libro Il generale dalla Chiesa, il terrorismo, la mafia, ricostruisce e racconta la vita di uno degli uomini simbolo della nostra Repubblica.

 

“È proprio sulla lotta alla mafia che si può misurare davvero l’impatto dell’assassinio di dalla Chiesa. Poco dopo il delitto, su un muro di via Carini fu appeso un cartello con una scritta che ebbe una grandissima eco: «Qui è morta la speranza dei palermitani onesti». Era questo il sentire di chi aveva riposto nella venuta di quel prefetto tante aspettative, che adesso erano state vanificate nella maniera più clamorosa. Il punto è che in quel momento la responsabilità di quanto era accaduto non veniva soltanto attribuita agli assassini, ma anche alle istituzioni, cioè ad uno Stato che in definitiva non aveva fatto abbastanza per proteggere colui che veniva ritenuto ormai uno dei suoi servitori più fedeli. Il funerale, che si svolse già il giorno dopo nella chiesa di San Domenico, il pantheon di Palermo, fu il momento in cui questo dissenso si percepì con maggiore chiarezza. Ad esprimerlo, nel corso della celebrazione, fu il cardinale Salvatore Pappalardo, in un celeberrimo passaggio della sua omelia: «Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur… mentre a Roma si pensa sul da fare, la città di Sagunto viene espugnata dai nemici! E questa volta non è Sagunto, ma Palermo. Povera Palermo nostra!». Ma grande protagonista fu anche la folla all’esterno della chiesa, che si scatenò in una pesantissima contestazione, con insulti e lancio di monetine, nei confronti delle autorità che erano venute a presenziare, da cui si salvò soltanto Pertini. A questo proposito uno degli storici giornalisti dell’«Ora», Mario Farinella, scrisse una pagina che ben descriveva la situazione:

«Mai come in quell’accecante pomeriggio di sabato 4 settembre la compagine politica che regge il governo del Paese è apparsa qui, in tutta la sua estraneità: persino nei gesti impacciati, nei volti rigati di sudore, senza espressione, atoni, smarriti. E si può dire che la loro, concluso il rito funebre, è stata una fuga precipitosa: come cacciati dal tempio dalla severa apostrofe del cardinale, al suono delle monete che qualcuno lasciava cadere al loro passaggio. Come un trafugamento si è svolto anche l’imbarco delle salme sull’aereo militare, impaziente di volare in «cieli più puliti». Fuggire da Palermo, dimenticare Palermo».

Siamo di fronte ad un passaggio cruciale, perché l’esplosione di quel dissenso fu un ingrediente fondamentale della nascita del movimento antimafia per come noi lo intendiamo oggi.”

 

Luca Serianni, un ricordo

«Il buon maestro non si costruisce a tavolino. Più importanti delle indicazioni ministeriali, dei corsi di aggiornamento, dei libri di testo sono la solida formazione ricevuta negli studi universitari e – soprattutto – un requisito strettamente soggettivo, anzi psicologico: la fiducia nella possibilità d’incidere sulla massa di adolescenti inerti o distratti, valorizzando i talenti dei singoli individui e assicurando loro la necessaria preparazione disciplinare. Ciò vuol dire che l’insegnante deve, più di quel che valga per altre professioni, credere al lavoro che fa e scommettere su sé stesso, proponendosi agli allievi come un esempio positivo, non usurato dalla routine e non rassegnato alle tante cose che non vanno. Come tutte le scommesse, si può vincere o perdere; ma se si vince, ogni docente – dalle elementari in avanti – resterà un riferimento nitido e costante per l’allievo, anche quando il ragazzo sarà diventato adulto, e la sua lezione non andrà dispersa».

Luca Serianni, L’ora d’italiano

 

La lezione di Luca Serianni, riferimento nitido e costante per la casa editrice, non andrà mai dispersa.

FIE 2023 | Ripensare la globalizzazione

Festival Internazionale dell’Economia

Ripensare la globalizzazione

Torino, 1-4 giugno 2023

 

Nonostante l’affermarsi in molti paesi del nazionalismo economico, la globalizzazione – intesa come volumi del commercio mondiale e specificamente come interscambio nell’ambito delle cosiddette catene globali del valore – non si è interrotta; è solo rallentata negli ultimi anni. Anche la pandemia ha solo temporaneamente interrotto la crescita del commercio mondiale. Non c’è stata, in altre parole, de-globalizzazione, ma semplicemente una globalizzazione più lenta, quasi che fossimo di fronte a un fenomeno inarrestabile. Al tempo stesso la globalizzazione impetuosa della fine del secolo scorso e degli inizi del nuovo Millennio ha lasciato in eredità in molti paesi tensioni distributive che spesso sono sfociate nell’affermazione su vasta scala di movimenti populisti. E le stesse attuali tensioni geopolitiche possono essere lette anche come una delle conseguenze di una globalizzazione troppo veloce che ha rafforzato in alcuni paesi autocrazie antidemocratiche. Occorre graduare i tempi della globalizzazione, ridurne la velocità indotta dal progresso tecnologico, rafforzare le istituzioni multilaterali, riformare i nostri sistemi di protezione sociale, sviluppare nuovi modelli di business che, invece di puntare sulla disintegrazione dei processi produttivi, rafforzino l’integrazione verticale. C’è molta ricerca non solo economica su questi temi. Idee, progetti, risultati di ricerche che verranno raccolti a Torino per 4 giorni e la renderanno capitale mondiale nel ripensare la globalizzazione.

Tito Boeri

Falcone e Borsellino, trent’anni dopo

Il 23 maggio 1992 un’esplosione devastava un tratto dell’autostrada A29 all’altezza di Capaci, uccidendo il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Nemmeno due mesi dopo – il 19 luglio – in via D’Amelio a Palermo venivano uccisi il giudice Paolo Borsellino e i cinque poliziotti della sua scorta, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Emanuela Loi e Eddie Walter Cosina.

Trent’anni dopo, rileggiamo quei giorni spaventosi nelle parole di Salvo Palazzolo e Giovanni Tizian.

 

«Bisogna ricordare cosa è successo a Palermo in quel 1992 – dice Tina Montinaro, la vedova di Antonio, il caposcorta del giudice Falcone, morto con lui nella strage di Capaci –, tante cose sono cambiate, ma non abbiamo ancora tutta la verità. Memoria deve essere anche giustizia, continueremo a chiederla». Tina porta in giro per l’Italia i resti della Quarto Savona 15, l’auto blindata su cui viaggiavano il marito e i colleghi Rocco Dicillo e Vito Schifani. «Voglio dimostrare che quei ragazzi non li hanno fermati».

Porticello (Santa Flavia), 11 aprile 1992

Le lampare illuminano il mare, che è una tavola dopo l’ultima burrasca. Cinque uomini sono appena saliti su uno dei pescherecci ormeggiati alla banchina di questo borgo incastonato fra gli scogli a poca distanza da Bagheria, dove i palermitani vengono a mangiare il pesce fresco. Stanno tirando delle funi. «Fate piano», dice uno di loro. Dall’acqua emerge un fusto di metallo, poi un altro.

È Fifetto Cannella a guidare il gruppo, l’uomo che ha accompagnato Graviano a Roma. La trasferta è durata poco, appena dieci giorni. Neanche il tempo di fare un po’ di shopping e frequentare i locali più alla moda, fra un appostamento e l’altro. All’improvviso, chissà perché, Totò Riina ha fatto sapere che per adesso non serve colpire nella Capitale. «A Palermo ci sono cose più grosse per le mani», ha detto. «E dunque bisogna scendere», ha spiegato Giuseppe Graviano. Anche se l’attentato a Maurizio Costanzo si sarebbe potuto già imbastire, con la carica di tritolo arrivata col camion partito da Mazara. «Ma a Palermo ci sono cose più grosse per le mani». Palermo sta iniziando a precipitare dentro un baratro, che presto risucchierà tutto il Paese. Il 12 marzo, Riina ha mandato altri killer a uccidere l’eurodeputato democristiano Salvo Lima, il luogotenente di Giulio Andreotti in Sicilia, è accusato di non aver fatto abbastanza per aggiustare l’esito del maxiprocesso in Cassazione. Poi, Riina ha chiesto a Graviano di procurare dell’esplosivo perché il piano di morte riguardante Falcone è cambiato. Il giudice dovrà essere ucciso a Palermo, e non a Roma. Non più da un commando armato, ma da un’onda che travolgerà l’autostrada. E Graviano ha ordinato ai suoi di provvedere.

[…] «Sicuramente c’è qualcuno che ancora oggi cerca di tirare i fili. I depistaggi, purtroppo, continuano», mi ha detto Antonio Vullo mentre camminavamo in via D’Amelio. Il pomeriggio del 19
luglio 1992, fu l’unico sopravvissuto della strage che spazzò via Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. «Chi non vuole la verità? – ripete – Chi non vuole sapere cosa accadde realmente?».
In via D’Amelio, Giuseppe Graviano azionò il telecomando dell’autobomba. «Ma chi è entrato poi in quell’inferno, mentre tutto era in fumo, per rubare l’agenda rossa di Borsellino?».

Salvo Palazzolo, I fratelli Graviano

 

 

Quella sera davanti alla televisione, mentre scorrevano le immagini della strage di Capaci, mi ricordai di quando mia nonna Amelia mi portò a vedere la piazzola del museo di Locri, il luogo dell’assassinio di Peppe Tizian, mio padre.

Il 23 maggio 1992 avevo dieci anni, ero un bambino, e vivevamo ancora in Calabria. Per la precisione nella provincia di Reggio Calabria, a Bovalino, un paese di 8mila abitanti, sospeso tra l’Aspromonte e il mar Jonio. A soli dieci anni portavo un carico di dolore sulle spalle e nel cuore che quelle macerie di asfalto e lamiere di Capaci rendevano se possibile ancora più insopportabile, opprimente. «Nonna, nonna, hanno ucciso un giudice a Palermo, siamo in guerra!», urlai correndo attraverso il corridoio arioso verso la grande cucina della casa della mia infanzia.

Guerra, dissi così. La guerra che avevamo imparato a riconoscere con l’attacco americano in Iraq nel 1991, il primo conflitto trasmesso in diretta tv, con i traccianti verdi dei missili che illuminavano il cielo di Baghdad. I bambini davanti alle edizioni straordinarie dei tg insieme agli adulti, sorpresi e impauriti. Palermo come Baghdad. L’Italia come l’Iraq.

Amelia mi guardò con gli occhi lucidi, aveva visto, aveva sentito il tg. La prima edizione straordinaria andò in onda intorno alle sei e mezza di pomeriggio, o forse erano le sette. Quella bomba fu l’inizio della fine, capimmo che se neanche il celebre pool antimafia di Palermo poteva niente contro la mafia, come avremmo potuto noi soli e abbandonati dalle istituzioni, in una Calabria ridotta in schiavitù, combattere contro le feroci cosche della ’ndrangheta che avevano ucciso mio padre e incendiato il mobilificio di famiglia? L’idea di andare via si trasformava giorno dopo giorno sempre più in certezza che divenne definitiva il 19 luglio 1992, intorno alle cinque del pomeriggio: l’edizione straordinaria del Tg3 annunciava un’altra strage, quella di via Mariano D’Amelio. Voci confuse, all’inizio senza conferma, indicavano un giudice ammazzato. Ma chi? Chi era?, ci chiedevamo. Paolo Borsellino, sentenziò la giornalista quando arrivò la conferma dal territorio trasformato in Beirut da cosa nostra e da chissà quale altro potere. Lasciammo la Calabria un anno dopo, il tempo di organizzarci e trovare un luogo dove ricominciare a vivere, lontano dal dolore.

Lasciammo lì ogni desiderio di giustizia e di verità. Perché non sempre si trova la forza di lottare.

Sono trascorsi trent’anni dalle stragi. Dal 1992 che doveva cambiare l’Italia e che ha lasciato ogni cosa immutata: le bombe di cosa nostra, certo, ma anche il Paese sull’orlo del fallimento, la crisi politica, l’alba di Tangentopoli. Un Paese dilaniato, che già portava le lacerazioni degli anni della strategia della tensione, con altre bombe, altre stragi. La strategia della tensione, forse, che non è mai finita seppure si manifesti in forme diverse. Perché in fondo, per quanto la pelle del Paese muti, lo scheletro marcio e ipocrita resta intatto. Gli sconvolgimenti politici, giudiziari, sociali ed economici di quell’anno rappresentavano l’occasione unica offerta dalla storia per rivoluzionare la società italiana. Opportunità sprecata. Il gorgo di vizi e illegalità ha risucchiato ogni tentativo di cambiamento.

A distanza di trent’anni dunque che cosa è cambiato? La lotta alla mafia è diventata la lotta alle mafie, c’è maggiore consapevolezza, dicono esperti e studiosi del fenomeno. L’ho detto anche io per un periodo, l’ho scritto, l’ho ripetuto spesso nelle scuole agli studenti, più per non deluderli che perché ci credessi veramente.

Ma è arrivato il momento di dire la verità anche se questa fa l’effetto dell’ortica strofinata su una ferita.

Giovanni Tizian, Il silenzio