Grandi saggi per l’estate 2024

Fitopolis, la città vivente Stefano Mancuso

Caporetto  Alessandro Barbero

I sonnambuli. Come l’Europa arrivò alla Grande Guerra  Christopher Clark

La deriva dell’Occidente  Franco Cardini

La democrazia. Storia di un’ideologia  Luciano Canfora

Il grande imbroglio Mariana Mazzucato – Rosie Collington

I padroni del mondo Alessandro Volpi

Le strutture del potere Sabino Cassese

Contro la secessione dei ricchi Gianfranco Viesti

Le stragi sono tutte un mistero Benedetta Tobagi

Imparare a vivere Maurizio Ferraris

La via selvatica Adriano Favole

Come eravamo Guido Barbujani

L’architetto e l’oracolo Gino Roncaglia

Storie di errori memorabili  Piero Martin

Linee invisibili Maxim Samson

La montagna sacra Enrico Camanni

L’invenzione dell’Occidente Alessandro Vanoli

Questione di genere Judith Butler

Amazzonia. Una vita nel cuore della foresta Emanuela Evangelista

 

 

La violenza strutturale del colonialismo

Iain Chambers, il manifesto, 5 giugno 2024

Parlare di democrazia, diritti e giustizia all’ombra della Palestina, di Israele e del genocidio in corso a Gaza significa registrare i limiti stessi degli spazi storici e delle pratiche politiche che questi concetti dovrebbero promuovere e incarnare. Il linguaggio dell’Occidente – il suo governo, i suoi media e la sua politica – si è rivelato estremamente carente. Al massimo può identificare un problema umanitario, mai uno politico liberatorio. Il primo è separato e distante dalla nostra vita quotidiana; il secondo ci investe direttamente. Il primo richiede un aiuto momentaneo e superficiale, il secondo un cambiamento profondo. La Palestina ci interroga.

In questo libro importante e tempestivo (Gaza davanti alla storia), Enzo Traverso ha il coraggio di fare delle connessioni che in questi giorni e settimane sono invariabilmente bloccate, rifiutate e censurate per difendere l’indifendibile. In questo clima scoraggiante, la sua disamina senza fronzoli ci sottrae al linguaggio auto-assolutorio trasmesso dai governi e dai media occidentali. Attraverso il prisma della violenza oscena che si sta svolgendo a Gaza, ci espone a una discussione molto più estesa e approfondita sulla storia, i diritti e la giustizia dell’ordine globale. Ci porta dinnanzi all’intreccio tra la costituzione coloniale della modernità occidentale e la Shoah.

Il sionismo, anche nelle sue forme storiche più socialiste, era e resta colonialismo di insediamento che come tale continuamente cerca l’annientamento fisico e simbolico dei palestinesi, della loro storia, della loro cultura e delle loro voci. Ed è stato accompagnato dalla memorizzazione istituzionale dell’Olocausto, trasformato in un evento morale che maschera la responsabilità occidentale nei processi storici che hanno portato alla sua realizzazione. Il successivo spostamento della responsabilità europea per la Shoah sul mondo arabo, attraverso il sostegno incondizionato allo stato di Israele e l’imposizione ai palestinesi del peso di portare la colpa occidentale, è l’ulteriore svelamento di questa genealogia coloniale. Il nodo tra il sionismo, che tradisce ogni giorno la sua ideologia di supremazia razziale, e il colonialismo occidentale, si declina oggi nell’imminente fascismo di Israele che Primo Levi già intuì quarant’anni fa e che ora infesta il presente.

Quasi come una piega del tempo, la potente miscela ottocentesca di imperialismo, razzismo scientifico, nazionalismo e sionismo, che cercava con le sue pretese universali di civilizzare il pianeta mentre imponeva idee di unità nazionale omogenea in patria, continua a gettare il suo cuore di tenebra nel profondo del presente, sia nel massacro consentito dei palestinesi che nell’esecuzione giuridica dei migranti «illegali». Nell’economia politica del nostro «progresso» le vite che contano di meno vengono scartate: mandate nelle riserve dei nativi americani, nei campi di identificazione, sorveglianza ed espulsione degli immigrati, nella più grande prigione a cielo aperto del mondo che è la Palestina, e nei ghetti delle città occidentali. La modernità è un’impresa colonizzatrice e, quando necessario, genocida. Ascoltare oggi lo storico israeliano Ilan Pappé che insiste sulla traiettoria dei regimi coloniali e sull’imminente implosione di Israele ci spinge a tornare a queste storie per liberarci in un futuro più democratico. Alla fine, fissando l’atrocità dell’abisso, il suo colonialismo, l’Olocausto e Gaza, scopriamo che siamo noi stessi Israele/Palestina.

La violenza strutturale del colonialismo, spiegata così bene da Fanon, colpisce sia a livello fisico sia psicologico il colonizzato e il colonizzatore. Cancella l’innocenza di entrambi. Nella resistenza all’imposizione brutale e all’esercizio malevolo di poteri asimmetrici, Hamas è una risposta sintomatica, non una fonte. È inevitabilmente etichettato come terrorismo da coloro che controllano i meccanismi di definizione. Come nelle rivolte degli schiavi nei Caraibi, quando i padroni bianchi furono massacrati, la ripugnanza morale non può nascondere la comprensione politica e, osiamo dire, anche la giustificazione storica. Forse, piuttosto che rispondere al grido dei media «Condannate Hamas?», un’organizzazione certamente fondamentalista, patriarcale e autoritaria (come tutte le istituzioni militarizzate a fini anticoloniali: dal Fln algerino ai Vietcong), dobbiamo chiederci perché Hamas è emerso e a cosa risponde storicamente e strutturalmente.

Nella sua dettagliata discussione sugli atti di terrorismo nel XX secolo, Traverso ci aiuta a comprendere la terribile ambivalenza del termine nei movimenti storici di liberazione. Ciò rende la violenta (ed esecrabile) esplosione carceraria contro l’occupazione militare di quasi ottant’anni, avvenuta il 7 ottobre 2023, difficile da condannare semplicemente. Come direbbe la filosofa afro-brasiliana Denise Ferreira da Silva, è qui che le categorie prevalenti della modernità si sgretolano per fare uscire dalla Palestina la questione del nostro tempo. Non si tratta semplicemente di una questione geopolitica o storica, ma epistemologica. Coloro che hanno il diritto di raccontare, definire e spiegare la questione (chiaramente non i palestinesi che rimangono largamente senza voce) rivelano un preciso dispositivo di potere-sapere in cui la nostra «oggettività» corrisponde sempre alle esigenze della nostra soggettività. Anche questo è colonialismo, che, in fin dei conti, richiama la supremazia bianca.

Pensare con la Palestina è qualcosa di radicalmente diverso. Solo la precisa domanda politica e storica che Hannah Arendt avrebbe posto scuote la retorica occidentale e la costringe al silenzio: i palestinesi hanno diritto ad avere dei diritti? Rispondere affermativamente implica il superamento dell’attuale situazione coloniale e la riconfigurazione di Israele nella complessa eredità storica, politica e culturale del territorio, che, come Enzo Traverso conclude, dovrebbe diventare libero per tutti i suoi abitanti dal fiume al mare.

Le postromantiche

Amiamo diversamente dal passato, i modi di amare di un tempo non ci rispecchiano più e proviamo a trovarne di nuovi. Le contraddizioni ci assalgono: siamo ancora romantiche, sì, ma anche capaci di svincolare sesso e amore; siamo libere di vivere i rapporti come desideriamo, ma questa libertà ci chiede di scegliere la forma delle nostre relazioni, e non è sempre facile capire quale sia il modello migliore cui aspirare. In tutto questo rincorriamo ancora l’amore, ma non vogliamo che ci ferisca o turbi la nostra vita. Ma come si fa ad amare senza mai soffrire?

Questo il cuore de Le postromantiche, di Carolina Bandinelli, che ne ha discusso con Silvia Semenzin e Sofia Viscardi.

Grazie alla rassegna Horti Incontri e a Horti Magici (piazza Vittorio Emanuele II, Roma), ospiti della chiacchierata.

 

[Proposte di lettura] Europa

Paolo Guerrieri – Pier Carlo Padoan

Europa sovrana. Le tre sfide di un mondo nuovo

Tappa dopo tappa, l’eccitante sfida dell’Europa, il più piccolo dei continenti, che ha conquistato mezzo mondo, ha innescato la miccia di tante rivoluzioni, ha trasformato il pianeta.

 

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Jacques Le Goff

L’Europa raccontata da Jacques Le Goff

Tappa dopo tappa, l’eccitante sfida dell’Europa, il più piccolo dei continenti, che ha conquistato mezzo mondo, ha innescato la miccia di tante rivoluzioni, ha trasformato il pianeta.

 

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Giuseppe Galasso

Storia d’Europa

La storia d’Europa è la storia di una vicenda perenne e appassionante di contrazioni ed espansioni di un grande spazio di civiltà. È in questo spazio che è nata la tradizione del Cristianesimo, si sono incrociati e fusi i destini di grandi popoli e di grandi tradizioni culturali, è sbocciata la civiltà moderna della scienza e della tecnica, è fiorita la cultura dell’uomo e della libertà morale, politica e civile.

La storia del continente europeo, dall’antichità ai giorni nostri, raccontata da uno dei più importanti storici italiani.

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Alessandro Somma

Quando l’Europa tradì se stessa

L’Europa unita ha affidato al mercato la redistribuzione della ricchezza, mettendo l’ordine economico al riparo dall’ordine politico e impedendo qualsiasi mediazione tra il capitalismo e la democrazia.

 

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Jan Zielonka

Contro-rivoluzione

La disfatta dell’Europa liberale

«L’élite liberale post-1989 partiva dall’idea che il governo di un paese fosse una sorta di amministrazione illuminata a vantaggio di una popolazione ignorante. Non è riuscita ad affrancarsi da politiche e personaggi che si sono poi rivelati inefficienti, e a volte persino corrotti. Di conseguenza, la democrazia ha smesso di adempiere le sue funzioni legittimanti e rappresentative. Oggi assistiamo all’affermarsi di una potente contro-rivoluzione che mira a smantellare la democrazia liberale e a sostituirla con una nuova forma istituzionale indecifrabile e forse spaventosa.»

Un grido di allarme, un atto d’accusa che non rinuncia alla speranza. [Martin Wolf sul “Financial Times”]

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Jürgen Habermas

Questa Europa è in crisi

I timori prodotti dalla situazione economica rendono i problemi dell’Europa più fortemente presenti nella coscienza delle popolazioni e conferiscono loro una importanza esistenziale più grande che mai. Ma i politici sono diventati da tempo una élite di funzionari: non sono preparati a una situazione senza paletti di confine, che richiede una diversa modalità di fare politica, una modalità capace di modellare le mentalità.

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Federico Rampini

“Non ci possiamo più permettere uno Stato sociale” Falso!

Molti si sono convinti che il nostro welfare è un lusso, che mantenendo certe conquiste sociali abbiamo ‘vissuto al di sopra dei nostri mezzi’, e che è ora di ridimensionarci.
Ma siamo sicuri che sia l’unica alternativa possibile? Siamo davvero sicuri che l’Europa è in declino perché statalista e assistenziale? Chi lo ha detto che lo Stato sociale deve essere smantellato?

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Jan Zielonka

Disintegrazione

Come salvare l’Europa dall’Unione europea

Pensare un nuovo modello di integrazione che guardi oltre le regole di bilancio e i problemi di leadership è un’esigenza che non possiamo più rinviare. Se l’Unione Europea può fallire, l’integrazione deve proseguire. Zielonka ci incita a pensare con coraggio e creatività un’unità radicalmente diversa da quella attuale. La sua proposta è un nuovo modello di integrazione: funzionale, polifonico, democratico, efficace.

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Luciano Canfora

“È l’Europa che ce lo chiede!” Falso!

Aumenta il profitto di pochi e si riduce il reddito di molti. Il dogma qual è?
Che il profitto non si tocca, è sacro, così come è diventato sacro lo strapotere bancario e speculativo. Non c’è quasi più bisogno di contese elettorali. È qui la lezione amara. È qui che l”europeismo’ d’accatto perde la maschera.

 

 

Festival internazionale dell’Economia 2024: il programma

 

 

FESTIVAL INTERNAZIONALE DELL’ECONOMIA

Torino, 30 maggio – 2 giugno 2024

A discutere del tema Chi possiede la conoscenza, premi Nobel, relatori italiani e internazionali provenienti dai più prestigiosi centri di ricerca mondiali. E poi giornalisti, storici, analisti e rappresentanti autorevoli delle istituzioni italiane ed europee.

Scarica il programma qui

Riparte a Torino giovedì 30 maggio per chiudersi domenica 2 giugno il Festival Internazionale dell’Economia. Tema di quest’anno: Chi possiede la conoscenza. “Oggi – riflette Tito Boeri, direttore scientifico del festival – il progresso tecnologico è in gran parte legato alla conoscenza, all’uso delle informazioni per creare valore.” Ragionare su questo processo, le sue dinamiche e le sue conseguenze è essenziale per comprendere il mondo in cui viviamo.

“Le nuove frontiere del progresso tecnologico – prosegue Boeri – stanno ridefinendo il nostro modo di lavorare molto più che in passato. Le macchine non sono più soltanto in condizione di sostituire l’uomo in attività ripetitive, di routine, ma anche in mansioni e professioni intellettuali. Compiti che un tempo erano appannaggio esclusivo dell’uomo, come scrivere, tradurre, disegnare, possono essere svolti da macchine anziché da persone. E si teme che anziché essere noi a guidare questi sviluppi e a utilizzarli per elevare la qualità del nostro lavoro, siano gli algoritmi a prendere il sopravvento, a decidere loro per noi in direzione per noi svantaggiose. Il problema di fondo è governare, anziché subire, il progresso tecnologico.

Ma come farlo?” Nei quattro giorni di incontri cercheranno di rispondere a questa domanda i più autorevoli esperti sul tema tra economisti, informatici, tecnologi, storici, sociologi, giuristi, studiosi dei media e imprenditori.

Per aiutare il pubblico ad orientarsi nel ricco programma del festival tutti gli appuntamenti sono suddivisi nei tradizionali formati: parole chiave, vere e proprie lezioni su concetti fondamentali, appunto, come “IA e mercati”, “piattaforme digitali”, “social media”; alla frontiera dove saranno raccontate le ricerche più innovative legate al tema del festival; visioni per guardare alla probabile evoluzione futura di molti fenomeni; intersezioni per promuovere la fertilizzazione reciproca fra economia e altre discipline; nella storia e storia delle idee dove il passato aiuta a meglio comprendere le ragioni del presente; testimoni del tempo, racconto in prima persona di testimoni autorevoli del mondo dell’economia, della scienza e della politica. A quest’ultimo formato si affiancano i dialoghi e i forum che saranno occasioni di scambio di opinioni e competenze diverse; i confronti che mettono in connessione le esperienze provenienti dal mondo dell’università, delle istituzioni e del territorio e dove quest’anno, tra le altre, figurano iniziative in collaborazione con Biennale Democrazia e Biennale Tecnologia; incontri con l’autore in cui si presentano le novità editoriali più interessanti nel dibattito economico e politico, compresi libri freschi di stampa, ancora non tradotti in italiano; cineconomia, l’economia spiegata attraverso il grande cinema. Infine non mancheranno la Alan Krueger Lecture, la Luca d’Agliano Lecture, l’Inet dialogue cui si sono aggiunte la Marco Fanno Lecture, la Mario Pagliero e Alessandro Sembenelli Lecture e la Carlo Alberto Medal Lecture.

 

A seguire una selezione degli eventi in programma al festival. Il programma è scaricabile qui.

Partiamo da giovedì 30 maggio. Dopo la tradizionale inaugurazione al Teatro Carignano, alle 15.00, sempre in teatro alle 16.00, Andrea Malaguti, direttore de “La Stampa”, dialoga con Paolo Gentiloni, Commissario europeo per gli affari economici e monetari. Le norme di genere, reali e percepite, sono un ostacolo importante e possono contribuire a sostenere politiche per l’uguaglianza delle opportunità, ma come sono percepite nel mondo?  Su questo tema riflette Alessandra Voena alle 17.00 al Collegio Carlo Alberto, Common Room.

Alle 17.30 (Circolo dei lettori) Ilvo Diamanti e Nando Pagnoncelli, coordinati da Innocenzo Cipolletta, discutono su opinione pubblica, informazione digitale e IA. Prima di Darwin la facevano facile: siamo umani da sempre, da quando ci hanno creati. Collocando l’uomo in mezzo all’evoluzione, Darwin solleva il problema e il genetista Guido Barbujani lo tematizza attraverso alcuni passaggi chiave del nostro cammino evolutivo (Accademia delle Scienze di Torino, Sala Mappamondi alle 18.30). Alle 19.00 al Teatro Carignano Tito Boeri è con Tomaso Poggio, tra i padri dell’intelligenza artificiale e delle neuroscienze. Quali sono le potenzialità e le sfide associate all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie per l’incontro tra datori di lavoro e lavoratori? Ce lo spiega Michele Belot alle 19.00 (Collegio Carlo Alberto, Common Room). Alle 19.30 Francesco Giavazzi e Jeromin Zettelmeyer analizzeranno i punti di maggiore vulnerabilità dell’economia europea di fronte agli shock geopolitici indicando quali strategie adottare per ridurne i rischi (Collegio Carlo Alberto, Auditorium).

Tra gli appuntamenti di venerdì 31 maggio si segnala: alle 10.00, Collegio Carlo Alberto Common Room, la lecture di Emilio Calvano sulla parola chiave, IA e mercati. Alle 10.30 (Collegio Carlo Alberto, Classroom 3) il workshop L’antidoto è il dato: informazione a prova di fake news a cura di Youtrend nell’ambito dell’iniziativa Economia futura – il Festival Internazionale dell’Economia per i giovani e riservato al pubblico under 30 (per prenotarsi tutte le info sul sito del festival). Una crescita sostenibile dal punto di vista ambientale e socialmente equa è possibile? John Van Reenen ci spiega come alle 11.00 al Collegio Carlo Alberto, Auditorium.

Alla stessa ora ma al Museo Nazionale del Risorgimento, Aula della Camera Italiana, Chiara Goretti e Daniel Gros esaminano il nuovo Patto di Stabilità. Sempre alle 11.00 ma al Teatro Carignano Andrea Gavosto e Fabiola Gianotti dialogano su quanto inaspettatamente vicini siano il Bosone di Higgs e la nostra vita quotidiana. La relazione tra apprendimento collaborativo e intelligenza artificiale è il tema della lecture di Michael Jordan (Biblioteca Nazionale Universitaria, Auditorium Vivaldi alle 11.30).

Uno dei nodi cruciali del dibattito economico mondiale è la regolamentazione del potere di mercato delle grandi big tech: lo affronta guardando alle due sponde dell’Atlantico Thomas Philippon alle 12.00 al Collegio Carlo Alberto (Common Room).

A che punto siamo nella regolamentazione dell’intelligenza artificiale e dell’utilizzo dei dati, a livello nazionale ed europeo? Quando l’uso dei dati si trasforma in abuso? Ne discutono Elisabetta Iossa e Roberto Viola (Auditorium San Filippo Neri, ore 12.30). La tecnologia sta ridefinendo il nostro modo di lavorare. Che effetto avrà sulla crescita e sull’occupazione? A questo interrogativo rispondono Pietro Garibaldi e Antonio Spilimbergo al Collegio Carlo Alberto (Common Room) alle 14.00. Come l’intelligenza artificiale sta cambiando e cambierà il mondo dell’università? Quale sarà l’impatto sul modo di fare ricerca? Si confrontano sulla questione Stefano Corgnati, Francesca Cornelli, Antonio Merlo e Stefano Geuna, alle 14.00 al Museo Nazionale del Risorgimento, Sala Codici.

Quali sono i potenziali scenari che emergono dal continuo sviluppo delle tecnologie di intelligenza artificiale? Quali sono i fondamenti dell’IA generativa, i limiti tecnici e concettuali dell’attuale stato dell’arte e le principali sfide che rimangono? Riccardo Zecchina fa il punto su questi interrogativi alle 14.30 all’Auditorium Vivaldi della Biblioteca Nazionale Universitaria. La rapida evoluzione delle nuove tecnologie sta ridisegnando il panorama delle competenze e delle occupazioni. L’OCSE prevede che 1,1 miliardi di posti di lavoro subiranno trasformazioni significative nel prossimo decennio a causa delle nuove tecnologie. La riqualificazione è un imperativo, ma come realizzarla in tempi ragionevoli? Questo il tema dell’intervento di Raffaella Sadun alle 15.00 (Museo Nazionale del Risorgimento, Aula della Camera Italiana).

Si discute molto della regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Ma quando è utile farlo? Joshua Gans ne parla alle 15.30 (Collegio Carlo Alberto, Auditorium). In che modo l’intelligenza artificiale sta cambiando editoria e giornalismo? Ne discutono con Andrea Malaguti, Giuliano Amato e Innocenzo Cipolletta alle 16.00 (Museo Nazionale del Risorgimento, Sala Codici).

 

Sempre alle 16.00 (Auditorium grattacielo Intesa Sanpaolo) David Card, Premio Nobel per l’Economia 2021, si sofferma sulle conseguenze su studenti e lavoratori della sempre maggiore richiesta di competenze tecnologiche – con lui saranno Tito Boeri a introdurre e Gregorio De Felice per un saluto di benvenuto. Petra Moser (Biblioteca Nazionale Universitaria, Auditorium Vivaldi, alle 16.30) indaga sulla diseguaglianza di genere nella ricerca scientifica. Quali possono essere i rischi di trasferire i processi decisionali nei mercati ad algoritmi sofisticati ed efficienti? Se lo chiedono Giacomo Calzolari e Vincenzo Denicolò alle 17.00 presso il Collegio Carlo Alberto, Common Room. Cos’era la conoscenza per San Francesco e quanto conosciamo realmente la sua persona? Alessandro Barbero, introdotto da Giuseppe Laterza, ce lo svela alle 17.00 al Teatro Carignano.

Tra i forum coordinati da Paola Pica a cura de lavoce.info segnaliamo Finanziare l’innovazione: il ruolo del private capital con gli interventi di Andrea Bonomi, Anna Gervasoni, Samuele Murtinu, Carlo Pesenti, Ermenegildo “Gildo” Zegna (Museo Nazionale del Risorgimento, Aula della Camera Italiana, ore 17.15). Quali vantaggi può arrecare l’intelligenza artificiale nella lotta alla povertà e per lo sviluppo dei mercati emergenti? Un tema cruciale sul quale interviene Indermit Gill alle 17.30 (Collegio Carlo Alberto, Auditorium).

Francesco Decarolis e Ahmit Gandhi discutono sulla regolamentazione della raccolta di dati da parte delle big tech tra Europa ed America (18.30, Biblioteca Nazionale Universitaria, Auditorium Vivaldi). Nello sviluppo di interfacce sempre più evolute tra mente e algoritmo, da un lato ci sarà un approfondimento sull’alleanza tra uomo e informatica dall’altro scopriremo come già oggi la creatività umana possa essere “espansa” verso nuove dimensioni di intrattenimento musicale e visuale. Sulla relazione tra creatività e scienza riflettono Alex Braga e Guido Saracco alle 18.30 all’Auditorium dell’Oratorio San Filippo Neri. Come si sta evolvendo il panorama della conoscenza e della competizione commerciale internazionale nell’era digitale? Dovremmo spostare la nostra attenzione dalla conoscenza ai dati? Richard Baldwin suggerisce una nuova prospettiva su come percepire le competenze e l’innovazione nel nostro mondo interconnesso (Collegio Carlo Alberto, Auditorium ore 19.30).

 

A concludere la giornata, alle 21.00 al Teatro Carignano, Tracce di Marco Baliani, uno spettacolo dove stupore e incantamento, due sostanze profonde della conoscenza autentica ma anche dell’atto teatrale, si presentano attraverso costellazioni narrative molteplici.

Sabato 1 giugno primo appuntamento alle 10.00 con la parola chiave di Chiara Farronato, Piattaforme Digitali (Collegio Carlo Alberto, Common Room) mentre alle 10.30 c’è il workshop dedicato agli under 30 L’antidoto e il dato: informazione a prova di fake news (Collegio Carlo Alberto, Classroom 3) – per prenotarsi tutte le info sul sito del festival. Alle 11.00 (Collegio Carlo Alberto, Auditorium) Philippe Aghion illustra quali politiche possano rendere l’intelligenza artificiale un volano per la crescita e l’occupazione. Sempre alle 11.00 ma all’Accademia delle Scienze di Torino, Sala dei Mappamondi, Francesca Lagioia affronta il delicato tema della tutela dei diritti nell’età dell’IA.

Nell’ambito di Economia Futura, la sezione del festival dedicata alla cultura economico finanziaria dei più giovani alle 11.00 si svolge presso l’Auditorium grattacielo Intesa Sanpaolo la premiazione dei concorsi EconoMia ed EcoQuiz. Per l’occasione interviene Carlo Cottarelli con lo speech L’importanza di conoscere l’economia. A seguire un debate tra gli studenti vincitori del concorso EconoMia. Cosa succede quando l’intelligenza artificiale è uno strumento nelle mani dei regimi autocratici? Ne parla David Yang alle 12.00 al Collegio Carlo Alberto, Common Room.

La salute della nostra specie è legata in modo circolare a quella del pianeta, Ilaria Capua sollecitata dalle domande di Ilaria Sotis interviene alle 12.00 al Teatro Carignano su un argomento di cui abbiamo ancora tutti poca consapevolezza. Sulle sfide del nuovo patto di stabilità si confrontano Giorgio Airaudo, Flavio Padrini e Lucia Piana alle 12.30 al Museo Nazionale del Risorgimento, Sala Codici. Quando la conoscenza non è per tutti, è l’intera società a risentirne gli effetti. Quali strumenti adottare per contrastare la povertà educativa è il tema del dialogo tra Andrea Morniroli, Marco Rossi-Doria e Chiara Saraceno (Museo Nazionale del Risorgimento, Sala Codici, alle 14.00).

 

Sempre alle 14.00 all’Auditorium Vivaldi della Biblioteca Nazionale Universitaria, la lecture di Danielle Li su IA generativa e competenze umane. Numerosi studi empirici permettono di fare luce su come le imprese sono influenzate da governi e società, e come, a loro volta, li influenzano. Di questo reciproco impatto discute Emanuele Colonnelli con Giorgio Barba Navaretti (Collegio Carlo Alberto, Auditorium alle 15.30). Intelligenza Artificiale: motore di crescita per le imprese italiane? Ne parlano Giorgia Abeltino, Marco Gay, Anna Roscio al Museo Nazionale del Risorgimento, Aula della Camera Italiana alle 15.00. Come apprendono le piante e che cosa ci insegnano è il tema dell’intervento di Stefano Mancuso alle 16.00 al Teatro Carignano. Stiamo costruendo una Machina sapiens e con quali conseguenze? Lo spiega Nello Cristianini alle 16.30 all’Auditorium Oratorio San Filippo Neri.

Joel Mokyr, analizzando dinamiche storiche di lunghissimo periodo, spiega per quale motivo Europa e Cina hanno intrapreso percorsi di sviluppo così differenti (Biblioteca Nazionale Universitaria, Auditorium Vivaldi alle 16.30). Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale rappresenta una rivoluzione culturale ed antropologica che impone un’etica della responsabilità che paradossalmente rimette al centro l’attenzione sulla persona. Questo è il focus del dialogo fra Paolo Benanti e Mario Rasetti al Museo Nazionale del Risorgimento, Aula della Camera Italiana alle 17.00. Gli attuali cambiamenti normativi nel settore farmaceutico statunitense ne potrebbero ridurre significativamente il mercato. Su come mitigare tali effetti interviene Ariel Pakes alle 17.00 al Collegio Carlo Alberto, Common Room.

Alle 17.30 al Collegio Carlo Alberto, Auditorium il dialogo tra il Premio Nobel per l’Economia 2015, Angus Deaton (in collegamento) e Antonio Spilimbergo su economia, disuguaglianza, sfiducia e populismo. Alla stessa ora ma al Teatro Carignano Marcella Beccaria e Michelangelo Pistoletto ragionano insieme all’economista Stefano Baia Curioni sul rapporto tra arte e intelligenza artificiale. La conoscenza nella Grecia antica è l’accesso alla verità, ma quale verità? Lo scopriremo con Laura Pepe che interviene alle 18.00 all’Auditorium grattacielo Intesa Sanpaolo. L’intelligenza artificiale può davvero invertire il declino della produttività e ridare slancio alla crescita?

 

James Manyika (in collegamento) ne discute con Michael Spence, Premio Nobel per l’Economia nel 2001 e Michael Jordan (Biblioteca Nazionale Universitaria, Auditorium Vivaldi alle 18.30). I libri sono il più antico e funzionale strumento di condivisione della conoscenza, creano comunità anche distanti nel tempo e nello spazio. Ne discutono, al Circolo dei Lettori alle 18.30, Giulio Biino, Enzo Cipolletta, Cecilia Cognigni, Giuseppe Laterza e Rocco Pinto.

All’Auditorium Oratorio San Filippo Neri, sempre alle 18.30, Riccardo Staglianò affronta il tema dei rischi per società e mercato del cosiddetto gigacapitalismo. Annamaria Lusardi, introdotta da Elsa Fornero interviene sui rischi per le famiglie causati dall’inconsapevolezza finanziaria (Collegio Carlo Alberto, Common Room, alle 19.00). Per anni il lavoro di organizzazione delle conoscenze e dei saperi all’interno del nuovo ecosistema digitale si è basato su paradigmi architettonici: il web semantico, le ontologie, Wikipedia… Negli ultimi mesi, però, l’esplosione dei sistemi di intelligenza artificiale generativa ha modificato radicalmente la situazione. Gino Roncaglia illustra i risultati, in parte inattesi, di questa vera e propria rivoluzione (Collegio Carlo Alberto, Auditorium, ore 19.30). A chiudere la giornata lo spettacolo Camillo Olivetti. Alle radici di un sogno di Laura Curino e Gabriele Vacis, con Laura Curino (Teatro Carignano, alle 21.00).

L’ultima giornata del festival, domenica 2 giugno, si apre con Social media, la parola chiave affidata a Rafael Jiménez-Durán (Collegio Carlo Alberto, Common Room, alle 10.00). La finanza globale oggi contribuisce alle diseguaglianze economiche. Ciò dipende dal fatto che non tutti hanno le stesse disponibilità a investire, ma anche dall’alto livello di conoscenze necessario a sfruttare i sistemi legali e contrattuali che regolano la finanza. Francesca Trivellato ci conduce in un viaggio che ci aiuta a riconoscere chi ha accesso a queste conoscenze e a sfatare pericolosi falsi miti (Auditorium Oratorio San Filippo Neri, alle 10.30).

Cosa si ottiene in cambio della condivisione dei nostri dati e comportamenti online? Quale è il punto di equilibrio tra vantaggi della pubblicità mirata e la tutela dei consumatori? Steve Tadelis fa il punto su un argomento che riguarda tutti (Collegio Carlo Alberto, Auditorium alle 11.00).

 

Il rapporto tra democrazia e conoscenza è stato un tema molto caro a Norberto Bobbio, ne discutono Valentina Pazé e Gustavo Zagrebelsky, Accademia delle Scienze di Torino, Sala dei Mappamondi alle 11.00. Che cosa possono fare le nostre società per creare un’informazione digitale equa ed efficace? Andrea Prat utilizzando gli strumenti dell’economia politica dei media – un campo di ricerca principalmente empirico e sperimentale, all’intersezione tra economia e scienze politiche – misura questi fenomeni, sfata alcuni miti e valuta le soluzioni che sono state proposte nel tempo (Biblioteca Nazionale Universitaria, Auditorium Vivaldi, alle 11.30).

Nonostante le politiche proattive che indirizzano risorse per favorire una crescita più rapida, cos’è che non sta funzionando nell’economia? Lo spiega Ufuk Akcigit, Collegio Carlo Alberto, Common Room alle 12.00). Crescita lenta, ritardo nell’innovazione, investimenti insufficienti nella ricerca e nell’istruzione, basse remunerazioni e scarsa domanda di lavoro qualificato: come possiamo rompere il circolo vizioso italiano? Risponde Ignazio Visco intervistato da Giorgio Zanchini, Museo Nazionale del Risorgimento, Aula della Camera Italiana alle 12.00.

Alle 14.00, alla Biblioteca Nazionale Universitaria Auditorium Vivaldi, Luigi Zingales sulla base dell’esperienza storica illustra come dovrebbero essere concepite le regole legali e le norme sociali per produrre e distribuire la conoscenza a beneficio di tutti. Di questioni di genere e accesso alla conoscenza discutono Maria Laura Di Tommaso e Chiara Saraceno alle 14.30 all’Auditorium Oratorio San Filippo Neri.

Per aumentare il nostro potenziale di modernizzazione e ridurre al contempo le disuguaglianze, è urgente coinvolgere tutti nel processo di innovazione soprattutto le donne e le persone di estrazione sociale svantaggiata. Come farlo, lo spiega Xavier Jaravel sempre alle 14.30 al Collegio Carlo Alberto Common Room. Finanziamenti, concorsi, pubblicazioni, carriere, Stefano Corgnati e Marco Ottaviani dialogano sui meccanismi che producono conoscenza (Museo Nazionale del Risorgimento, Aula della Camera Italiana alle 15.00). Come si possono sfruttare gli algoritmi di apprendimento automatico (machine learning) per fare nuove scoperte, in settori che vanno dall’economia e dalla fisica fino alla medicina? Risponde Sendhil Mullainathan, sempre alle 15.00 al Collegio Carlo Alberto, Auditorium.

Le paure suscitate dall’IA sono tante e vanno prese sul serio. Barbara Caputo e Diletta Huyskes partendo dalla consapevolezza che la tecnologia non è mai un destino dialogano su come esercitarne il controllo con responsabilità (Museo Nazionale del Risorgimento, Sala Codici alle 16.00). Secondo il senso comune la mente alla nascita sarebbe una tabula rasa, che via via si riempirebbe di contenuti grazie alle successive esperienze. Non è così. Parte da qui l’intervento di Giorgio Vallortigara alle 16.00 all’Accademia delle Scienze di Torino, Sala dei Mappamondi. Janet Currie interviene su un tema ancora poco battuto: investire nella salute mentale dei più giovani (Collegio Carlo Alberto, Common Room alle 16.30).

La discriminazione è considerata una causa importante delle differenze socioeconomiche tra persone di diverso genere, razza, cultura, ecc. Cosa la determina? Nicola Gennaioli mostra come la psicologia della memoria ci aiuti a capire cause e conseguenze economico-sociali di questo odioso fenomeno (Collegio Carlo Alberto, Auditorium, alle 17.00).

Chiudono il festival il dialogo di Tito Boeri con David Card, Danielle Li e Max Welling, alle 18.00 Binario 3 OGR e il Concerto Armonie italiane dell’Orchestra del Teatro Regio di Torino diretta dal maestro Valerio Galli in occasione della Festa della Repubblica Teatro Regio, 20.30. L’ingresso è gratuito. A partire da venerdì 26 aprile 2024 sarà possibile scaricare i biglietti online sul sito www.teatroregio.torino.it fino a esaurimento dei posti disponibili e al massimo 4 biglietti per ciascuna operazione.

Tra gli ospiti degli incontri con l’autore coordinati da Eva Giovannini: Veronica De Romanis, Emanuele Felice, Marianna Filandri, Federico Fubini, Paolo Guerrieri, Robert Johnson, Marco Magnani, Armando Massarenti, Alberto Mingardi, Tommaso Monacelli, Pier Carlo Padoan, Roberto Perotti, Irene Soave, Michael Spence, Luigi Zingales.

Il Festival Internazionale dell’Economia è ideato, progettato e organizzato dagli Editori Laterza con la direzione scientifica di Tito Boeri.

 

La manifestazione è promossa dal TOLC (Torino Local Committee), coordinato dalla Fondazione Collegio Carlo Alberto e composto dalla Regione Piemonte, dalla Città di Torino, dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, dalla Fondazione CRT, dall’Università di Torino, dal Politecnico di Torino, dalla Camera di commercio di Torino, da Unioncamere Piemonte, da Unione Industriali Torino e da Legacoop. L’iniziativa è inserita nell’ambito di Torino Futura – Generazione di Cultura.

L’Ufficio del Parlamento europeo in Italia, la Rappresentanza in Italia della Commissione europea e Cassa Depositi e Prestiti sono partner istituzionali dell’evento.

Il Festival è realizzato anche grazie al contributo di aziende, enti e istituzioni. Di particolare rilievo la collaborazione con Intesa Sanpaolo, partner della manifestazione.

Main sponsor dell’iniziativa sono ABI – Associazione Bancaria italiana, Lavazza Group e Reale Mutua.

Global Thinking Foundation, Google e PedersoliGattai sono sponsor del Festival.

Supporter tecnico è Turismo Torino e Provincia. Media partner dell’iniziativa sono La Stampa, Rai Radio 1, Rai Radio 3, Rai News.it.  L’Accademia delle Scienze di Torino e INET – Institute for New Economic Thinking sono scientific advisor.

 

 

 

Laterza al Salone Internazionale del Libro

Gli appuntamenti Laterza al Salone Internazionale del Libro di Torino.
Vi aspettiamo dal 9 al 13 maggio 2024 al Padiglione OvalStand U77!

 

Giovedì 9 maggio

ore 18.00 | Spazio La Stampa
La Russia e i putiniani d’Italia
con Jacopo Iacoboni, Gianluca Paolucci e Antonio Talia

ore 18.30 | Sala Blu
Imparare a vivere
Maurizio Ferraris con Paolo Di Paolo

 

Venerdì 10 maggio

ore 11.00 | Bosco degli scrittori
La via selvatica. Storie di umani e non umani
Adriano Favole con Marco Aime

ore 15.00 | Auditorium
La storia immaginaria
Alessandro Barbero con Giuseppe Laterza

ore 16.30 | Spazio La Stampa
Chi possiede la conoscenza
Anteprima del Festival internazionale dell’Economia

con Tito Boeri e Andrea Malaguti

ore 17.00 | Sala Rossa
Democrazia e disuguaglianze
Luciano Canfora e Gustavo Zagrebelsky
coordina Giuseppe Laterza

ore 17.30 | Polo culturale CAM | Salone Off
Ero l’uomo della guerra. La mia vita da fabbricante di armi a sminatore
Vito Alfieri Fontana e Antonio Sanfrancesco con Nicolas Marzolino
coordina Chiara Genisio

ore 18.00 | Complesso Aldo Moro, Sala Lauree | Salone Off
La Repubblica Popolare Cinese nella recente editoria
a cura dell’Istituto Confucio dell’Università di Torino in collaborazione con Editori Laterza
con Guido Samarani, Sofia Graziani, Gianluca Cuniberti e Vincenzo Ferrone
coordina Stefania Stafutti

ore 19.30 | Sala della Montagna 
Controstoria della montagna sacra
Enrico Camanni e Andrea Zannini

ore 21.00 | Casa del Quartiere San Salvario | Salone Off
Israele e Palestina: quali prospettive?
con Paola Caridi e Arturo Marzano

 

Sabato 11 maggio

ore 12.15 | Sala Oro
Fitopolis, la città vivente
Stefano Mancuso

ore 13.45 | Sala Rosa
Le postromantiche. Sui nuovi modi di amare
Carolina Bandinelli con Francesco Pacifico

ore 14.00 | Spazio UniTo
Storia della Terra
Alessandro Iannace con Rodolfo Carosi

 

Domenica 12 maggio

ore 15.00 | Stand Multiversity
L’industria della canzone

Gianni Sibilla con Daniela Cardini
modera Roberto Pavanello 

ore 16.15 | Sala Ambra
Le stragi sono tutte un mistero

Benedetta Tobagi con David Bidussa

ore 18.30 | Sala Rossa
Una notte al Museo Russo
Paolo Nori

[Proposte di lettura] 25 aprile

Chiara Colombini

Storia passionale della guerra partigiana

A partire dall’8 settembre del 1943, e fino al 25 aprile del 1945, migliaia di giovani e meno giovani abbandonarono la loro vita abituale, presero le armi e si gettarono in un’avventura che stravolse la loro esistenza. Quali furono i sentimenti e le passioni che li spinsero a un passo del genere e li sostennero in quei venti mesi? Amore e odio, speranza e vendetta, dolore e felicità: osservare le passioni della Resistenza ‘in diretta’ significa avvicinarsi a quella esperienza in modo quasi viscerale ed eliminare le distorsioni prodotte dal passare del tempo.

 

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Simona Colarizi

La resistenza lunga

Dopo la resa dell’Italia, l’8 settembre 1943, la lotta armata degli antifascisti è l’ultimo capitolo di una lunga resistenza al fascismo durata più di venticinque anni. L’eroica battaglia dei partigiani in questo ultimo tragico epilogo del conflitto mondiale, diventato anche guerra civile, ha in parte oscurato la ricostruzione dell’intera storia dell’antifascismo, eroica quanto i diciotto mesi resistenziali. Lunga è stata la resistenza, iniziata nel 1919, costata feriti e caduti sotto i colpi degli squadristi, continuata dopo il 1922 nella clandestinità, nell’esilio, nelle carceri e al confino.

 

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Marcello Flores – Mimmo Franzinelli

Storia della Resistenza

La Resistenza in montagna e quella in pianura. La guerriglia nelle città. Il sostegno della popolazione e il rapporto con la ‘zona grigia’. La collaborazione con gli Alleati e la guerra civile con gli italiani in camicia nera. A 75 anni dalla Liberazione, finalmente una ricostruzione con l’ambizione di proporre uno sguardo complessivo su fatti, momenti e protagonisti che hanno cambiato per sempre il nostro Paese.

 

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Carlo Greppi

25 aprile 1945

Carlo Greppi ricostruisce il giorno della liberazione senza arretrare di un millimetro dal metodo ma utilizzando una struttura nella quale la verità storica risulta quasi maieuticamente estratta dalla narrazione dei luoghi, dei fatti, delle connessioni.
Marco Bracconi, “Robinson – la Repubblica”

 

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Mimmo Franzinelli

Il fascismo è finito il 25 aprile 1945

Il fascismo è finito con la morte di Mussolini. I fascisti non esistono più o sono irrilevanti. L’Italia ha rotto per sempre con quel passato. Siamo sicuri che sia così? E allora come spieghiamo le molte continuità tra il regime e la Repubblica? Le bombe, i pellegrinaggi a Predappio e le continue violenze? È giunto il momento di smontare uno dei luoghi comuni più duraturo della storia repubblicana, ovvero quello secondo il quale il fascismo è morto e sepolto da fine aprile 1945.

 

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Chiara Colombini

Anche i partigiani però…

Avventurieri e ladri di polli. Protagonisti di una guerra inutile. Vigliacchi che colpiscono i nemici a tradimento. Terroristi. L’elenco dei luoghi comuni e delle falsificazioni sulla Resistenza è lunghissimo e continua a rafforzarsi a dispetto di ogni prova contraria. Perché?

 

 

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Piero Calamandrei

Uomini e città della Resistenza

Uomini e città della Resistenza, pubblicato una prima volta nel 1955, ha il merito di individuare una fra le dimensioni fondamentali della Resistenza: la sua natura tellurica, il legame dei partigiani con una specifica terra, con un preciso paesaggio.

 

 

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Marcello Flores – Giovanni Gozzini

Perché il fascismo è nato in Italia

Il fascismo è da sempre al centro dell’attenzione degli storici, che ne hanno studiato tutte le caratteristiche e le articolazioni. A un secolo dalla marcia su Roma, però, una domanda continua ad appassionare e dividere gli studiosi: perché il fascismo è nato proprio in Italia?

 

 

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Mussolini racconta Mussolini

a cura di Mimmo Franzinelli

Esistono molte biografie di Benito Mussolini ma mai nessuno aveva pensato di lasciare la parola al duce stesso, al racconto che della sua vita troviamo in pagine autobiografiche, tra cui molte inedite o dimenticate. Scopriamo così cosa pensava Mussolini della propria vita, come la raccontava agli altri, e come modificò questa autorappresentazione nel corso della sua esistenza.

 

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Emilio Gentile

Storia del fascismo

Un movimento antipartito che divenne partito milizia, che divenne regime totalitario in una monarchia, che divenne Stato imperiale e razzista, che divenne alleato di guerra e sconfitto in guerra, che risorse come repubblica subalterna e alla fine fu distrutto, diventando storia del passato: questo, e molto altro, fu il fascismo, la cui storia viene raccontata in questo libro dal più originale dei suoi storici.

 

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Nicola Labanca

Prigionieri, internati, resistenti
Memorie dell’“altra Resistenza”

Gli Internati militari italiani (Imi) hanno sempre fatto fatica a trovare un riconoscimento nella memoria della guerra e della Resistenza e in questi ultimi anni sono diventati un oggetto di contesa politica. Il loro ‘No’ al fascismo di Salò è stato depotenziato di ogni valore morale e politico. Sono tornati a essere dei prigionieri e non dei ‘resistenti senz’armi’. Un esempio di ‘battaglia sulla memoria’ nella quale la Resistenza rischia di essere di nuovo accantonata.

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Carlo Greppi

Il buon tedesco

Il capitano Jacobs è un buon soldato, rispettoso delle gerarchie, onesto. Improvvisamente nel 1944, assieme al suo attendente, decide di passare, armi in pugno, dalla parte dei partigiani. Sceglie di combattere contro i propri camerati. Perché lo fa? Inseguendo la parabola di quest’uomo viene alla luce una grande storia dimenticata: furono centinaia i tedeschi e gli austriaci a percorrere lo stesso cammino. Un piccolo esercito senza patria e bandiera, una pagina unica nella storia d’Italia.

 

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Mimmo Franzinelli

Storia della Repubblica Sociale Italiana 1943-1945

Tra il 1943 e il 1945 l’Italia conosce la sua ora più buia: il Paese diviso in due; la guerra tra le truppe alleate e gli occupanti nazisti; lo scontro tra la Resistenza e i tedeschi supportati dai fascisti. È l’estrema stagione politica di Benito Mussolini, la pagina più sanguinosa e dolorosa del Novecento italiano.

 

 

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Emilio Gentile

25 luglio 1943

Emilio Gentile, uno dei più autorevoli allievi di Renzo De Felice, mette in dubbio – sulla base di un’accurata esegesi delle testimonianze di tutti gli altri partecipanti alla seduta del Gran Consiglio e di documenti inediti provenienti dalle carte di Federzoni – le ricostruzioni di Grandi e dello stesso Mussolini su cosa avvenne il 25 luglio 1943.
Paolo Mieli, “Corriere della Sera”

 

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Carlo Greppi
L’antifascismo non serve più a niente
Immaginate un paese in cui si ripete costantemente «che c’entriamo noi col fascismo?» e «ma poi, anche se fosse, tanto non era una dittatura, anzi ha fatto pure qualche cosa di buono». Immaginate un paese dove il crollo del fascismo viene chiamato anche ‘morte della patria’, dove la Resistenza diventa un’eredità scomoda da nascondere quanto prima nella soffitta della memoria. Ecco, ora immaginate di mettere alla prova dei fatti queste parole che sono diventate quasi senso comune.

 

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Filippo Focardi
Il cattivo tedesco e il bravo italiano
La rimozione delle colpe della seconda guerra mondiale

‘Il cattivo tedesco e il bravo italiano’ è uno stereotipo da rivedere che ha consentito di evitare molti conti con la nostra cattiva coscienza. Corrado Augias, “la Repubblica”

‘You can anaesthetise all plants. This is extremely fascinating’

THE GUARDIAN: Killian Fox on The Plan(t) of the World, by Stefano Mancuso

An advocate of plant intelligence, the Italian author discusses the complex ways in which plants communicate, whether they are conscious, and what his findings mean for vegans

Born in Calabria in 1965, Stefano Mancuso is a pioneer in the plant neurobiology movement, which seeks to understand “how plants perceive their circumstances and respond to environmental input in an integrated fashion”. Michael Pollan in the New Yorker described him as “the poet-philosopher of the movement, determined to win for plants the recognition they deserve”. Mancuso teaches at the University of Florence, his alma mater, where he runs the International Laboratory of Plant Neurobiology. He has written five bestselling books on plants.

What’s at the root of your love of plants?

I began to be interested in plants at university. One of my tasks during my doctorate was to understand how a root growing in the soil was able to move around an obstacle. My idea was to film this movement, but I saw something different: the root was changing direction well before touching the obstacle. It was able to sense the obstacle and to find a more convenient direction. That was my first eureka moment, where I started to imagine that plants were intelligent organisms.

You refer to your field as plant neurobiology. Is this a provocation?

At the beginning, it was not at all. I started to think that almost all the claims I was hearing about the brain were valid also in plants. The neuron is not a miracle cell, it’s a normal cell that is able to produce an electrical signal. In plants, almost every cell is able to do that. The main difference between animals and plants, in my opinion, is that animals concentrate specific functions inside organs. In the case of plants, they diffuse everything through the whole body, including intelligence. So it was not a provocation at the beginning, but there was a big resistance among my colleagues to use this kind of terminology, and so after it became a provocation.

What were you hoping to achieve with your new book, Tree Stories?

What I’d like to popularise is, first, the many abilities of plants that we normally are unable to feel and understand, because they are so different from us. Second, when you tell a story about life on this planet, not talking about plants, which make up 87% of life, is a nonsense.

You argue passionately in favour of filling cities with trees. Why is this so important?

We are producing 75% of our CO₂ in cities, and the best way to remove that CO₂ is by using trees. The closer the tree is to the source of carbon emissions, the better they are at absorbing it. According to our studies, we could put around 200bn trees in our urban areas. To do that, we really need to imagine a new kind of city, completely covered by plants, without any border between nature and city.

You have a fascinating chapter about a tree stump being kept alive for decades by its neighbouring trees. What can humans learn from tree communities?

Plants are so incredibly cooperative with one another because cooperation is the most efficient way to grant the survival of species. Not understanding the strength of the community is one of [humanity’s] main errors. There was a very clever evolutionary biologist at the beginning of the last century, Peter Kropotkin, who said that when there are fewer resources, and the environment is changing, then cooperation is vastly more efficient [than competition]. This is an important teaching for us today, because we are entering a period of reduction of resources and the environment is changing because of global warming.

To what degree can plants communicate with one another? If you have a spectrum with rocks at one end and humans at the other, where do plants sit?

I would say very close to humans. Communication means you are able to emit a message and there is something able to receive it, and in this sense plants are great communicators. If you are unable to move, if you are rooted, it’s of paramount importance for you to communicate a lot. We experienced this during lockdown, when we were stuck at home and there was an incredible increase in traffic on the internet. Plants are obliged to communicate a lot, and they use different systems. The most important is through volatiles, or chemicals that are emitted in the atmosphere and received by other plants. It’s an extremely sophisticated form of communication, a kind of vocabulary. Every single molecule means something, and they mix very different molecules to send a specific message.

The idea that plants are intelligent is controversial enough, but you’ve gone one step further by claiming that plants are to some degree conscious…

It’s incredibly difficult to talk about consciousness, first because we actually don’t know what consciousness is, even in our case. But there is an approach to talking about it as a real biological feature: consciousness is something that we all have, except when we are sleeping very deeply or when we are under anaesthesia. My approach to studying consciousness in plants was similar. I started by seeing if they were sensitive to anaesthetics and found that you can anaesthetise all plants by using the same anaesthetics that work in humans. This is extremely fascinating. We were thinking that consciousness was something related to the brain, but I think that both consciousness and intelligence are more embodied, relating to the entire body.

So you can put a plant to sleep?

We are working to see if it’s possible to say that. It’s an incredibly difficult task, but we think that, before the end of this year, we will be able to demonstrate it.

As we learn more about the sophistication and sensitivity of plants, should we think twice about eating them?

It’s an interesting question. Many vegan people have written to me asking this. First, I think it’s ethical to eat plants because we are animals, and as animals we can only survive by eating other living organisms – this is a law that we cannot break. Second, it’s much more ethical to eat a plant than, for example, beef, because to produce a kilo of beef, you need to kill one tonne of plants, so it’s much better to eat directly a kilo of plants. The third point is that it’s very difficult for us to imagine being a plant, because for us being eaten is an ancestral nightmare, whereas plants evolved to be eaten, it’s part of the cycle. A fruit is an organ that is produced to be eaten by an animal.

So fruit is probably the most ethical thing you can eat, more so than, say, kale?

Maybe fruit is the most ethical, but you need to defecate on the ground afterwards, because otherwise you are breaking the cycle.