Questa settimana parliamo del caso brevetti, di femminicidi, del caso “Ungheria”, dei dati Istat sulla speranza di vita e – com’è giusto, nella settimana del primo maggio – di lavoro.
→ Caso brevetti. Gli Stati Uniti hanno dichiarato di essere favorevoli alla sospensione dei diritti di proprietà intellettuale per i vaccini anti Covid. Come ha affermato la rappresentante Usa per il commercio Katherine Tai, “si tratta di una crisi sanitaria mondiale e le circostanze straordinarie della pandemia invocano misure straordinarie”.
Come ricostruisce Angelo Romano su Valigia Blu, «ora toccherà convincere gli altri paesi. La proposta degli Stati Uniti è stata immediatamente raccolta dalla Nuova Zelanda, in precedenza riluttante a sospendere la proprietà intellettuale sui vaccini. […] Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha cambiato posizione e si è detto “assolutamente favorevole”, mentre il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi ha dichiarato: “I vaccini sono un bene comune globale. È prioritario aumentare la loro produzione, garantendone la sicurezza, e abbattere gli ostacoli che limitano le campagne vaccinali”. Resta da vincere la contrarietà dell’Unione europea, del Regno Unito e di altri paesi come Germania, Canada, Australia e Svizzera».
La questione ha un precedente importante. Negli anni Novanta l’AIDS metteva a rischio la sopravvivenza di un intero continente nell’indifferenza delle maggiori istituzioni internazionali. Se infatti già nel 1996 degli efficaci retrovirali erano stati messi in commercio in molte regioni del mondo, all’Africa le terapie erano negate, sebbene in quell’area i malati si contassero a milioni. Perché questo doppio standard? Si dubitava della capacità degli africani di assumere regolarmente le medicine, le fragili sanità pubbliche africane erano considerate inefficienti, i farmaci – che in Occidente salvavano vite – apparivano un lusso (senza però che i corrispettivi farmaci generici, a basso costo, fossero presi in considerazione).
Come ricostruisce però Paolo M. Alfieri sull’Avvenire, la svolta arrivò nel 1997, con la promulgazione, per mano di Nelson Mandela, del Medical Act, «che superando i brevetti autorizzava di fatto la produzione locali di farmaci antiretrovirali generici a basso costo o l’importazione degli stessi dagli altri Paesi. L’anno successivo, però, un’azione legale portata avanti da 39 case farmaceutiche […] bloccò l’applicazione della legge». Il processo contro il Medical Act si aprì nel 2001: Mandela era riuscito a portare dalla sua l’opinione pubblica, e anche a causa delle pressioni internazionali le case farmaceutiche coinvolte si trovarono costrette a ritirarsi dal processo.
- Roberto Morozzo della Rocca, La strage silenziosa
- Carraro, Quello che possiamo imparare in Africa
- Ricciardi, La battaglia per la salute
- Remuzzi, La salute (non) è in vendita
→ Femminicidi. Nei primi quattro mesi dell’anno sono state uccise 38 donne (l’ultima il 7 maggio, a Torino): due femminicidi a settimana, in media, quasi tutti per mano di mariti ed ex, compagni e fidanzati, familiari, conoscenti.
→ Caso “Ungheria”. «La notizia dell’esistenza della presunta loggia segreta denominata “Ungheria”, composta da magistrati, alti funzionari di stato e avvocati e nata per condizionare inchieste giudiziarie e nomine, nasce dalla rivelazione del segreto d’ufficio compiuta da un magistrato milanese, Paolo Storari», scrive Giulia Merlo su Domani. «È lui, che ha sostenuto di aver agito in “autotutela” perché preoccupato dall’«inerzia» della procura di Milano, a consegnare al togato del Consiglio superiore della magistratura Piercamillo Davigo i verbali segreti resi dall’ex legale di Eni, Piero Amara, in cui racconta della loggia. Questa consegna, avvenuta tra il marzo e l’aprile 2020 nella casa milanese di Davigo, ha generato un inestricabile cortocircuito tra procure. Da che nessun fascicolo era stato aperto, ora le indagini sono parcellizzate in quattro diversi uffici, che ora indagano gli uni sugli altri».
→ Indicatori demografici e speranza di vita. Secondo un report pubblicato in settimana dall’Istat, la popolazione in Italia continua a diminuire: al primo gennaio 2021 i residenti sono 59 milioni 259mila, 384mila in meno su base annua.
L’età media appare in rialzo (46 anni) mentre in decisa contrazione appare la sopravvivenza media: «la speranza di vita alla nascita, senza distinzione di genere, scende a 82 anni, ben 1,2 anni sotto il livello del 2019. Per osservare un valore analogo occorre risalire al 2012. Gli uomini sono più penalizzati: la loro speranza di vita alla nascita scende a 79,7 anni, ossia 1,4 anni in meno dell’anno precedente, mentre per le donne si attesta a 84,4 anni, un anno di sopravvivenza in meno».
Si registra anche un numero di nascite pari a 404mila («nel volgere di 12 anni si è passati da un picco relativo di 577mila nati agli attuali 404mila, ben il 30% in meno»), mentre i decessi raggiungono il livello eccezionale di 746mila. Si registrano, in pratica, 7 neonati e 13 decessi per mille abitanti. Frenano i flussi migratori con l’estero: il saldo è di +79 mila, la metà del 2019.
→ Speciale Primo Maggio. Parliamo di lavoro: ecco le nostre proposte.
- Fana, Non è lavoro, è sfruttamento
- Aloisi – De Stefano, Il tuo capo è un algoritmo
- Balzano, Contro lo smartworking
- Gallino, Il lavoro non è una merce
- Alberti, Senza lavoro
- Gallino, Vite rinviate