Abhijit V. Banerjee – Esther Duflo, Una buona economia per tempi difficili

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IL NUOVO LIBRO DEI PREMI NOBEL PER L’ECONOMIA 2019

La ‘buona economia’ a confronto con grandi questioni del nostro tempo, dalla disuguaglianza al commercio internazionale, dall’impatto delle tecnologie sul lavoro alla diffusione della povertà nel mondo. Con lo scopo di rimettere al centro dell’economia la dignità della persona.

 

Abbiamo scritto questo libro per aggrapparci alla speranza. Per riepilogare la storia di quello che è andato storto e perché è andato storto, ma anche per ricordarci di tutto quello che è andato per il verso giusto. Un libro che parla sia dei problemi sia di quello che possiamo fare per rimettere insieme il nostro mondo, se riusciremo a fare una diagnosi onesta.

Un libro che racconta dove ha fallito la politica economica, dove ci siamo fatti accecare dall’ideologia, dove non siamo riusciti a vedere delle cose ovvie: ma anche un libro che racconta dove e perché la buona economia è utile, soprattutto nel mondo di oggi.

Alla fine abbiamo deciso di buttarci, in parte perché eravamo stufi di starcene in disparte a guardare il dibattito pubblico su questioni economiche fondamentali – immigrazione, commerci, crescita, disuguaglianza, ambiente – che partiva sempre più per la tangente.
Ma anche perché, man mano che ci ragionavamo sopra, ci rendevamo conto che i problemi che devono fronteggiare i paesi ricchi nel mondo spesso, in realtà, sono inquietantemente simili a quelli che siamo abituati a studiare nei paesi in via di sviluppo: persone lasciate indietro dallo sviluppo, esplosione della disuguaglianza, mancanza di fiducia nello Stato, spaccature sociali e politiche e così via.

Abbiamo imparato molto scrivendo questo libro, e questo ci ha dato fiducia nella cosa che come economisti abbiamo imparato a fare meglio, cioè concentrarci ostinatamente sui dati reali, diffidare delle risposte superficiali e delle soluzioni miracolose, affrontare con umiltà e onestà le cose che non capiamo ed essere pronti – forse la cosa più importante di tutte – a sperimentare idee e soluzioni e a sbagliarci, se questo serve ad avvicinarci allo scopo ultimo di costruire un mondo più umano.

Abhijit V. Banerjee – Esther Duflo,  Una buona economia per tempi difficili


Abhijit V. Banerjee insegna Economia presso il Massachusetts Institute of Technology.

Esther Duflo è docente presso il dipartimento di Economia del Massachusetts Institute of Technology.

Insieme, hanno vinto il Premio Nobel per l’Economia 2019.

 

Scopri il libro:

F. Pace, Passaggi segreti

Passaggi segreti
PASSAGGI SEGRETI
Luglio: nel fitto del bosco…

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Passaggi segreti è il racconto di tante incursioni in luoghi d’Italia solitari e selvatici. Piccoli viaggi che diventano l’occasione per scoprire dimensioni nuove e poco ascoltate di noi stessi. Qui siamo ‘nel fitto del bosco tra San Martino di Castrozza e Predazzo’.

Nell’uscire da San Martino, la provinciale mi concedeva ancora di rivolgere lo sguardo a quella catena montuosa. Ipnotica. Incantatoria. Sublime e terribile. Cimon della Pala, Dente del Cimone, Rosetta, Pala di San Martino. Ripetevo, quasi come una cantilena, i nomi di quelle dentature montuose che circondavano le case, silenziose e accovacciate. E poi Vezzana e Bureloni.

Le ripetevo come un insegnante giovanissimo, appena giunto in una classe, cerca di rimandare a memoria i nomi di quei volti dei ragazzi che ha appena incontrato e cerca di capire il prima possibile la loro intima natura. Per non fare errori. Per non sbagliare anche questa volta. E, come un giovane docente, ero caduto anche io già in una specie di simpatia a prima vista per qualcuno di loro, per il Cimon della Pala, prima ancora di conoscerne la storia. Prima ancora di saper nulla di quel che aveva dovuto passare. Ogni volta che lo volgevo verso l’alto, verso la distesa di quella catena montuosa, lo sguardo finiva quasi sempre per andare a cercare le linee del Cimon. Mi rammentavo di un’amica che quelle cime le fotografava dalla pianura, che cercava di continuare a vederle anche quando era dovuta tornare a Venezia. È più facile cadere nella malia dell’incanto, pensavo, che liberarsene. Mentre seguivo le linee che s’aprivano nella strada, come crepe, come fenditure, forse per il freddo dell’inverno, per l’incuria, superai le ultime abitazioni del paese. Il legno, il bianco, i tetti acuminati. I tappeti stesi sulle ringhiere dei balconi. Uno, due, tre ciclisti, che ostinati nelle loro curve schiene spingevano sui pedali. Risalire la vetta. Andare più in alto. La foga, il desiderio. Poi svoltai seguendo la freccia che indicava Passo Rolle. Fu così rapido il piegarsi della strada, il girare su se stessa, l’inerpicarsi, che quasi mi sorprese poi l’inoltrarmi già nei boschi. Attraverso il cruscotto, mi venivano incontro gli abeti, rapidi, pensosi e frementi, per mostrarmi le loro punte aguzze mentre venivano lambite dalla luce del sole radente e le radici se ne stavano nel fondo precipitoso, cupo, umido e scosceso della montagna.

A invitarmi a cena era stata una coppia di amici, Giovanni e Luisa, che proprio in quei giorni erano stati attirati fino a Predazzo, fino a quel cumulo di case che stava dall’altra parte della valle proprio nel cuore della Val di Fiemme, da un’improvvisa relazione d’amore che era nata tra il proprio figlio, poco più che diciottenne, e una ragazza del luogo. Lui altissimo, ciondolante, interrogativo. Lei piccolina, esile e gentilissima. I primi incontri. Gli inganni e gli incanti. L’attrazione, l’incomprensione e la seduzione. I due giovani si erano appena veduti qualche volta e ciascuno sembrava contenere dentro di sé proprio quello che desiderava ci fosse dentro l’altra. Era l’anelito che prima o poi scuote ciascuno di noi, era il desiderio di quel che non riusciamo a raggiungere, quel che di prezioso sembra in serbo per noi ma sta nascosto nel corpo e nella mente di un’altra persona che ancora non conosciamo e non sappiamo se, nel breve arco della vita, riusciremo a trovare. Non sappiamo ancora, o forse non sapremo mai, se dovremo, invece, accontentarci, inconsapevolmente, della illusione di averla trovata. Senza certezze, senza convinzioni, forse meravigliati daquella stessa meraviglia, forse abbacinati dallo splendore deiluoghi, dal mistero dei boschi, dalla vasta profondità del cielo,dall’odore del legno, dalla freschezza delle lenzuola delle stanze degli alberghi accovacciati ai piedi delle Dolomiti, o forse preoccupati da quell’anelito che ci spinge a cercare qualcosa nell’altra, i genitori avevano seguito il loro altissimo e ciondolante figliolo fino a Predazzo.

Sempre i genitori finiscono per seguire i propri figli. Sempre cercano di anticipare i passi che compiranno le proprie creature. Fino a che possono. Fino a che, a loro volta, i passi dei loro figli diventeranno così ampi che i genitori, anche loro creature di altri genitori, non potranno fare altro che lasciarli andare. Avevo ancora, negli occhi della mente, l’eco dello splendore rosato, incantevole, ipnotico del Cimon della Pala, mentre salivo, curva dopo curva, tra l’odore verde dei prati, l’umido del bosco e la tentazione che esercitavano le fughe delle stradine in terra battuta che quasi a ogni curva, che si piegava a gomito, dipartivano per inoltrarsi nel denso del bosco. Lo strano misterodella luce che filtrava tra le ramificazioni. Il bosco è uno spazio che meraviglia per ciò che è, ma anche per quel qualcos’altro a cui allude e rimanda, per ciò che intende sempre celare. A ogni passo si ha la percezione di arrivare più vicino, di stare per intravedere quel che viene tenuto nascosto. Si intuisce la possibilità di raggiungere il luogo da cui arriva la luce. O il nucleo stesso del bosco, lo spazio segreto, il centro più profondo. Quel che l’altro sembra contenere dentro di sé. Ma più si avanza e più il bosco ricrea se stesso, si perde, si dirada, si infittisce e si ostina ad allontanare i confini del proprio limitare. Quanto più lo inseguiamo, quel confine, e tanto più il bosco relega quel che c’è al di là, ancora più in là. Infine scompare, quasi spaventato. Infine s’arresta, d’improvviso, davanti alle case, alle strade, alle prime voci degli uomini, al voltare di una curva.

Giravo e rigiravo. E la strada era una lingua che serpeggiava tra l’inclinarsi delle vette. Saliva. E gli abeti, da una parte e dall’altra, stavano con le radici aggrappati alla terra per non scivolare via. Ogni tanto anche la strada pareva prendere un po’ di respiro e si lasciava andare quasi pianeggiando, come se volesse lasciar guardare chi guidava, con maggiore attenzione, gli abeti nella loro altezza mentre svettavano precipitosamente verso l’alto. Passai sul rio Marmor. Un secco greto fatto di pietre. Più andavo e più gli abeti sembravano avvicinarsi al ciglio della strada, quasi a voler ricreare la fitta trama del bosco, nonostante l’auto, nonostante la velocità. Lo stormo delle punte aguzze degli abeti che si sospingevano

tutte insieme verso l’alto davano l’illusione che il nutrimento, che dava loro modo di crescere, non arrivasse dal profondo, dalla umidità sotterranea delle proprie radici, quanto piuttosto dal cielo, da quel che li attirava verso l’alto. M’era tornato in mente così, a cospetto di quegli abeti, di quando, da piccolo, molto più piccolo del figlio altissimo e interrogativo di Giovanni, mi arrampicavo sugli alberi. Un ricordo che avevo rimosso del tutto dalla memoria. Accade così. Gran parte di quel che abbiamo vissuto non rammentiamo neppure di averlo vissuto. E per lo più ci sembra naturale che quel fiume di giorni, una volta attraversato, fluisca nel mare della dimenticanza. Solo a tratti ci viene concesso di riavvicinarci a quel che più di ogni altra cosa ci è appartenuto. Ero così piccolo che forse neppure arrivavo al ripiano del tavolo.

Guidavo e risentivo sulla pelle, per la prima volta, l’eccitazione e l’ebbrezza di quelle imprese solitarie e inebrianti. L’arrampicata come una questione che aveva a che fare soprattutto con il corpo. Arrampicarsi era una gioia, uno sfogo. Una rabbia. Un anelito animalesco, antichissimo e primordiale, di cui nessuno era partecipe. L’impresa a cui mi accingevo lontano da tutti. Dapprima con le mani cercavo il ramo più vicino, quello a cui arrivavo appena e che mi permetteva di staccarmi da terra. Già dopo quel primo passo, dopo averafferrato un braccio vegetale, ero in una dimensione diversa. E allora salivo di ramo in ramo. Con una perizia sconosciuta, con una lentezza che si alternava a gesti rapidissimi. Il timore di cadere, il fitto e articolato mondo che dipartiva dal tronco e si sospingeva orizzontalmente verso l’esterno in ricami e giravolte.

Federico Pace, Passaggi segreti


Federico Pace è scrittore e giornalista.

Mystery Train

Mystery Train
LEZIONE DI STORIA IN MUSICA

MYSTERY TRAIN
UN VIAGGIO NELL’IMMAGINARIO AMERICANO

Con Alessandro Portelli, Gabriele Amalfitano, Margherita Laterza, Matteo Portelli

Libertà, frontiera, industria, solitudine: il treno come straordinaria metafora della modernità americana.

Cos’ha significato il treno per un paese come l’America? La modernità è penetrata in un mondo rurale attraverso i binari, cambiando per sempre il paesaggio naturale come quello antropologico. Da oggettivazione del moderno e dell’accelerazione che lo contraddistingueva, la ferrovia è oggi diventata rottame, residuo, reperto di un mondo scomparso. Mystery Train. Un viaggio nell’immaginario americano ripercorre il rapporto dell’America con il treno, tra racconti, poesie e canzoni.

Un’attrice, Margherita Laterza, due musicisti, Matteo PortelliGabriele Amalfitano, e un americanista, Alessandro Portelli, mettono in scena questa originale e particolarissima Lezione di Storia, convocando, tra gli altri, Hawthorne e Dickinson, Woody Guthrie e Bruce Springsteen, Elvis Presley e Johnny Cash.

Lo spettacolo è prodotto dagli Editori Laterza in collaborazione con il Circolo Gianni Bosio.

Le date della Lezione in Musica:

  • Sabato 25 luglio – Salerno  – Atrio del Duomo (ore 22.30) acquista
  • Venerdì 4 settembre – Modena – Giardini di Palazzo Ducale acquista
  • Sabato 5 settembre – Bologna – Chiostro dell’Arena del Sole acquista
  • Domenica 6 settembre – Roma – Cavea dell’Auditorium Parco della Musica (ore 21.00) acquista
  • Martedì 8 settembre – Milano – Bagni Misteriosi Teatro Franco Parenti (ore 21.30) acquista

La lezione è anche un podcast in 4 puntate che sarà disponibile sulle più diffuse piattaforme di distribuzione dal 27 luglio 2020. Ascoltalo qui.

  1. 27 luglio 2020 La ferrovia come irruzione della modernità nel paesaggio bucolico dell’America di metà Ottocento (da Hawthorne a Dickinson, da Shenandoah a Mystery Train)
  2. 30 luglio 2020 La ferrovia come simbolo della rivoluzione industriale e della crescita economica, i treni merci, i vagabondi sugli assali (da Elizabeth Cotten agli Industrial Workers of the World)
  3. 3 agosto 2020 La ferrovia come luogo di duro lavoro e di protesta, dalle rivolte del ‘77 a Chicago, alla leggenda di John Henry, minatore nero che sfidò la scavatrice fino alla morte (da Carson Robison a Utah Phillips).
  4. 5 agosto 2020 La fine della ferrovia in America, l’arrivo dei pullman e delle automobili, le grandi compagnie autostradali smantellano le miglia di binari costruiti, il viaggio diventa individuale e ai treni si guarda con nostalgia (da Woody Guthrie, a Johnny Cash fino a Stolen Car di Bruce Springsteen).

Lezioni di Storia in musica

Lezioni di Storia in musica
ESTATE MODENESE
Giardini Ducali 12 luglio 2020

ingresso libero

#LezionidiStoria 

“IL NEMICO SIAMO NOI”

AMEDEO FENIELLO, ALESSANDRO VANOLI

Interventi musicali di CARLO MASCILLI MIGLIORINI

Regia di ANTONIETTA BELLO

Progetto ideato dagli Editori Laterza

Dai barbari tedeschi, ai francesi e agli spagnoli, fino ai terroni meridionali, in un gigantesco effetto domino che ci appartiene e costituisce la nostra essenza, multipla e complessa, nel passato della nostra Penisola, al centro di tutto c’è sempre stato lui: il Nemico. E la sua storia racconta meglio di qualunque altra cosa chi siamo e cosa siamo diventati. Un susseguirsi secolare, dove le culture si sono sedimentate e la paura è diventata oblio. Sino a quando ciascuno degli antichi invasori si è ritrovato a temere nuovi barbari. Perché i nemici degli italiani, oggi, sono gli italiani.

Amedeo Feniello
Storico del medioevo, è stato, di recente, Directeur d’études invité presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Ha insegnato Storia del Mediterraneo nel medioevo presso la Northwestern University, con sede a Evanston, Chicago, e ha lavorato all’Istituto Storico Italiano per il Medioevo. Attualmente lavora presso l’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea del CNR e insegna Storia medievale all’Università degli Studi dell’Aquila.

Alessandro Vanoli
Storico e scrittore, è esperto di storia mediterranea. All’attività di saggista affianca un grande interesse nei confronti della comunicazione e della divulgazione, collaborando con alcuni festival culturali. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Andare per l’Italia araba, il Mulino (2014); Quando guidavano le stelle, il Mulino (2015); Storie di parole arabe, Ponte alle Grazie (2016); Migrazioni mediterranee, Castelvecchi (2017); L’ignoto davanti a noi, il Mulino (2017); La via della seta (con F. Cardini), il Mulino (2017); Storia del Mediterraneo in 20 oggetti (con A. Feniello), Laterza (2018); Inverno. Il racconto dell’attesa, il Mulino (2018). È autore del reading teatrale “Le parole e il mare”, portato in scena dal 2017 insieme all’attore Lino Guanciale. Collabora con il «Corriere della Sera».

Carlo Mascilli Migliorini
Svolge attività di ricerca musicologica e critica, pubblicando articoli e revisioni per gli editori Bèrben, Ottocento, Libreria Musicale Italiana e le riviste Il Fronimo, Ocho sonoro, Strumenti e Musica. Insegna chitarra presso il Liceo Musicale Dante di Firenze e presso la scuola comunale G.Verdi di Prato.

Antonietta Bello
Attrice, regista, si occupa anche di formazione e didattica del teatro nelle scuole, nelle Università e nelle carceri, ora ha una docenza presso l’Università LUISS.
Ha partecipato a vari cinetelevisivi tra cui “Lovers” di Matteo Vicino e la fiction “M” – Moro di Michele Santoro che l’hanno vista protagonista.

Introduzione Il mondo dopo la fine del mondo

IL MONDO DOPO LA FINE DEL MONDO

Introduzione

Nel giro di poche settimane, all’inizio dell’anno, le nostre certezze sono andate in frantumi: di fronte a un virus potente e sconosciuto, tutti i più avanzati strumenti di controllo, dalla genetica all’informatica, si sono dimostrati inadeguati e siamo stati costretti, volenti o nolenti, a tornare ad adottare come essenziale una misura inventata molti secoli fa, la quarantena. Mentre epidemiologi, virologi e genetisti si sono trovati a dichiarare la propria parziale impotenza e a chiedere tempo, sono tornati improvvisamente attuali racconti e riflessioni che guardavamo con il sussiego che si riserva ai ruderi del passato. Chi mai avrebbe immaginato che saremmo tornati a sfogliare Il Decameron di Boccaccio, i Promessi sposi di Manzoni o La Peste di Camus non tanto per il piacere della lettura o per ragioni letterarie, ma per cercare in questi testi tracce di esperienze, per conoscere le conseguenze emotive di un fenomeno dimenticato?

Nel momento in cui scriviamo queste righe la pandemia ha già tracciato un grande solco tra un prima e un dopo, ha segnato uno spartiacque tra un mondo che credevamo di controllare e uno nuovo dal profilo molto incerto, ma che sta facendo saltare attraverso l’inappellabile verifica della realtà i nostri paradigmi più ferrei. Siamo tutti chiamati a riflettere su ciò che è stato, sulle cause profonde di quanto stiamo vivendo e sulle conseguenze immediate, economiche, politiche e sociali, così come a porci quesiti nuovi sul futuro che ci aspetta e che dovremo ricostruire.

Un prima e un dopo, dicevamo. Nel “prima”, le nostre società facevano mostra di una organizzazione globale molto efficiente rispetto al passato più recente via la disponibilità di strumenti tecnologici in grado di mettere in connessione su ogni piano il mondo intero. Oggi questa efficienza, questo intreccio pervasivo hanno mostrato l’altra faccia, quella fragile, insostenibile, vulnerabile: un minuscolo organismo infettivo le ha neutralizzate e fatichiamo ad essere resilienti, a resistere, a reagire. Allora le prime domande che vengono alla mente riguardano proprio questo aspetto: cosa ci dice questa vulnerabilità di noi come sistema organizzato? Come abbiamo potuta ignorarla così a lungo? Mentre sceglievamo di privilegiare la produzione di merci e servizi, il nostro essere consumatori, abbiamo dimenticato la nostra debolezza per eccesso di hybris?

Nel “prima”, la democrazia appariva il destino dell’umanità, il sistema politico che aveva sconfitto prima il totalitarismo nazista e poi soverchiato in ogni aspetto il socialismo reale. Nel nostro “dopo” tutto questo non appare più così scontato. Da un lato un governo autoritario come quello cinese ha dato prova di una capacità di reazione inimmaginabile, contenendo il contagio e riprendendo l’attività economica e la vita sociale, tanto da poter uscire da questa crisi come un vero e proprio modello vincente e che rischia di esercitare un notevole influsso anche sul mondo “libero”. Dall’altro gli strumenti messi in atto per contenere l’epidemia, dalla restrizione delle libertà individuali fino alle pervasive forme di controllo tecnologico, rischiano di minare dall’interno i nostri diritti di cittadinanza. E anche qui molte sono le domande da porci: storicamente le democrazie si sono sempre dimostrate più resilienti rispetto ai governi autoritari o alle dittature, capaci di affrontare i costi umani della crisi ed elastiche nell’elaborazione delle risposte. Oggi queste caratteristiche sembrano appannate, le reazioni incerte e confuse, la gestione delle diverse esigenze e dei diversi interessi poco trasparente. Come mai? Esiste una crisi della rappresentanza che mina la selezione delle classi dirigenti politiche attraverso le elezioni? Saltata la mediazione dei partiti, la comunicazione diretta tra leader e popolo impedisce un confronto reale? La logica dell’emergenza diventa l’unica via attraverso cui la politica riesce ad imporre decisioni e scelte? E anche se fosse così, come è stato possibile che non ce ne siamo accorti e non sia mai stato possibile introdurre dei correttivi?

Nel “prima” la globalizzazione, la divisione internazionale del lavoro, le delocalizzazioni apparivano una straordinaria opportunità per lo sviluppo del pianeta, per consentire ad enormi masse di persone di sperimentare il privilegio degli standard di vita occidentali, per ridurre le disuguaglianze tra nord e sud del pianeta. Nel “dopo”, : risorgono, ovunque e senza provocare scandalo, confini e frontiere, si esigono controlli e limitazioni alla libertà di circolazione di merci e persone, mentre monta una crescente irritazione per la dipendenza di ogni nazione da linee di approvvigionamento che non possono essere controllate. Ma non era possibile prevederlo? Perché per anni abbiamo sentito cantare le lodi delle “magnifiche sorti e progressive” di questi fenomeni senza che se ne mettesse in luce anche i rischi?

Nel “prima” il capitalismo aveva unificato tutto il pianeta sotto il proprio dominio. La logica di mercato si era imposta, alla prova dei fatti, come legge universale cui tutti i popoli e tutte le culture si erano adeguate. Nel “dopo”, riemergono con forza tratti ed identità antichissime che producono distinzioni e fratture: dalla Cina “confuciana” in cui l’individuo esiste solo in funzione della comunità, all’Europa latina dove la difesa organicistica della società nel suo complesso prevale immediatamente sugli immediati interessi economici, fino al mondo Anglosassone dove la prima reazione è quella del “business as usual”. E allora ipotizzabile che, finita l’emergenza epidemica, tutto riprenda come se niente fosse successo? Le leggi bronzee della domanda e dell’offerta globale torneranno a farsi valere senza alcuna variazione o si produrrà un ripensamento analogo a quello imposto dalla grande crisi del ‘29? Se si indebolirà la capacità del capitalismo di assicurare benessere e consumi, riprenderanno forza i conflitti sociali e redistributivi?

Nel “prima” lo Stato era considerato una istituzione quasi residuale, che doveva essere limitato e contenuto in ogni suo tentativo di ingerenza nella vita economica. Nel “dopo”, dovremmo considerare la sua forza necessaria, non cedibile, non solo per la tutela della salute pubblica e dei soggetti più deboli, ma soprattutto per la ripresa: la ricostruzione difficilmente può farne a meno. Ma la domanda è: come arriverà a questo appuntamento? La macchina dello Stato ha l’esperienza e le conoscenze per assolvere a questo nuovo ruolo? D’ora in avanti si va verso forme di intervento statale che ritenevamo cancellate dalla storia? I sistemi sanitari, ad esempio, dovranno essere ripensati completamente e se si, come potranno coesistere servizi privati e quelli pubblici?

Nel “prima”, l’Unione Europea, pur con tutti i difetti e lo scontento che l’accompagnavano, appariva una formidabile fortezza rispetto alle incertezze globali e l’Euro la sua arma di difesa definitiva. Nel “dopo”, riemergono stereotipi atavici e antipatie congenite: i popoli del sud superficiali, sfaticati e spendaccioni, i popoli del nord avari, freddi e calcolatori. Le stesse istituzioni europee faticano a trovare una propria legittimità rispetto agli interessi nazionali e non riescono ad assumere un ruolo di guida politica per l’intero Continente. E si fanno avanti le domande urgenti: come si riuscirà a ricostruire il senso di un’Europa unita dopo questo disastro? Riprenderà forza l’idea di un destino comune di tutti gli europei o le logiche nazionali torneranno a prendere il sopravvento? Perché si è dovuti arrivare fin sull’orlo del precipizio senza percorrere strade alternative?

Nel “prima”, sembrava che all’Italia fosse assegnato il destino di vivere sfruttando il suo immenso patrimonio culturale e le sue bellezze attraverso il turismo o il gusto per la buona tavola, la moda e il design. Nel “dopo”, tutto questo appare un sogno da cui siamo costretti a destarci in preda allo shock: le nostre città deserte, i luoghi dello shopping abbandonati, il lavoro che scompare tanto che persino mangiare potrebbe, dopo generazioni, tornare a essere un problema, come stiamo già sperimentando… Dopo decenni siamo obbligati di nuovo ad immaginare un futuro che non sia soltanto basato su un decimale in meno di tassazione o sull’eliminazione di questo laccio e di quel lacciuolo, ma che tenga nella giusta considerazione delle scelte fondamentali: In che direzione possiamo sperare di ripartire? Dove vogliamo andare come società? Abbiamo navi da bruciare alle nostre spalle?

E poi dovremmo fare i conti con l’inedita esperienza di isolamento, di separazione dagli altri che abbiamo vissuto in questi mesi: restare chiusi in casa, ma chiusi anche fuori nell’attenzione maniacale a schivarsi per strada o nei supermercati. Probabilmente dovremmo tenere le distanze a lungo. E questo quanto influirà sulla natura e la qualità delle nostre relazioni? L’abitudine alla solitudine e all’isolamento ci porterà a accontentarci di una vita relazionale a bassa intensità?

Il libro che vi apprestate a leggere è soprattutto un libro di domande, le domande che molti si pongono oggi quando porgiamo lo sguardo all’orizzonte del nostro futuro più prossimo o su quanto resta dietro di noi. Ed è un libro immaginato e realizzato nel pieno dell’emergenza e del “distanziamento sociale”, risente quindi di tutti i vincoli e delle difficoltà che stiamo sperimentando ed è anche, per sua natura, provvisorio, nel senso che i temi ci appaiono dettati dall’urgenza del momento e, forse, saranno contraddetti da nuovi accadimenti o da nuove evidenze. Come accade quando si racconta una storia di cui si conosce l’esito, sarà facile tra qualche anno tornare a leggerlo e vedere tutte le ingenuità, i dubbi e le incertezze con le quali proviamo a dare un senso al nostro tempo. Oggi, in mezzo al buio nel quale procediamo, non è così. Proprio per questo ci è sembrato comunque utile porsi alcune domande e tentare di offrire prime risposte, indicando anche possibili soluzioni ai grandi problemi che si sono aperti. E per questo ringraziamo tutti gli autori che hanno accettato di partecipare a questa nostra piccola impresa editoriale, che hanno accolto la nostra sfida e si sono prestati a correre questo rischio.

Il mondo dopo la fine del mondo

Il mondo dopo la fine del mondo
UN CANTIERE APERTO 

 

Abbiamo chiesto a cinquanta studiosi e opinion makers di analizzare le trasformazioni in corso nel mondo a seguito della pandemia e del lockdown, di descrivere possibili scenari e offrire indicazioni per la migliore gestione della crisi. Nella gran parte dei contributi si sottolinea come la crisi abbia esasperato le tendenze già presenti e si considera essenziale porsi obiettivi di miglioramento  e non solo di ripristino della situazione precedente alla pandemia.

Ne faremo un libro in uscita dopo l’estate dal titolo Il mondo dopo la fine del mondo, ma la novità sta nel fatto che il libro è un punto di arrivo di un cantiere che terremo aperto in questi mesi. Pensiamo infatti alla casa editrice come un intellettuale collettivo che aiuti i lettori a trovare nuove chiavi di interpretazione di un presente così carico di cambiamenti. Ogni settimana pubblicheremo sul sito e sui nostri canali social i diversi contributi e la clip di un dialogo tra 3 autori coordinato da Giuseppe Laterza che collegherà le riflessioni degli studiosi alla realtà politica, economica, sociale e culturale nel tempo stesso in cui la viviamo:

– venerdì 10 luglio ore 11.00 Andrea Boitani, Sabino Cassese, Marta Dassù Dopo la pandemia: più o meno globalizzazione? 
 venerdì 17 luglio ore 11.00 Stefano Allievi, Paola Dubini, Andrea Gavosto L’impatto della pandemia su formazione, consumi culturali, rapporti tra generazioni.
venerdì 24 luglio  ore 11.00 Colin Crouch, Elena Granaglia, Romano Prodi Come il Covid cambia la politica, la sanità e le disuguaglianze.

I podcast (disponibili su Google Podcast, Apple Podcast, Spotify, Spreaker, IHeartRadio):

– da lunedì 13 luglio Don Dante Carraro, La salute globale: un impegno quotidiano.
– da mercoledì 15 luglio Massimo Florio, Enrico Letta e Chiara SaracenoEuropa e Welfare.
 
da martedì 21 luglio Sergio Romano, Il giorno dopo la pandemia
– da martedì 28 luglio Giorgio Zanchini, La rivoluzione dell’informazione
da martedì 4 agosto Alessandra Casarico, Post Covid: i rischi per le donne

Rassegna stampa Guarda i video dialoghi Ascolta i podcast

Gli autori: Stefano Allievi, Gaetano Azzariti, Fabrizio Barca, Tito Boeri, Andrea Boitani, Lucio Caracciolo, Gianrico Carofiglio, Dante Carraro, Alessandra Casarico, Sabino Cassese, Innocenzo Cipolletta, Colin Crouch, Marta Dassù, Ilvo Diamanti, Giovanni Dosi, Paola Dubini, Marta Fana, Massimo Florio, Maurizio Franzini, Carlo Galli, Andrea Gavosto, Enrico Giovannini, Elena Granaglia, Enrico Letta, Massimo Luciani, Stefano Mancuso, Guido Mazzoni, Vittorio Parsi, Carlo Petrini, Mario Pianta, Simone Pieranni, Giuseppe Pignatone, Romano Prodi, Federico Rampini, Francesco Remotti, Walter Ricciardi, Dani Rodrik, Sergio Romano, Gino Roncaglia, Salvatore Rossi, Linda Laura Sabbadini, Michael Sandel, Chiara Saraceno, Guido Scorza, Valeria Termini, Gianfranco Viesti, Giorgio Zanchini.

Nel giro di poche settimane, all’inizio dell’anno, le nostre certezze sono andate in frantumi: di fronte a un virus potente e sconosciuto, tutti i più avanzati strumenti di controllo, dalla genetica all’informatica, si sono dimostrati inadeguati e siamo stati costretti, volenti o nolenti, a tornare ad adottare come essenziale una misura inventata molti secoli fa, la quarantena.
Nel momento in cui scriviamo queste righe la pandemia ha già tracciato un grande solco tra un prima e un dopo, ha segnato uno spartiacque tra un mondo che credevamo di controllare e uno nuovo dal profilo molto incerto. 

Ci è sembrato utile porsi alcune domande e tentare di offrire prime risposte, indicando anche possibili soluzioni ai grandi problemi che si sono aperti. E per questo ringraziamo tutti gli autori che hanno accettato di partecipare a questa nostra piccola impresa editoriale, che hanno accolto la nostra sfida e si sono prestati a correre questo rischio. continua a leggere


[Novità] Storia contemporanea

Marcello Flores – Giovanni Gozzini
Il vento della rivoluzione
La nascita del Partito comunista italiano

Collezione Storica

2021, pp. 280, ril., con ill., euro 24,00

SCHEDA LIBRO

 

Raoul Pupo
Adriatico amarissimo
Una lunga storia di violenza

Collezione storica

20224, pp. 320, ril., con ill., euro 20,00

SCHEDA LIBRO

 

Paul Jankowski
Il lungo inverno del 1933
Alle origini della Seconda guerra mondiale

Cultura Storica

2021, pp. 488, ril., con ill., euro 28,00

SCHEDA LIBRO

 

Pierre Savy (a cura di)
Storia mondiale degli Ebrei

iRobinson/Letture

20222, pp. 496, ril., euro 28,00

SCHEDA LIBRO

 

Johann Chapoutot – Christian Ingrao
Hitler

iRobinson/Letture

2021, pp. 152, euro 16,00

SCHEDA LIBRO

 

Eric Gobetti
E allora le foibe?

iRobinson/Letture | serie “Fact Checking”

20227, pp. 136, con ill., euro 13,00

SCHEDA LIBRO

 

Chiara Colombini
Anche i partigiani però…

iRobinson/Letture | serie “Fact Checking”

20215, pp. 192, euro 14,00

SCHEDA LIBRO

 

Mimmo Franzinelli
Il fascismo è finito il 25 aprile 1945

iRobinson/Letture | serie “Fact Checking”

2022, pp. 176, euro 14,00

SCHEDA LIBRO

 

Nicola Labanca
Prigionieri, internati, resistenti
Memorie dall’”altra Resistenza”

Storia e Società

2022, pp. 312, euro 22,00

SCHEDA LIBRO

 

Gianluca Falanga
Non si parla mai dei crimini del comunismo

iRobinson/Letture | serie “Fact Checking”

2022, pp. 240, euro 15,00

SCHEDA LIBRO

 

Tommaso Speccher
La Germania si che ha fatto i conti con il nazismo [di prossima uscita]

iRobinson/Letture | serie “Fact Checking”

2022, pp. 192, euro 14,00

SCHEDA LIBRO

 

Francesco Filippi
Prima gli italiani!
(si, ma quali?)

iRobinson/Letture | serie “Fact Checking”

20212, pp. 176, euro 14,00

SCHEDA LIBRO

 

Valentine Lomellini
Il “lodo Moro”
Terrorismo e ragion di Stato 1969 – 1986

Storia e Società

20223, pp. 224, euro 22,00

SCHEDA LIBRO

 

Simona Colarizi
Passatopresente
Alle origini dell’oggi 1989 – 1994

Storia e Società

20222, pp. 224, euro 20,00

SCHEDA LIBRO

 

Paolo Morando
Eugenio Cefis
Una storia italiana di potere e misteri

iRobinson/Letture

20213, pp. 392, euro 20,00

SCHEDA LIBRO

 

David Forgacs
Messaggi di sangue
La violenza nella storia d’Italia

Cultura Storica

2021, pp. 392, euro 25,00

SCHEDA LIBRO

 

Alessandro Colombo
Guerra civile e ordine politico

Sagittari

2021, pp. 320, euro 25,00

SCHEDA LIBRO

 

Francesco Barbagallo
I cambiamenti nel mondo tra XX e XXI secolo

Storia e Società

2021, pp. 160, euro 18,00

SCHEDA LIBRO

 

Fabio Fabbri
L’alba del Novecento
Alle radici della nostra cultura

Storia e Società

2022, pp. 320, euro 24,00

SCHEDA LIBRO

 

Leonida Tedoldi – Alessandro Volpi
Storia del debito pubblico in Italia
Dall’Unità a oggi

Storia e Società

2021, pp. 304, euro 22,00

SCHEDA LIBRO

 

Livio Sansone
La Galassia Lombroso

Storia e Società

2022, pp. 272, con ill. euro 24,00

SCHEDA LIBRO

 

Giuseppe Barone
Città in guerra
Sicilia 1820 – 1821

Storia e Società

2022, pp. 360, euro 25,00

SCHEDA LIBRO

 

Alessandro Bonvini
Risorgimento atlantico
I patrioti italiani e la lotta internazionale per le libertà

Storia Società

2022, pp. 368, euro 25,00

SCHEDA LIBRO

 

Pino Ippolito Armino
Il fantastico regno delle Due Sicilie
Breve catalogo delle imposture neoborboniche

iRobinson/Letture | serie “Fact Checking”

2021, pp. 144, euro 14,00

SCHEDA LIBRO

 

Simona Troilo
Pietre d’oltremare
Scavare, conservare, immaginare l’Impero (1899 – 1940)

Storia e Società

2021, pp. 336, euro 22,00

SCHEDA LIBRO

 

Carlotta Sorba – Federico Mazzini
La svolta culturale
Come è cambiata la pratica storiografica

Storia e Società

2021, pp. 184, euro 18,00

SCHEDA LIBRO

 

Enzo Traverso
La tirannide dell’io
Scrivere il passato in prima persona

Tempi nuovi

2022, pp. 192, euro 19,00

SCHEDA LIBRO

 

Federica Formiga
L’invenzione perfetta
Storia del libro

Manuali

2021, pp. 216, euro 20,00

SCHEDA LIBRO

 

Luciano Marrocu
Storia popolare dei sardi e della Sardegna

iRobinson/Letture

2021, pp. 304, euro 20,00

SCHEDA LIBRO

 

Claudio Vercelli
Israele
Una storia in 10 quadri

Saggi Tascabili

2021, pp. 192, euro 15,00

SCHEDA LIBRO

 

Nuovamente disponibili

Federico Chabod
Lezioni di metodo storico

Biblioteca Universale

2021, pp. 200, euro 16,00

SCHEDA LIBRO

 

Federico Chabod
L’idea di nazione

Biblioteca Universale

2021, pp. 198, euro 16,00

SCHEDA LIBRO

 

Richard J. Evans
Alla conquista del potere
Europa 1815 – 1914

Economica

2022, p. 1040, ril., euro 16,00

SCHEDA LIBRO

 

Raoul Pupo (a cura di)
La vittoria senza pace
Le occupazioni italiane alla fine della Grande Guerra

Biblioteca Universale

2022, pp. 288, euro 20,00

SCHEDA LIBRO

 

Emilio Gentile
La Grande Italia
Il mito della nazione nel XX secolo

Biblioteca Storica

2021, pp. 464, euro 24,00

SCHEDA LIBRO

 

Emilio Gentile
Storia del Partito fascista
Movimento e milizia. 1919 – 1922

Cultura Storica

2021, pp. 728, ril., con ill., euro 28,00

SCHEDA LIBRO

 

Giuseppe Fiori
Vita di Antonio Gramsci

iRobinson/Letture

2021, pp. 352, euro 20,00

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Marcello Flores – Mimmo Franzinelli
Storia della Resistenza

Economica

2021, pp. 696, con ill., euro 24,00

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Wolfang Sofsky
L’ordine del terrore
Il campo di concentramento

Biblioteca Storica

2021, pp. 480, euro 24,00

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Bruno Bongiovanni
Storia della guerra fredda

Biblioteca Universale

20212, pp. 176, euro 16,00

SCHEDA LIBRO

[Novità] Storia moderna

Renata Ago – Vittorio Vidotto
Storia moderna [Nuova edizione]

Manuali di base

20212, pp. 384, euro 22,00

SCHEDA LIBRO

 

Christopher Clark
I tempi del potere
Concezioni della storia dalla Guerra dei Trent’anni al Terzo Reich

Storia e Società

2022, pp. 304, euro 18,00

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John Dickie
Liberi muratori
Storia mondiale della Massoneria

iRobinson/Letture

2021, pp. 520, con ill., ril, euro 25,00

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Pierre Savy (a cura di)
Storia mondiale degli Ebrei

iRobinson/Letture

20222, pp. 496, ril., euro 28,00

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Germano Maifreda
Italya
Storie di ebrei, storia italiana

Cultura Storica

2021, pp. 352, ril., euro 24,00

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Francesca Trivellato
Ebrei e capitalismo
Storia di una leggenda dimenticata

Cultura Storica

2021, pp. 416, ril, euro 25,00

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Giorgio Caravale
Libri pericolosi
Censura e cultura italiana in età moderna

Cultura Storica

2022, pp. 544, ril., euro 30,00

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Carlotta Sorba – Federico Mazzini
La svolta culturale
Come è cambiata la pratica storiografica

Storia e Società

2021, pp. 184, euro 18,00

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Federica Formiga
L’invenzione perfetta
Storia del libro

Manuali

2021, pp. 216, euro 20,00

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Luca Sarzi Amadè
Francesco e Isabella
L’età d’oro dei Gonzaga

iRobinson/Letture

2022, pp. 344, euro 25,00

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Giampiero Brunelli
La guerra in età moderna

Storia e Società

2021, pp. 224, euro 20,00

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David Salomoni
Magellano
Il primo viaggio intorno al mondo

iRobinson/Letture

2022, pp. 256, euro 18,00

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Massimo Firpo – Guillaume Alonge
Il Beneficio di Cristo e l’eresia italiana del ‘500

Storia e Società

2022, pp. 400, euro 29,00

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Luca Addante
I cannibali dei Borbone
Antropofagia e politica nell’Europa moderna

Storia e Società

2021, pp. 192, euro 20,00

SCHEDA LIBRO

 

Pino Ippolito Armino
Il fantastico regno delle Due Sicilie
Breve catalogo delle imposture neoborboniche

iRobinson/Letture | serie “Fact Checking”

2021, pp. 144, euro 14,00

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Serena Luzzi
Il cacciatore di corte
Una vita ribelle nell’Europa del Seicento

iRobinson/Letture

2021, pp. 176, euro 18,00

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Luciano Marrocu
Storia popolare dei sardi e della Sardegna

iRobinson/Letture

2021, pp. 304, euro 20,00

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Nuovamente disponibili

 

Bronislaw Geremek
La pietà e la forca
Storia della miseria e della carità in Europa

Biblioteca Storica

2021, pp. 296, euro 20,00

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 Patrizia Delpiano
La schiavitù in età moderna

Biblioteca Universale

2021, pp. 176, euro 16,00

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Maria Fusaro
Reti commerciali e traffici globali in età moderna

Biblioteca Universale

2021, pp. 186, euro 16,00

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Guido Abbattista
La rivoluzione americana

Biblioteca Universale

20222, pp. 184, euro 16,00

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Sabina Pavone
I gesuiti dalle origini alla soppressione [Nuova Edizione]

Biblioteca Universale

2021, pp. 192, euro 16,00

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Marco Cavina
Maometto papa e imperatore

Economica

2021, pp. 176, euro 11,00

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