L'ora d'italiano
Luca Serianni difende lo studio e la lettura dei classici, anche a costo di torturare i quindicenni con I promessi sposi.
Riccardo Chiaberge, "il Fatto Quotidiano"
Un agile volume in cui si discutono alcuni importanti interrogativi che ruotano attorno all'insegnamento della lingua italiana e della letteratura, scritto da Luca Serianni, internazionalmente considerato un grande esperto di storia linguistica italiana.
Nuccio Ordine, "Corriere della Sera"
Luca Serianni affida alle stampe un libro prezioso per docenti, genitori e studenti. I suoi ragionamenti hanno il pregio fondamentale di mettere sul tappeto, ripulito di luoghi comuni e superficiali credenze, proposte didattiche forti, di immediata realizzabilità. Col sottinteso, però, che soltanto occhi nuovi possono portare mani nuove ad operare.
Silverio Novelli, www.treccani.it/magazine
Sappiamo ancora parlare la nostra lingua? Se non lo facciamo è responsabilità degli insegnanti o di un cambiamento culturale profondo? Quanto conta ancora l’ora di italiano? L’opinione di un linguista di eccellenza su un tema che riguarda tutti.
Il professore di lettere si trova oggi tra due fuochi. Da un lato le polemiche, di grande risonanza mediatica, sulla scarsa preparazione dei ragazzi non soltanto rispetto all’ortografia e alla sintassi, ma anche sulla padronanza di quel lessico un po’ più alto (velleitario, dirimere, faceto...) che può capitare di incontrare anche solo leggendo l’editoriale di un quotidiano; dall’altro, dopo decenni, il primato umanistico ha subito un complessivo ridimensionamento a favore delle materie scientifiche. L’italiano resta comunque l’asse portante di qualsiasi progetto didattico: sono in gioco la capacità di capire quel che si legge, di articolare un discorso efficace, di imparare il gusto della lettura e di accostarsi al patrimonio dei classici. Alla luce di una lunga esperienza e di una grande sensibilità didattica, Luca Serianni, tra i ‘saggi’ incaricati della supervisione dei nuovi programmi che entreranno in vigore nel settembre 2010, riflette a tutto campo sullo stato dell’italiano a scuola, guardando anche al latino, il tradizionale asse portante della cultura umanistica dall’Unità a oggi. Non si tratta di mettere sotto accusa qualcuno, men che meno gli insegnanti alle prese con un lavoro che viene scelto quasi sempre per vocazione ma deve fare i conti, oltre che con le ristrettezze di bilancio, con un precario riconoscimento sociale; si tratta di proporre riflessioni e suggerimenti operativi che rendano più efficace l’attività didattica, senza restare, per inerzia o per semplice omaggio alla tradizione, nel solco delle abitudini acquisite.
Rassegna stampa
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L'ora d'italiano
il tema serve a poco è meglio un riassunto
di Massimo Raffaelli