La coscienza di un liberal
Una critica radicale dell'America nell'analisi dell'editorialista del "New York Times".
Molte cose sono andate storte in America negli ultimi trent'anni. E finalmente se ne sono accorti anche gli americani. Franklin Delano Roosevelt aveva traghettato una nazione prostrata dalla crisi verso la ripresa economica, politica e sociale. Grazie a lui gli Stati Uniti del dopoguerra poggiavano su forti valori democratici e egualitari, incarnazione di una società di ceto medio dove il boom dei salari aveva elevato milioni di americani dalla povertà a una vita agiata. Poi le cose sono precipitate. Paul Krugman non usa mezzi termini. L'America forte, egualitaria e progressista non c'è più, spazzata via dalle politiche conservatrici.
«I molteplici fallimenti dell'amministrazione Bush sono il risultato di un governo in mano a un movimento che si dedica ad attuare politiche contrarie agli interessi della maggioranza, e che deve tentare di compensare questa debolezza intrinseca con l'inganno, i diversivi e la munificenza nei confronti dei propri sostenitori».
La coscienza di un liberal non è solo un atto di accusa. È un programma per il cambiamento. Per un nuovo New Deal che dia impulso a una democrazia vitale e competitiva.