Architettura e potere
Il libro di Deyan Sudjic è avvincente come un best seller. Talvolta è come se le parole dell’accademico e la cronaca di gossip si incontrassero… Sudjic è incredibilmente capace di parlarci da dietro le quinte. Un libro affascinante. Norman Foster
Se vi piace una di queste cose: West Wing, le primarie repubblicane, gli aneddoti su Churchill, Architettura e potere vi manderà in visibilio. È pieno di storie (inutili e perciò indispensabili) su come il potere impone il proprio marchio sulle città. Arnaldo Greco, “D la Repubblica”
Deyan Sudjic ricostruisce nel suo libro – ben scritto, agile, ricco d’informazioni – le vicende degli architetti del XX secolo, da Speer a Piacentini, da Miralles a Meier; s’inoltra nelle vicende del costruire decretato dai regimi totalitari, ma anche e soprattutto delle democrazie occidentali. Marco Belpoliti, “Tuttolibri”
Con il suo stile piacevole, scorrevole, documentatissimo, Sudjic traccia la storia complessa ma schiacciante del legame fra architettura e potere. Quello dittatoriale, ma anche ‘democratico’. Marco Enrico Giacomelli, “Artribune"
«In ogni cultura, per poter realizzare le proprie creazioni, gli architetti hanno dovuto stabilire un rapporto con i ricchi e i potenti. Nessun altro ha infatti le risorse per costruire. E il destino geneticamente predeterminato degli architetti è fare qualsiasi cosa pur di costruire, così come quello dei salmoni migratori è di compiere l'ultimo viaggio per deporre le uova prima di morire. Gli architetti non hanno altra alternativa che scendere a compromessi con il regime al potere, qualunque esso sia. Ma quando il calcolo politico si mescola alla psicopatologia, l'architettura non è più solo un problema di politica pratica, essa diventa un'illusione, e perfino una malattia che consuma le sue vittime. Esiste un parallelo psicologico fra il marcare un territorio per mezzo di un edificio e l'esercizio del potere politico. Entrambe le cose dipendono da un atto di volontà. Vedere affermata la propria visione del mondo in un modello architettonico esercita di per sé un certo fascino e ancora più attraente è la possibilità di imporre fisicamente il proprio volere a quella stessa città rimodellandola così come Haussmann fece a Parigi. L'architettura alimenta l'ego nei soggetti predisposti. Essi ne diventano sempre più dipendenti al punto che l'architettura si trasforma in un fine in sé che attrae i fanatici e li induce a costruire sempre di più su di una scala sempre più vasta. Edificare diventa il mezzo con cui l'egotismo degli individui si esprime nella sua forma più pura, il 'complesso edilizio'»:
Deyan Sudjic svela e indaga la relazione fra architettura e potere nel XX secolo. Dagli edifici commissionati da Imelda Marcos nelle Filippine alla moschea 'Madre di tutte le battaglie' voluta da Saddam Hussein, dall'architetto cinese Zhang Kaiji alle prese con le ville di Mao ai gusti architettonici di Mitterrand, fino al Millennium Dome dell'epoca di Blair.
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