Il tempo di Woodstock
L’utopia di Woodstock non fu compresa politicamente. Per la sinistra mondiale, legata al mondo comunista, essa rappresentava una distorsione nella lotta contro l’imperialismo. Per i conservatori fu la manifestazione di un ‘disordine morale’. Per Ernesto Assante e Gino Castaldo fu il primo grande laboratorio «di prove generali per un mondo libero». Gennaro Malgieri, “Il Sole 24 Ore”
"Restano i ricordi e le loro canzoni, e non sono solo canzonette. Nel libro di Assante e Castaldo il rock è anche voglia di trasformazioni, esercizio di libertà, orgoglio identitario di una generazione che pensò di cambiare il mondo." Antonio Calabrò, “Il Mondo”
"Assante e Castaldo, tra i più colti rockologi italiani, hanno ambiziosamente scelto di raccontare il festival di Woodstock del 1969 nel contesto degli sconvolgimenti sociali e culturali dell’epoca.
E ci sono riusciti. Con equilibrio tra sintesi e analisi, spiegano le molte sfumature di un movimento epocale." Paul Bompard, “Internazionale”