L'arte di annacarsi
Annacare/annacarsi – affrettarsi e tergiversare, allo stesso tempo. Un verbo intraducibile che significa una cosa e il suo contrario. Il massimo del movimento col minimo di spostamento. La parola chiave di questo itinerario capriccioso, senza vincoli di percorso né di tempo, da un capo all'altro dell'Isola.
Misto di storia e di presente, di cultura e paesaggio, il viaggio di Alajmo è un susseguirsi di luci e di ombre in grado di risvegliare l’amore per l’isola, ma un amore ora adulto, e simile a quello che si può e si deve avere per la penisola tutta. Goffredo Fofi
L’itinerario capriccioso di Alajmo da un capo all’altro della Sicilia non è tanto una conversazione vittoriniana, una ricerca delle mitiche ‘città del mondo’, quanto una salottiera promenade da un indirizzo all’altro di un’isola che il mondo lo raccoglie in sé, con le sue esperienze di conquista o di transito. Un godibile tragitto dell’anima tra storia e memoria, consuetudini e stravaganze, in un labirinto di incontri che ci mettono in contatto con un pianeta più che con un’isola. “Tuttolibri”
Viaggia tra le pieghe della Sicilia, Roberto Alajmo. E se l’annacamento è un comportamento strano, «il massimo del movimento con il minimo di spostamento», gesto neghittoso e capriccioso, il muoversi di Alajmo è invece intenso, in profondità, dimostrando come anche in luoghi noti e già molto raccontati un osservatore attento e originale può cogliere aspetti sorprendenti. “Il Mondo”
«Enorme – davvero: enorme, e unica, e inspiegabile – è l’ossessione meteorologica dei siciliani. Se c’è brutto tempo si sentono in colpa, si giustificano, come se avessero invitato qualcuno a casa propria facendogli trovare la tovaglia macchiata di sugo». Una stravaganza, ma non l’unica. Se andate a Scicli troverete, per esempio, un’insolita raffigurazione della Grande Madre: in tutto il Mediterraneo è una figura archetipica soavemente benigna, mentre qui si trasforma nella Madonna delle Milizie, armata e a cavallo, parecchio minacciosa. Ma è tutta la Sicilia a essere, oltre che se stessa, anche il contrario di sé, capace di amori smisurati, che si esprimono nella fisicità degli incontri: è il tatto a prevalere fra i cinque sensi. I siciliani toccano. Ti toccano un braccio mentre cercano di capire di cosa hai bisogno e anche di cosa non sai ancora di avere bisogno. La sensazione di essere toccati può rivelarsi sgradevole, per il viaggiatore, ma anche lui a poco a poco si abitua, e alla fine qualcuno persino si dispiace quando poi nessuno lo tocca più. Apparenti contraddizioni e immobili mutamenti rendono lo spirito di una terra piena di angoli insospettabili. Marsala, Palermo, Ustica, Porto Palo, Favignana, Agrigento, Siracusa, Tindari, Catania, Gela, Taormina, Messina sono solo alcune delle tappe di Roberto Alajmo, un viaggiatore capace di raccontare riallacciando i fili di una trama antichissima e tormentata: in fondo l’amore per la Sicilia è quello che si prova per una canaglia. Tu sai che è una canaglia, ma non puoi farci niente.
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