1° giugno 1764. La nascita del «Caffè»
«Cos’è questo Caffè? È un foglio di stampa che si pubblicherà ogni dieci giorni. Cosa conterrà questo foglio di stampa? Cose varie, disparatissime, inedite, fatte da diversi autori, cose tutte dirette alla pubblica utilità. Va bene: ma con quale stile saranno scritti questi fogli? Con ogni stile che non annoi. Qual fine vi ha fatto nascere un tal progetto? Il fine d’una aggradevole occupazione per noi, di far quel bene che possiamo alla nostra patria, di spargere utili cognizioni fra i nostri cittadini».
Con queste parole, il 1° giugno 1764 Il Caffè si presenta al pubblico: una battagliera dichiarazione d’intenti, a cui il periodico resterà poi sempre fedele. Nelle sue pagine, infatti, si alternano le firme di un gruppo di giovani intellettuali, tra cui Cesare Beccaria, Pietro e Alessandro Verri, in aperta rivolta contro il mondo conservatore dei padri, di cui sono intenzionati a spazzare via anacronismi e pregiudizi. Dall’economia ai costumi, dal diritto alle scienze, dalla letteratura, al teatro, alla filosofia, non c’è argomento con il quale essi non si misurino, armati del più fiero spirito critico e della volontà di affermare quella libertà civile ed economica che anche nel resto d’Europa si sta diffondendo.
Strettamente legato alla cultura d’Oltralpe, che riprende, discute e diffonde, Il Caffè conquista in breve un’ampia autorevolezza ed è ancora oggi noto come la più prestigiosa rivista dell’Illuminismo lombardo.