18-22 marzo 1848. Le Cinque Giornate
Il 18 marzo 1848 il palazzo del governo viene assaltato e conquistato da un gruppo di cittadini in armi. Seguono cinque giorni di scontri durissimi ─ quattrocento milanesi cadono sulle barricate costruite strada per strada dagli insorti ─ al termine dei quali le truppe austriache comandate dal generale Radetzky sono costrette a lasciare Milano. Si insedia un consiglio di guerra, guidato dal democratico e federalista Carlo Cattaneo. Il giorno dopo il Piemonte di Carlo Alberto dichiara guerra all’impero austroungarico, seguito a breve da Ferdinando di Borbone, Leopoldo di Toscana e dal Papa, Pio IX.
Milano si trova così al centro di una stagione decisiva ─ la “primavera dei portenti”, come la definirà Alessandro Manzoni ─ per l’intero equilibrio europeo: un sommovimento partito a febbraio da Parigi, che in poche settimane si propaga a Vienna, Praga, Berlino e altre capitali del Vecchio Continente. Gli ideali liberali e democratici, la spinta nazionale e federale animano un ampio fronte politico e sociale composto da aristocratici e borghesi, artigiani e operai.
Come spesso è successo nella storia d’Italia, anche nel Risorgimento Milano anticipa il corso degli eventi e lo sviluppo delle nuove idee, a partire dal federalismo. Le manca però la capacità di sfruttare fino in fondo la sua forza innovatrice. Cosicché, quando prenderà forma il nuovo Stato italiano, altre città della penisola assumeranno un ruolo politico prevalente.