28 aprile 1906. L'Esposizione internazionale
Pur con qualche intoppo e sotto una pioggia torrenziale, quello dell’apertura dell’Esposizione internazionale è un giorno di festa: alla presenza del re, della regina e di ministri e capi di stato di molti paesi, i visitatori possono finalmente accedere all’area di 980.000 metri quadrati fra la Piazza d’Armi e il Parco Sempione, collegati da una ferrovia elettrica sopraelevata, ed entrare negli oltre 200 edifici e padiglioni.
Celebrata dalla stampa dell’epoca come «uno di quei miracoli di volontà che tornano ad onore della capitale lombarda e di tutta l’Italia», l’Esposizione del 1906, da un lato, rappresenta l’esaltazione della modernità e, dall’altro, esprime e dà forma alla volontà di Milano di proporsi come capitale economica (e dunque, in un certo senso, anche come “capitale morale”) d’Italia, mostrando le sue capacità imprenditoriali, produttive, commerciali e organizzative. Milano e la Lombardia sono del resto già all’inizio del Novecento il fulcro economico del Paese, la parte d’Italia più pienamente integrata nella cornice europea, e l’Esposizione del 1906 vuol essere l’immagine visibile di questa realtà.
Accanto alla celebrazione della borghesia lombarda e del suo saper fare compare per la prima volta anche il lavoro organizzato. Con una significativa scelta dei tempi, è proprio nei mesi dell’Esposizione, visitata da rappresentanze operaie organizzate, che viene fondata a Milano la Confederazione generale del lavoro.