Indice Estratto

Edizione: 2013
Pagine: 166
Collana: Biblioteca Essenziale Laterza [97]
Serie: Filosofia
ISBN carta: 9788858105092
ISBN digitale: 9788858106983
Argomenti: Filosofia contemporanea: storia e saggi

L'autoinganno

Che cos'è e come funziona

Patrizia Pedrini

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Spesso non ci raccontiamo la verità. Spesso ci raccontiamo una storia dai risvolti più desiderabili. Nonostante l’evidenza dei fatti, nonostante la realtà parli da sola. Perché? Ecco qua, in sintesi, il fenomeno dell’autoinganno.

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Edizione: 2013
Pagine: 166
Collana: Biblioteca Essenziale Laterza
ISBN: 9788858105092

L'autore

Patrizia Pedrini

Patrizia Pedrini è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Firenze e collabora con un’unità di ricerca dell’Università di Modena.

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1 Questo è uno degli esempi più citati in letteratura. Per una carrellata di esempi simili, vedi Lazar 1999.

2 L’esempio è di A.O. Rorty 1988.

3 Un esempio consimile si trova in Sanford 1988. Si veda anche Mele 2001 e Canfield e Gustafson 1962.

4 L’esempio è discusso da Gardner 1993, p. 18, e Millar 2004, pp. 151-58.

5 L’esempio si trova in Wood 1988, pp. 207-27, che lo trae da Eliot 1985, p. 644.

6 La possibilità di autoingannarsi circa una proposizione che è accidentalmente vera non sarà discussa in questo capitolo.

7 Potrebbe trattarsi di un caso in cui si sta semplicemente mentendo. Decidere se qualcuno stia mentendo o si stia autoingannando è un compito epistemico complesso e non l’affronterò in questo lavoro.

8 Cfr. Davidson 1985a, p. 81. Il requisito dell’evidenza totale per il ragionamento induttivo dovrebbe essere considerato alla stregua di un ideale regolativo. È chiaro infatti che raccogliere l’evidenza totale rilevante per garantire la bontà di un’induzione può essere un compito che va al di là delle possibilità epistemiche di un soggetto. Tuttavia, sembra ragionevole richiedere che il soggetto raccolga la totalità dell’evidenza accessibile rilevante e che non trascuri pezzi di questa a causa di una distorsione motivazionale. Vedremo tra poco che, secondo alcuni, questo è invece esattamente quello che succede nell’autoinganno.

9 Cfr. Davidson 1985b, pp. 345-54. L’argomento è il seguente: assumendo a priori la razionalità degli esseri umani, cerchiamo naturalmente spiegazioni che razionalizzino i loro comportamenti.

10 In generale, dire che un’azione o una credenza sono razionalizzate da una serie di considerazioni che contano come «ragioni motivanti», ma non come «ragioni normative», non equivale a dire che l’azione o la credenza sono razionali. Si veda Millar 2004, cap. 1.

11 Alcuni hanno sostenuto che la credenza corretta è creduta inconsapevolmente, o inconsciamente, e che la sua formazione sarebbe la causa scatenante della credenza autoingannevole. Cfr. ad esempio Davidson 1982, pp. 289-305, e Davidson 1985a. Cfr. anche Bach 1997, p. 105, e Freud 1976, 1977, 1979. Altri sostengono invece che l’intero processo di autoinganno sarebbe inconsapevole: cfr. Talbott 1995, pp. 27-74. Tornerò su questo tema nei capitoli 4 e 5.

12 Il termine «autoinganno» è spesso usato per definire sia il processo di formazione della credenza sia lo stato doxastico finale. Cercherò di chiarire di volta in volta se mi riferisco al primo o al secondo. Tornerò su questo tema nel capitolo 4.

13 Cfr. Davidson 1985a, p. 87.

14 Per un esame accurato della «credenza a dispetto dell’evidenza», noto anche come «credenza incontinente», cfr. Mele 1986, pp. 212-29. Il concetto di «credenza incontinente» è discusso anche in Heil 1984, pp. 56-70.

15 Una discussione esaustiva della presente questione è contenuta nel numero speciale di «The Monist», 85, 3, 2002, intitolato Controlling Beliefs.

16 L’idea che per avere credenze è necessario avere il concetto di credenza è ampiamente discussa da Donald Davidson in più luoghi. Per un’argomentazione ampia del tema di veda Millar 2004, in particolare capp. 1, 4 e 5.

17 Sartre mosse una critica famosa alla teoria freudiana della rimozione sottolineando che se l’istanza censoria è responsabile della soppressione dalla coscienza della credenza dolorosa, dobbiamo supporre che l’istanza censoria sappia che sta compiendo un inganno ai danni della coscienza. Quindi, un’altra istanza censoria, di ordine superiore, sembra necessaria per sopprimere la consapevolezza dell’istanza censoria inferiore di stare ingannando la coscienza, e così all’infinito. Vedi Sartre 1943, cap. 2. Altre osservazioni critiche sul rischio di regresso si trovano in Heil 1984, Bird 1994, pp. 19-38, e Mele 2001, capp. 2 e 3.

18 Il fatto che il carattere intenzionale dell’autoinganno sia la minaccia maggiore per una spiegazione dell’autoinganno che si proponga di non generare paradossi è sostenuto anche da Fingarette 1969, cap. 2.

19 Un controesempio a questa idea sarebbe rappresentato dal caso di un ragazzo che riuscisse a ingannare il suo sé futuro annotando sulla sua agenda la data sbagliata di una riunione, contando sulla circostanza che sicuramente dimenticherà di aver inserito la data sbagliata, quando arriverà il giorno dell’appuntamento. In questo modo, è sicuro che acquisterà una falsa credenza quando leggerà la data dell’appuntamento sull’agenda. Ma abbiamo ragione di non classificare questo caso come un caso paradigmatico di autoinganno, dato che il caso paradigmatico di autoinganno è realizzato attraverso la riflessione epistemica sulla propria condizione attuale e l’autoingannato non sembra far uso di «trucchi» della memoria o altre tecniche come nel caso del ragazzo che inganna il suo sé futuro. L’esempio è presentato da McLaughlin 1988, pp. 29-62.

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Patrizia Pedrini

Un monito scelto dalla famiglia Laterza come esortazione alla tenacia e ad una costante crescita.

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