Storia dell'IRI
L’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI) nasce nel 1933, per volere di Mussolini e su progetto di Alberto Beneduce, con l’intento di evitare il fallimento delle principali banche e imprese italiane e con esso il crollo dell’economia, già provata dalla crisi mondiale esplosa nel 1929. Dal dopoguerra l’Istituto è protagonista prima della ricostruzione e poi del miracolo economico. Dopo le difficoltà emerse negli anni ’70 e il programma di ristrutturazione e rilancio degli anni ’80, l’IRI conclude la sua attività nel 2002 dopo le operazioni di privatizzazione che contribuiscono in misura significativa al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica e all’adesione italiana all’euro.
In questo volume viene esaminato il periodo conclusivo della storia dell’IRI (1990-2002). Nel 1992 inizia il processo di privatizzazione dell’Istituto, gruppo di oltre 500 imprese e 400 mila addetti, che si concluderà con la sua liquidazione nel 2002. Il processo ha tratto origine dalle turbolenze dell’economia e del bilancio pubblico degli anni Novanta, dalle difficoltà finanziarie dell’Istituto e dai vincoli stringenti dell’Unione europea che, con l’assimilazione di ogni conferimento di capitale pubblico ad aiuto di Stato, aveva messo in crisi il modello delle partecipazioni statali. Si riteneva che la vendita sul mercato delle imprese pubbliche fosse uno strumento per potenziare i listini di borsa, superando la propensione del risparmiatore all’acquisto quasi esclusivo di titoli di Stato, e che l’impresa privata si sarebbe dimostrata più efficiente e innovativa delle aziende IRI.
A vent’anni dall’avvio del processo di liquidazione dell’IRI, il volume riconsidera i risultati raggiunti. In termini generali, il bilancio è perlomeno problematico. Accanto a risultati positivi, le privatizzazioni, effettuate in un quadro regolatorio inadeguato e in una fase in cui le grandi imprese private italiane hanno diminuito la spinta propulsiva dei decenni precedenti, hanno prodotto risultati inferiori alle attese.