La globalizzazione intelligente
Le democrazie hanno il diritto di proteggere i loro patti sociali, e quando tale diritto entra in conflitto con le esigenze dell'economia globale, è quest'ultima che deve cedere il passo.
La lucida analisi e la provocatoria tesi di uno dei più originali e autorevoli economisti viventi: possiamo e dobbiamo raccontare la globalizzazione in un altro modo. Un modo nel quale verrà lasciato spazio alle democrazie per determinare a proprio piacimento il loro futuro.
«Abbiamo necessità di una globalizzazione intelligente più che di raggiungere i livelli massimi di globalizzazione.»
«Il decennio degli anni Ottanta fu caratterizzato dalle rivoluzioni operate da Reagan e Thatcher. L'economia del libero mercato aveva il predominio producendo l'effetto che è stato definito in vari modi: 'Washington Consensus', fondamentalismo del mercato oppure neoliberalismo. Qualunque sia l'appellativo prescelto, tale sistema di pensiero era una combinazione di ottimismo eccessivo circa i risultati che i mercati potevano ottenere senza interventi dall'esterno, e una visione assai deprimente della capacità dei governi di intervenire seguendo procedure socialmente auspicabili. I governi ostacolavano i mercati invece di risultare indispensabili al loro funzionamento, e conseguentemente la portata dei loro interventi doveva essere adeguatamente ridotta»: Dani Rodrik, economista di fama internazionale, spiega perché il Washington Consensus è fallito e ha lasciato gli esperti alle prese con più di un problema da risolvere, a partire dal fatto che la liberalizzazione del commercio, la deregolamentazione, le privatizzazioni non sono riuscite a governare i mercati mondiali e anzi hanno portato a una delle più grandi crisi economiche.
«La rilettura della Grande Crisi fatta da Dani Rodrik aiuta a capire il reticolo di interessi alla base del Washington Consensus, che del modello oggi al capolinea ha costituito il paradigma ideologico prima ancora che politico.»
Massimo Mucchetti, "Corriere della Sera"