Indice Estratto

Edizione: 2016
Pagine: 304
Collana: Quadrante Laterza [206]
ISBN carta: 9788858120248
ISBN digitale: 9788858124161
Argomenti: Storia delle religioni, Storia moderna

Juan de Valdés e la Riforma nell'Italia del Cinquecento

Massimo Firpo

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Nel corso del XVI secolo le dottrine scaturite dalla protesta di Lutero si diffusero largamente anche in Italia, assumendo connotazioni peculiari e intrecciandosi con altri movimenti religiosi e specifiche eredità culturali. Massimo Firpo ne ricostruisce le origini e la storia mettendo in luce il ruolo decisivo esercitato dall’esule spagnolo Juan de Valdés negli anni che fecero da sfondo al concilio di Trento. Irriducibile alla Riforma protestante, il suo magistero spiritualistico seppe infatti orientare inquietudini e istanze di rinnovamento diffuse tanto a livello popolare quanto ai vertici delle gerarchie sociali, tra letterati e aristocratici, vescovi e cardinali.

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Edizione: 2016
Pagine: 304
Collana: Quadrante Laterza
ISBN: 9788858120248

L'autore

Massimo Firpo

Massimo Firpo, accademico dei Lincei, ha insegnato Storia moderna alle Università di Cagliari e di Torino (di cui è professore emerito) e alla Scuola Normale di Pisa. Tra le sue più recenti pubblicazioni, L’eretico che salvò la Chiesa. Il cardinale Giovanni Morone e le origini della Controriforma (con G. Maifreda, Torino 2019). Per Laterza è autore di: Artisti, gioiellieri, eretici. Il mondo di Lorenzo Lotto tra Riforma e Controriforma (2001); Vittore Soranzo vescovo ed eretico. Riforma della Chiesa e Inquisizione nell’Italia del Cinquecento (2006); “Navicula Petri”. L’arte dei papi nel Cinquecento (con F. Biferali, 2009); La presa di potere dell’Inquisizione romana. 1550-1553 (2014); Juan de Valdés e la Riforma nell’Italia del Cinquecento (2016); Immagini ed eresie nell’Italia del Cinquecento (con F. Biferali, 2016); Il Beneficio di Cristoe l’eresia italiana del ʼ500 (con G. Alonge, 2022).

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su Domenica Il Sole 24 Ore (21-02-2016) Allegato

Juan de Valdés e la Riforma nell'Italia del Cinquecento
La riforma italiana
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di S. Luzzatto

1 Massimo Firpo, Juan de Valdés and the Italian Reformation, Farnham, Ashgate, 2014.

2Riforma religiosa e lingua volgare nell’Italia del ’500, in Les premiers siècles de la république européenne des lettres, Actes du colloque international, Paris, décembre 2001, sous la direction de Marc Fumaroli, communications réunis par Marianne Lion-Violet, Paris, Alain Baudry, 2005, pp. 153-182, pubblicato anche in «Belfagor», LVII, 2002, pp. 517-539, e poi edito nella mia raccolta di saggi «Disputar di cose pertinente alla fede». Studi sulla vita religiosa nel Cinquecento italiano, Milano, Unicopli, 2003, pp. 121-140; Il «Beneficio di Christo» e il concilio di Trento (1542-1546), «Rivista di storia e letteratura religiosa», XXXI, 1995, pp. 45-72, e negli atti del convegno I tempi del concilio. Religione, cultura e società nell’Europa tridentina, a cura di Cesare Mozzarelli e Danilo Zardin, Roma, Bulzoni, 1997, pp. 225-252, poi edito anche nella mia raccolta di saggi Dal sacco di Roma all’Inquisizione. Studi su Juan de Valdés e la Riforma italiana, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1998, pp. 119-145; L’eresia del vescovo: il governo pastorale di Vittore Soranzo a Bergamo (1544-1550), in La Réforme en France et en Italie, Études réunies par Philip Benedict, Silvana Seidel Menchi et Alain Tallon, Roma, École française de Rome, 2007, pp. 161-181, poi edito anche nella mia raccolta di saggi Valdesiani e spirituali. Studi sul Cinquecento religioso italiano, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2013, pp. 173-193; Politica imperiale e vita religiosa in Italia nell’età di Carlo V, in Carlos V y la quiebra del humanismo político en Europa (1530-1558), ed. Carlos Martínez Millán, 4 voll., Madrid, Sociedad estatal para la conmemoración de los centenarios de Felipe II y Carlos V, 2001, vol. IV, pp. 197-211; pubblicato anche in «Studi storici», XLII, 2001, pp. 245-261 (e poi nella mia raccolta di saggi «Disputar di cose pertinente alla fede», pp. 159-174).

3 Sulla questione storiografica rinvio alla mia introduzione a The Italian Reformation of the Sixteenth Century and the Diffusion of Renaissance Culture. A Bibliography of the Secondary Literature (ca. 1750-1996), compiled by John Tedeschi in association with James M. Lattis, historiographical introduction by Massimo Firpo, Modena, Panini, 1998, pp. 18-59 (pubblicato nell’originale italiano in «Schifanoia», XIX, 1999, pp. 7-43, e poi edito nella mia raccolta di saggi «Disputar di cose pertinente alla fede», pp. 11-66); cfr. anche Susanna Peyronel, Cinquant’anni di storiografia italiana sulla Riforma e i movimenti ereticali in Italia 1950-2000, Torino, Claudiana, 2002; Stefania Biagetti, Il mito della “Riforma italiana” nella storiografia dal XVI al XIX secolo, Milano, Franco Angeli, 2007.

4 Paolo Prodi, Il paradigma tridentino. Un’epoca della storia della Chiesa, Brescia, Morcelliana, 2010.

5 John O’Malley, Trent and all That. Renaming Catholicism in Early Modern Era, Cambridge (Mass.), Harvard University Press, 2000 (trad. it. Trento e dintorni. Per una nuova definizione del cattolicesimo nell’età moderna, a cura di Marcello Fantoni, Roma, Bulzoni, 2004).

6 Cfr., per esempio, Peter Godman, The Saint as Censor. Robert Bellarmine between Inquisition and Index, Leiden-Boston-Köln, Brill, 2000; o Christopher E. Black, The Italian Inquisition, New Haven-London, Yale University Press, 2009 (trad. it. Storia dell’Inquisizione in Italia. Tribunali, eretici, censura, a cura di Gian Luca D’Errico, Roma, Carocci, 2013).

7 Basti il rinvio a Barbara McClung Hallman, Italian Cardinals, Reform, and the Church as Property, 1492-1563, Berkeley-Los Angeles-London, University of California Press, 1985; Antonio Menniti Ippolito, 1664. Un anno della Chiesa universale. Saggio sull’italianità del papato in età moderna, Roma, Viella, 2013; Mario Rosa, La Curia romana nell’età moderna. Istituzioni, cultura, carriere, Roma, Viella, 2013; Michele Mancino, Giovanni Romeo, Clero criminale. L’onore della Chiesa e i delitti degli ecclesiastici nell’Italia della Controriforma, Roma-Bari, Laterza, 2013.

8 Niccolò Machiavelli, Il principe e i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, a cura di Sergio Bertelli, Milano, Feltrinelli, 1977, p. 163.

9 Silvana Seidel Menchi, Erasmo in Italia 1520-1580, Torino, Bollati Boringhieri, 1987.

10 Cfr. infra, pp. 42 e sgg.

11 Cfr. infra, pp. 233 e sgg.

12 Manfred Welti, Breve storia della Riforma italiana, Casale Monferrato, Marietti, 1985.

13 Delio Cantimori, Eretici italiani del Cinquecento, a cura di Adriano Prosperi, Torino, Einaudi, 1992.

14 Cfr. Massimo Firpo, Per una discussione su Delio Cantimori e la nuova edizione degli «Eretici italiani», «Studi storici», XXXIV, 1993, pp. 737-756.

15 Nicolai Alphonsi de Bobadilla, Gesta et scripta, Matriti, typis Gabrielis Lopez del Horno, 1913, p. 18.

16 Pasquale Lopez, Il movimento valdesiano a Napoli. Mario Galeota e le sue vicende col Sant’Uffizio, Napoli, Fiorentino, 1976, pp. 170, 172.

17 Cfr. Massimo Firpo, La presa di potere dell’Inquisizione romana. 1550-1553, Roma-Bari, Laterza, 2014, pp. 3 e sgg.

18 Sergio M. Pagano, Il processo di Endimio Calandra e l’Inquisizione a Mantova nel 1567-1568, Città del Vaticano, Biblioteca apostolica vaticana, 1991, pp. 296, 344.

19 Carlo Ginzburg, Adriano Prosperi, Giochi di pazienza. Un seminario sul «Beneficio di Cristo», Torino, Einaudi, 1975, p. 51.

20 Non credo che in sede di rierca abbia trovato conferma il giudizio secondo cui quel celebre libretto, «comunque lo si interpreti, non può essere definito valdesiano» (Carlo Ginzburg, Adriano Prosperi, Juan de Valdés e la Riforma in Italia: proposte di ricerca, in Doce consideraciones sobre el mundo hispano-italiano en tiempo de Alfonso y Juan de Valdés, Roma, Instituto español de lengua y literatura, 1979, pp. 185-195, in part. p. 192).

21 Francesco Negri, Della tragedia [...] intitolata Libero arbitrio, editione seconda con accrescimento, [Basileae, Oporinus,] 1550 [rectius 1551], p. [K6]r.

22 Ambrogio Catarino Politi, Discorso [...] contra la dottrina et le profetie di fra Girolamo Savonarola, Venezia, Gabriel Giolito de Ferrari, 1548, p. [v]rv.

23 Ambrogio Catarino Politi, Compendio d’errori et inganni luterani contenuti in un libretto senza nome de l’autore, intitolato «Trattato utilissimo del benefitio di Christo crucifisso», Roma, per M. Girolama de Cartolari a instantia di M. Michele Tramezino, 1544; ed. in Benedetto da Mantova, Il beneficio di Cristo. Con le versioni del secolo XVI, documenti e testimonianze, a cura di Salvatore Caponetto, Firenze-Chicago, Sansoni-The Newberry Library, 1972, pp. 343-422, in part. pp. 347-349; sul domenicano senese cfr. Giorgio Caravale, Sulle tracce dell’eresia. Ambrogio Catarino Politi (1484-1553), Firenze, Olschki, 2007.

24 Alberto Aubert, Alle origini della Controriforma. Studi e problemi su Paolo IV, «Rivista di storia e letteratura religiosa», XXII, 1986, pp. 303-355, in part. pp. 322 e sgg.

25 CT, vol. XII, pp. 647 e sgg.

26 Cfr. infra, pp. 186 e sgg.

27 Su di lui cfr. Alessandro Pastore, Marcantonio Flaminio. Fortune e sfortune di un chierico nell’Italia del Cinquecento, Milano, Franco Angeli, 1981; Marcantonio Flaminio (Serravalle 1498-Roma 1550) nel 5° centenario della nascita, a cura di Alessandro Pastore e Aldo Toffoli, Vittorio Veneto, Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane, 2001; Marcantonio Flaminio, Apologia del «Beneficio di Christo» e altri scritti inediti, a cura di Dario Marcatto, Firenze, Olschki, 1996; Marcantonio Flaminio, Lettere, a cura di Alessandro Pastore, Roma, Edizioni dell’Ateneo & Bizzarri, 1978.

28Processi Carnesecchi, vol. I, p. 5.

29 Benedetto da Mantova, Il beneficio di Cristo, p. 19.

30 Politi, Compendio, pp. 351, 357.

31 Cfr. l’introduzione di Dario Marcatto a Flaminio, Apologia.

32Processo Morone, vol. I, pp. 242-243; Processi Carnesecchi, vol. II, pp. 170-171.

33 Oltre a José C. Nieto, Juan de Valdés y los orígenes de la Reforma en España e Italia, II ed., México-Madrid-Buenos Aires, Fondo de cultura económica, 1979; Gordon A. Kinder, Juan de Valdés, Baden Baden, Valentin Koerner, 1988; Massimo Firpo, Tra alumbrados e «spirituali». Studi su Juan de Valdés e il valdesianesimo nella crisi religiosa del ’500 italiano, Firenze, Olschki, 1990; per la biografia cfr. anche gli studi di Miguel Jiménez Monteserín, La familia Valdés de Cuenca: nuevos datos,in Los Valdés. Pensamiento y literatura, Actas del seminario celebrado en Cuenca, Universidad Menéndez Pelayo, Cuenca, Instituto «Juan de Valdés»-Ayuntamento de Cuenca, 1997, pp. 43-89, e Juan de Valdés (1495?-1541), in Disidencia religiosa en Castilla la nueva en el siglo XVI, ed. Ignacio García Pinilla, Ciudad Real, Almud, 2013, pp. 159-197; Daniel A. Crews, Twilight of the Renaissance: The Life of Juan de Valdés, Toronto-Buffalo-London, University of Toronto Press, 2008, pur non esente da errori.

34 Oltre ai documenti pubblicati da Fermín Caballero, Conquénses ilustres, vol. II, Vida del il.mo Melchor Cano, Madrid, Impr. del Colegio nacional de sordo-mudos, 1871, vol. IV, Alonso y Juan de Valdés, Madrid, Oficina tipográfica del Hospicio, 1875, vol. IV, pp. 309-310, 319-321, cfr. John M. Headley, The Emperor and his Chancellor: a Study of the Imperial Chancellery under Gattinara, Cambridge, Cambridge University Press, 1982.

35 Marcel Bataillon, Erasme et l’Espagne, texte établi par Daniel Devoto, edité par le soins de Charles Amiel, 3 voll., Genève, Droz, 1991, vol. I, pp. 247 e sgg., 395 e sgg.; John E. Longhurst, Alfonso de Valdés and the Sack of Rome: Dialogue of Lactancio and the Archdeacon, Albuquerque, University of New Mexico Press, 1952, pp. 7 e sgg.; Dorothy Donald, Elena Lázaro, Alfonso de Valdés y su época, Cuenca, Diputación provincial, 1983, pp. 198 e sgg.

36 Cfr. Baldesar Castiglione, Opere, a cura di Pierantonio Serassi, 2 voll., Padova, Giuseppe Comino, 1769-1771, vol. II, pp. 171 e sgg.; sulla conferenza di Valladolid cfr. Bataillon, Erasme et l’Espagne, vol. I, pp. 253 e sgg.; Miguel Avilés Fernández, Erasmo y la Inquisición, Madrid, Fundación universitaria española, 1980.

37 Cfr. Desiderii Erasmi Roterodami, Opus epistolarum, ed. by Percy Stafford Allen and Hellen Mary Allen, 12 voll., Oxonii, ex typographeo Clarendoniano, 1906-1958, vol. VII, pp. 25-26, 52, 89-92, 250-252, 266, 430-432. Sul Valdés, definito «devotissimo del nome di Erasmo» da un corrispondente anversano, e «più erasmiano di Erasmo» da un inquisitore poi incaricato di censurare i suoi Diálogos, cfr. Caballero, Conquénses, vol. IV, p. 326; Donald, Lázaro, Alfonso de Valdés, pp. 275 e sgg.

38 Erasmi, Opus, vol. VI, p. 393.

39 Ivi, vol. VII, pp. 244-245; cfr. Bataillon, Erasme et l’Espagne, vol. I, pp. 205 e sgg., 301 e sgg. «Nulla in Spagna si vende più degli scritti di Erasmo, a dispetto dei monaci, che non cessano di strepitare fragorosamente», scriveva lo stesso Alfonso de Valdés il 12 marzo del 1527 (Caballero, Conquénses, vol. IV, pp. 324, 335 e sgg.; Donald, Lázaro, Alfonso de Valdés, pp. 308 e sgg.

40 Alfonso de Valdés, Due dialoghi. Traduzione italiana del sec. XVI, a cura di Giuseppe De Gennaro, Napoli, Istituto Universitario Orientale, 1968, p. 284; il brano che segue è a pp. 292-293. Come suggerito dal curatore di questa edizione, nelle citazioni figurano in corsivo le aggiunte della traduzione italiana.

41 Ivi, pp. 345-347. Già nel ’20 Valdés aveva scritto a Pietro Martire d’Anghiera per riferirgli del grande successo incontrato nel mondo tedesco dalla protesta di Lutero, del cui rifiuto di ritrattare le sue dottrine fu testimone l’anno dopo alla dieta di Worms (Caballero, Conquénses, vol. IV, pp. 292 e sgg.; cfr. Donald, Lázaro, Alfonso de Valdés, pp. 150, 249 e sgg.).

42 Cfr. Caballero, Conquénses, vol. IV, pp. 432-434.

43 Cfr. l’introduzione a Alfonso de Valdés, Diálogo de las cosas occurridas en Roma, ed. José F. Montesinos, Madrid, Espasa-Calpe, 1928, pp. 161-164.

44 Rinchiuso dalla fine del ’43 nel carcere di Bruxelles, Francisco de Enzinas, Mémoires, ed. Charles-Albert Campan, 2 voll., Bruxelles, Société de l’histoire de Belgique, 1862-1863, vol. II, p. 154, disse di sapere che i frati avrebbero fatto morire Valdés se fosse ritornato in Spagna, senza che neanche l’imperatore potesse impedirlo (cfr. Longhurst, Alfonso de Valdés, pp. 13 e sgg.).

45 Il mutamento del clima culturale traspare dalla sua corrispondenza con Erasmo, cui il 15 marzo, in attesa dell’imbarco a Barcellona, Alfonso riferiva dei pesanti attacchi scagliati contro il dialogo sul sacco di Roma, ormai diffuso in tutta la Spagna nonostante il suo rifiuto di pubblicarlo, e in particolare della denuncia del Castiglione che lo aveva accusato di essere «eretico e luterano» (Erasmi, Opus, vol. VIII, pp. 169-174; cfr. pp. 67-68, 89-96, 241-242).

46 Cfr. l’introduzione a Valdés, Due dialoghi, pp. xi e sgg.

47 Cfr. per esempio ivi, pp. 296-297, 332-333, 339-340, 344-345.

48 Annalisa Ricciardi, Clario, Giovanni Antonio, in Dizionario storico dell’Inquisizione, a cura di Adriano Prosperi, Vincenzo Lavenia, John Tedeschi, 4 voll., Pisa, Edizioni della Normale, 2010, vol. I, p. 336.

49 Sul Mendoza cfr. Ángel González Palencia, Eugenio Mele, Vida y obras de don Diego Hurtado de Mendoza, 3 voll., Madrid, tip. E. Maestre, 1941-1943; Erika Spivakovski, Son of the Alhambra: Don Diego Hurtado de Mendoza (1504-1575), Austin, University of Texas Press, 1970; Miguel Ángel de Bunes Ibarra, Carlos V, Venecia y la Sublime Puerta. La embajada de Diego Hurtado de Mendoza en Venecia, in Carlos V y la quiebra, vol. I, pp. 591-617; e soprattutto Stefania Pastore, Una Spagna anti-papale. Gli anni italiani di Diego Hurtado de Mendoza, «Roma moderna e contemporanea», XV, 2007, pp. 63-94.

50 Melquíades Andrés Martín, Los recogidos. Nueva visión de la mística española (1500-1700), Madrid, Fundación universitaria española, 1976, pp. 107 e sgg., del quale cfr. anche Recogidos y alumbrados. Nueva visión conjunta del alumbradismo español, «Salmanticensis», XXI, 1974, pp. 151-162, e Los alumbrados de Toledo en el Cuarto abecedario espiritual, o ley de amor, de Francisco de Osuna (1530), «Archivo Ibero-Americano», XLI, 1981, pp. 459-480.

51 In una lettera a Erasmo del 20 giugno 1527 Alfonso de Valdés scriveva che il marchese di Villena, «personaggio di grande prestigio tra gli aristocratici spagnoli per dignità, saggezza, ricchezza, serietà e rigore religioso, ti è affezionatissimo. [...] Con tali protettori, Erasmo, non potrai non vincere» (Erasmi, Opus, vol. VII, p. 92).

52 Manuel Serrano y Sanz, Pedro Ruiz de Alcaraz iluminado alcarreño del siglo XVI, «Revista de archivos, bibliotecas y museos», VII, 1903, pp. 1-16, 126-139, in part. p. 6; ma cfr. Gordon A. Kinder, «Ydiota i sin letras». Evidence of Literacy among the Alumbrados of Toledo, «Journal of the Institute of romance studies», IV, 1996, pp. 37-48.

53 Serrano y Sanz, Pedro Ruiz de Alcaraz, pp. 129-130.

54The Spanish Inquisition,1478-1614. An Anthology of Sources, ed. by Lu Ann Homza, Indianapolis, Hackett Publishing Company, 2006, pp. 80-92; Antonio Márquez, Los alumbrados. Orígenes y filosofía (1525-1559), II ed., Madrid, Taurus, 1980, pp. 229-238; cfr. José Luis González Novalín, La Inquisición española, in Historia de la Iglesia en España, ed. Ricardo García-Villoslada, 5 voll., Madrid, La editorial católica, 1980, vol. III/2, pp. 107-268, in part. pp. 146 e sgg.; Milagros Ortega Costa, Las proposiciones del edicto de los alumbrados. Autores i calificadores, «Cuadernos de investigación historica», I, 1977, pp. 23-36.

55 Márquez, Los alumbrados, p. 61, riprendendo una definizione di Marcelino Menéndez y Pelayo (si vedano gli studi di Stefania Pastore, Un’eresia spagnola. Spiritualità conversa, alumbradismo e Inquisizione (1449-1559), Firenze, Olschki, 2004, pp. 105 e sgg., e Los alumbrados castellanos: cuatro puntos en discusión, in Disidencia religiosa, pp. 59-82, in part. pp. 61 e sgg.); cfr. Bataillon, Erasme et l’Espagne, vol. I, pp. 179 e sgg.; Nieto, Juan de Valdés, pp. 102 e sgg.; Alastair Hamilton, Heresy and Mysticism in Sixteenth Century Spain. The «Alumbrados», Cambridge, James Clarke & Co, 1992.

56 Cfr. Alastair Hamilton, El proceso de Rodrigo de Bivar (1539), Madrid, Fundación universitaria española, 1979, pp. 54, 61, 78.

57 Cfr. gli studi di John E. Longhurst, La beata Isabel de la Cruz ante la Inquisición 1524-1529, «Cuadernos de historia de España», XXV-XXVI, 1957, pp. 279-303, in part. pp. 297, 300, e Luther’s Ghost in Spain (1517-1546), Lawrence (Ka.), Coronado Press, 1969, pp. 91 e sgg. Márquez, Los alumbrados, p. 62, la definisce come «la vera madre e maestra di tutti gli alumbrados»; cfr. anche i saggi di José C. Nieto, The Heretical Alumbradosdexados: Isabel de la Cruz and Pedro Ruiz de Alcaraz, «Revue de littérature comparée», LI, 1978, pp. 293-313, L’hérésie des alumbrados, «Revue d’histoire et de philosophie religieuses», LXVI, 1986, pp. 403-418, El carácter no místico de los alumbrados de Toledo 1509(?)-1524, in Inquisición española y mentalidad inquisitorial, ed. Ángel Alcalá, Barcelona, Editorial Ariel, 1984, pp. 410-433, e il suo volume Juan de Valdés, pp. 565-584, che insiste sul carattere non mistico dell’alumbradismo toletano, contro le tesi di Márquez, Juan de Valdés, pp. 220 e sgg., condivise da Michele Olivari, La spiritualità spagnola nel primo trentennio del Cinquecento. Osservazioni e variazioni su di un grande tema storiografico, «Rivista di storia e letteratura religiosa», XXIX, 1993, pp. 175-233, in part. p. 194.

58 Milagros Ortega Costa, Proceso de la Inquisición contra Maria de Cazalla, Madrid, Fundación universitaria española, 1978, pp. 31-34, 60, 64, 66, 110, 129, 132, 137 (dove risulta che l’imputata negò di aver mai attribuito «più autorità a Isabel de la Cruz che ai santi»), 165-166, 442-456, 462, 498-500; cfr. pp. 47, 87, 131, 138, 163: «María de Cazalla aveva detto di non aver mai conosciuto uno spirito conforme al suo se non quelli di Isabel de la Cruz e di Alcaraz». Suo fratello Juan de Cazalla, il vescovo francescano già cappellano del cardinal Cisneros, avrebbe affermato che «sua sorella era la maestra degli alumbrados di Pastrana e Guadalajara» (ivi, p. 74; cfr. pp. 154-155, 168). Sul Cazalla, che solo la morte nel 1530 mise al riparo dall’accusa di essere stato anch’egli «molto amico degli alumbrados» (ivi, p. 73), autore di un «breve trattato sui benefici e i favori di cui gode l’uomo accolto dalla generosa mano di Dio» (Juan de Cazalla, Lunbre del alma, ed. Jesús Martínez de Bujanda, Salamanca, Universidad pontificia-Fundación universitaria española, 1974, p. 55) pubblicato a Valladolid nel ’28, cfr. Andrés Martín, Los recogidos, pp. 238 e sgg., del quale cfr. anche Los alumbrados de Toledo según el proceso de María de Cazalla (1532-1534), «Cuadernos de investigación histórica», VIII, 1984, pp. 65-81.

59 Márquez, Los alumbrados, p. 195. Secondo uno dei suoi accusatori, Isabel de la Cruz «diceva che non era obbligata a obbedire all’autorità religiosa se ciò comportava venir meno alla carità», e che «era tenuta a obbedire più a Dio e alla carità del prossimo che all’autorità religiosa» (ivi, pp. 275-276). Bataillon, Erasme et l’Espagne, vol. I, p. 180, ha definito «l’illuminisme espagnol [...], au sens large, un christianisme intériorisé, un sentiment vif de la grâce».

60 Caballero, Conquénses, vol. II, Apéndice n. 58, p. 546; cfr. anche pp. 536-537, 541-543, 598-599, 605.

61 John E. Longhurst, Alumbrados, erasmistas y luteranos en el proceso de Juan de Vergara, «Cuadernos de historia de España», XXVII, 1958, pp. 99-163; XXVIII, 1958, pp. 102-165; XXIX-XXX, 1959, pp. 266-292; XXXI-XXXII, 1960, pp. 312-356; XXXV-XXXVI, 1962, pp. 337-353; XXXVII-XXXVIII, 1963, pp. 356-371, in part. p. (XXVIII) 152, e dello stesso Longhurst, Luther’s Ghost, pp. 108 e sgg., 135 e sgg.; Márquez, Los alumbrados, p. 141.

62 Cit. da Angela [Selke de] Sánchez-Barbudo, Algunos aspectos de la vida religiosa en la España del siglo XVI, unpublished PhD thesis (University of Wisconsin), 1953, p. 70, che sostiene la tesi di un precoce influsso luterano sui primi alumbrados (cfr. pp. 64 e sgg., 98-99, 176 e sgg.; e della stessa Selke, Vida y muerte de Juan López de Celaín alumbrado vizcaino, «Bulletin hispanique», LXII, 1960, pp. 136-162, in part. pp. 155 e sgg.), a differenza di Márquez, Los alumbrados, pp. 140 e sgg., che nega ogni influenza delle dottrine riformate sul movimento spagnolo, da lui interpretato in termini di spiritualismo radicale; e così anche Longhurst, Alumbrados, pp. (XXVII) 107 e sgg.; José C. Nieto, Luther’s Ghost and Erasmus’ Masks in Spain, «Bibliothèque d’Humanisme et Renaissance», XXXIX, 1977, pp. 33-49; Ortega Costa, Proceso, pp. 5-7; Melquíades Andrés Martín, Nueva visión de los «alumbrados» de 1525, Madrid, Fundación universitaria española, 1973, pp. 33 e sgg., del quale cfr. anche La teología española en el siglo XVI, 2 voll., Madrid, La editorial católica, 1976-1977, vol. II, pp. 227 e sgg., e Alumbrados de Toledo de 1525 e Inquisición. Procesos y procesados, in Historia de la Inquisición en España y America, ed. Joaquín Pérez Villanueva y Bartolomé Escandell Bonet, Madrid, Centro de estudios inquisitoriales-La editorial católica, 1984, pp. 488-520, i cui scrupoli di ortodossia sono riproposti anche da Bernardino Llorca, La Inquisición española y los alumbrados (1509-1667), II ed., Salamanca, Universidad pontificia, 1980. Alastair Hamilton, An Episode in Castilian Illuminism. The Case of Martín Cota, «The Heythrop Journal», XVII, 1976, pp. 413-427, in part. p. 427, ha definito l’alumbradismo come «fifth column of Lutheranism in Spain», e più recentemente, Heresy and Mysticism, p. 129, ha affermato che «the alumbrados of Toledo came close to Lutheranism, but they did not go as far as Lutheranism». Si vedano in merito le osservazioni di Olivari, La spiritualità, pp. 187 e sgg.

63 Melquíades Andrés Martín, El misterio de los alumbrados de Toledo, desvelado por sus contemporaneos (1523-1560), Burgos, Facultad de teología del Norte de España, 1976, pp. 24-28.

64 Bataillon, Erasme et l’Espagne, vol. I, pp. 179 e sgg.; sul quale cfr. le osservazioni di Eugenio Asensio, El erasmismo y las corrientes espirituales afines, «Revista de filología española», XXXVI, 1952, pp. 31-99, in part. pp. 70 e sgg., e di Joseph Pérez, «El erasmismo y las corrientes spirituales afines», in El erasmismo en España, ed. Manuel Revuelta Sanudo y Ciriaco Morón Arroyo, Santander, Sociedad Menendez Pelayo, 1986, pp. 324-338, in part. pp. 327 e sgg.; José Luis Abellán, El erasmismo español, II ed., Madrid, Espasa-Calpe, 1982.

65 Cfr. Melquíades Andrés Martín, Tradición conversa y alumbramiento (1480-1487). Una veta de los alumbrados del 1525, in Studia hieronymiana, 2 voll., Madrid, s.e., 1973, vol. I, pp. 381-398; Angela Selke [de Sánchez-Barbudo], El iluminismo de los conversos y la Inquisición. Cristianismo interior de los alumbrados: resentimiento y sublimación, in La Inquisición española. Nueva visión, nuevos horizontes, ed. Joaquín Pérez Villanueva, Madrid, Siglo XXI, 1980, pp. 617-636; Javier Pérez Escohotado, Proceso inquisitorial contra el bachiller Antonio de Medrano (Logroño, 1526-Calahorra, 1527), Logroño, Gobierno de la Rioja-Institutos de estudios riojanos, 1988; il saggio di Angela Selke de Sánchez[-Barbudo], El caso del bachiller Antonio de Medrano, iluminado epicúreo del siglo XVI, «Bulletin hispanique», LVIII, 1956, pp. 393-420; e Luis Fernández, Iñigo de Loyola y los alumbrados, «Hispania sacra», XXXV, 1983, pp. 585-680, in part. pp. 592 e sgg. Sul Beteta, di origini giudaiche «per quattro quarti», cfr. José Manuel Carrete Parondo, Movimiento alumbrado y Renacimiento español. Proceso inquisitorial contra Luis de Beteta, Madrid, Centro de estudios judeo-cristianos, 1980, pp. 30 e sgg., 179-180.

66 Pastore, Los alumbrados castellanos, pp. 63 e sgg.

67 Fra i capi d’accusa contro l’Alcaraz figurava anche l’opinione «che le lettere sono inutili per conoscere l’amore di Dio, che gli spirituali e i letterati sono molto diversi tra loro», e che «i predicatori della parola divina debbono imparare le cose che predicano non per via di lettere ma di spirito» (Márquez, Los alumbrados, p. 244).

68 Ivi, p. 232; cfr. p. 236, e i Sumarios dei processi di Pedro Ruiz de Alcaraz (pp. 240 e sgg.), Isabel de la Cruz (pp. 261 e sgg.) e Gaspar de Bedoya (pp. 281 e sgg.). Anche María de Cazalla era solita affermare «che le opere esteriori [...] non erano nulla» (Ortega Costa, Proceso, p. 74; Hamilton, El proceso, pp. 43 e sgg., 59 e sgg.).

69 Carrete Parondo, Movimiento, p. 61.

70 Márquez, Los alumbrados, p. 235.

71 Ortega Costa, Proceso, p. 130; cfr. p. 499; Carrete Parondo, Movimiento, pp. 78-79, 83-84, 120 e sgg., 171 e sgg.

72 Márquez, Los alumbrados, pp. 235, 237, 252, 256, 271.

73 Pérez Escohotado, Proceso inquisitorial, p. 51; cfr. pp. 68, 132.

74 Márquez, Los alumbrados, pp. 193, 235, 268-269; Carrete Parondo, Movimiento, p. 170.

75 Ortega Costa, Proceso, p. 85.

76 Ivi, p. 67; cfr. pp. 450-451; Longhurst, La beata Isabel de la Cruz, pp. 289, 296; Márquez, Los alumbrados, pp. 258, 278; Hamilton, El proceso, pp. 26, 31, 55, 64, 80.

77 «Il detto Alcaraz – si legge negli atti processuali – e altre persone ignoranti si dedicavano intensamente alla lettura della Bibbia, e spesso si appartavano in luoghi segreti, dove potessero nascondersi e leggerla, dando ad essa nuove interpretazioni» (Serrano y Sanz, Pedro Ruiz de Alcaraz, p. 13).

78 Isabel de la Cruz affermò di aver insegnato ai suoi discepoli a leggere la Scrittura senza «desiderio di capire i suoi significati reconditi né di gustarne spiritualmente quanto alcuni erano in grado di gustare, ma di accontentarsi di ciò che Nostro Signore gli consentiva di capire, perché la lettera uccide lo spirito: comportandosi in altro modo, infatti, sforzandosi di comprendere i significati profondi di quello che leggevano, si privavano interiormente delle operazioni divine che Dio avrebbe fatto in loro leggendo la Scrittura con semplicità». Per questo esortava i «principianti a fare penitenza, a digiunare, a pregare, a meditare sulla Passione e sui benefici che ne avevano ricevuto, e [...] per questo dava loro libri da leggere e penitenze da fare; mentre a quelli che erano già edotti diceva di non curarsi di quelle cose vili, ma di di fare in modo di essere sempre sospesi nel desiderio e amore di Dio» (Longhurst, La beata Isabel de la Cruz, pp. 288-289; cfr. pp. 292-293, dove risulta che a «Bedoya parlava più esplicitamente che al Bivar»). Le confesiones di Isabel de la Cruz sono trascritte in appendice a Selke, Algunos aspectos, pp. 297 e sgg. L’editto di Toledo del 1525 annoverava tra le eresie degli alumbrados l’opinione «di non dover essere curiosi di conoscere le metafore (figuras) della sacra Scrittura; se capivano qualcosa, bene; altrimenti potevano comunque andare avanti. Se Dio non dava loro quella comprensione, infatti, sarebbe stato frutto di superbia il voler comprendere della Scrittura più di quanto essa dice letteralmente» (The Spanish Inquisition, p. 91; Márquez, Los alumbrados, p. 237).

79 Ortega Costa, Proceso, pp. 88, 188-189, 509.

80 Márquez, Los alumbrados, pp. 292-293; cfr. p. 260: «L’imputato [Alcaraz] raccoglieva conventicole di seguaci che chiamava “fratelli”». Un testimone contro María de Cazalla affermerà di lì a poco che gli alumbrados di Pastrana «si separavano da tutti gli altri, [...] si riunivano tra loro, si chiamavano “fratelli”» (Ortega Costa, Proceso, pp. 45-46, 163). Anche Rodrigo de Bivar, processato a più riprese come discepolo di Isabel de la Cruz e Pedro Ruiz de Alcaraz, dovrà difendersi dall’accusa di essere tra coloro che «si separavano dalla compagnia dei fedeli cristiani» (Hamilton, El proceso, p. 26).

81 Cfr. Márquez, Los alumbrados, pp. 106, 137, 214 e sgg., 221; Caballero, Conquénses, vol. II, p. 541; Hamilton, El proceso, p. 61.

82 Ortega Costa, Proceso, pp. 189, 510. «Isabella e Alcaraz dicevano di aver raggiunto una perfezione maggior di qualunque santo del passato, [...] che tutti gli uomini sono liberi e [...] Dio non puniva le colpe, credendo che non c’era né inferno né purgatorio, [...] che, se a Roma ci fosse stato qualcuno pervenuto alla loro perfezione, sarebbero andati a baciargli i piedi» (Longhurst, La beata Isabel de la Cruz, pp. 295-296).

83 Cfr. Ortega Costa, Proceso, p. 65; cfr. p. 166.

84 Cfr. infra, pp. 63-77.

85 Carrete Parondo, Movimiento, p. 63; cfr. pp. 122, 132. Lo stesso Alcaraz avrebbe detto «che si confessava con il sacerdote solo per soddisfare il mondo», per non dare scandalo (Márquez, Los alumbrados, p. 250).

86 Sull’ostilità dell’Alcaraz nei confronti delle molteplici forme di misticismo che percorrevano l’ordine francescano, nel quale non a caso pullulavano i discepoli delle beatas revelanderas come Francisca Hernández (che egli incontrò a Valladolid, traendone conferma della sua avversione per simili espressioni di esaltazione religiosa), cfr. Serrano y Sanz, Pedro Ruiz de Alcaraz, pp. 3 e sgg.; Selke, Algunos aspectos, pp. 134 e sgg., e della stessa studiosa, El Santo Oficio de la Inquisición. Proceso de fr. Francisco Ortiz (1529-1532), Madrid, Ediciones Guadarrama, 1968, pp. 40 e sgg., 175-176, 193 e sgg., 231 e sgg.

87 Per parte sua il Carranza, sebbene avesse polemizzato contro la «setta di alumbrados» sorta in Spagna negli anni venti, era consapevole delle confusioni dottrinali ormai consolidatesi tra «alumbrado» e «lutherano» (José Ignacio Tellechea Idígoras, Textos inéditos sobre el fenómeno de los alumbrados, «Ephemerides carmeliticae», XIII, 1962, pp. 768-774, in part. p. 771).

88 La Censura del Cano è pubblicata in Caballero, Conquénses, vol. II, pp. 536-615; cfr. Antonio Márquez, Origen y caracterización del iluminismo (según un parecer de Melchor Cano), «Revista de Occidente», n. 63, 1968, pp. 320-333.

89The Spanish Inquisition, p. 82; cfr. Márquez, Los alumbrados, p. 230; Angela [Selke de] Sánchez-Barbudo, Algunos datos nuevos sobre los primeros alumbrados. El edicto de 1525 y su relación con el proceso de Alcaraz, «Bulletin hispanique», LIV, 1952, pp. 125-152.

90 Cfr. Serrano y Sanz, Pedro Ruiz de Alcaraz, p. 132; cfr. p. 13 («entendimientos nuevos»).

91 Qui infatti avrebbe potuto incontrare Pedro de Alba, l’arcivescovo di Granada protagonista del Diálogo de doctrina cristiana, secondo l’ipotesi avanzata in Juan de Valdés, Diálogo de doctrina cristiana, reproducido en fac-similé de l’exemplaire de la Bibliothèque Nationale de Lisbonne (edition d’Alcalá de Henares de 1529) avec une introduction et des notes par Marcel Bataillon, Coimbra, Imprensa de Universidade, 1925, pp. 45 e sgg.

92 Enzinas, Mémoires, vol. II, p. 154; per la data di iscrizione cfr. Antonio Márquez, Juan de Valdés, teólogo de los alumbrados, «La ciudad de Dios», CLXXXIX, 1971, pp. 214-219, in part. p. 218.

93 Cfr. infra, pp. 38-40.

94 Ortega Costa, Proceso, pp. 78, 80-82, 171; cfr. pp. 109-110 (dove risulta che la Cazalla aveva letto l’Enchiridion e i Colloquia), 119, 170-171, 498-499. «Non ho mai giudicato né giudico buone le opere diaboliche e cattive di Lutero», si difenderà (p. 137; cfr. pp. 223-227), anche se la sua eresia potrà essere sintetizzata nell’aver aderito agli «errori luterani e di quanti si dicono alumbrados» (pp. 127 e sgg.). Cfr. Bataillon, Erasme et l’Espagne, vol. I, pp. 200-204, 222 e sgg., che nel saggio L’Espagne religieuse dans son histoire (ivi, vol. III, pp. 9-30) ha osservato che «si les alumbrados d’Espagne adoptent Erasme comme nourriture favorite, cela s’explique dans une conjuncture européenne» (p. 11; cfr. anche ivi, pp. 394-412).

95 Anche per quanto segue cfr. Bataillon, Erasme et l’Espagne, vol. I, pp. 165 e sgg. (cfr. anche vol. III, pp. 47-59); Longhurst, Alumbrados, e Luther’s Ghost, pp. 143 e sgg. (ma cfr. anche pp. 13 e sgg., 297 e sgg.); Melquíades Andrés Martín, Reforma española y Reforma luterana. Afinidades y diferencias a la luz de los místicos españoles (1517-1536), Madrid, Fundación universitaria española, 1975, pp. 10 e sgg.; Nieto, Luther’s Ghost, pp. 33-49; gli studi di González Novalín, La Inquisición española, pp. 175 e sgg., e Luteranismo e Inquisición en España (1519-1561), «Annuario dell’Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea», XXXVII-XXXVIII, 1985-1986, pp. 43-73; Hamilton, Heresy and Mysticism, pp. 71 e sgg.

96 Longhurst, Alumbrados, pp. (XXVII) 103, (XXIX-XXX) 270-272, dove risulta che a procurare al Vergara tali libri (provenienti dalle Fiandre) era il mercante di Burgos Diego del Castillo, di lì a poco egli stesso accusato di appartenere al gruppo di alumbrados raccoltosi ad Alcalá intorno a Bernardino de Tovar, Juan López de Celaín, Juan del Castillo, Diego López de Husillos; cfr. Augustín Redondo, Luther et l’Espagne de 1520 à 1536, «Melanges de la casa Velázquez», I, 1965, pp. 109-165, in part. pp. 134, 151; e dello stesso Redondo, Les premiers «illuminés» castillans et Luther, in Aspects du libertinisme au XVIe siècle, Paris, Vrin, 1974, pp. 85-91.

97 Antonio Paz y Mélia, Otro erasmista español. Diego Gracián de Alderete secretario de Carlos V, «Revista de archivos, bibliotecas y museos», V, 1901, pp. 27-36, 125-139, 608-625, in part. pp. 129 e sgg.; Valdés, Diálogo (ed. Bataillon), pp. 48 e sgg.; John E. Longhurst, Erasmus and the Spanish Inquisition: The Case of Juan de Valdés, Albuquerque, University of New Mexico Press, 1950, pp. 23 e sgg.

98 Longhurst, Alumbrados, p. (XXVII) 157 e passim. Su di lui, vero e proprio «vivant trait d’union entre les milieux érasmisants de la cour et ceux d’Alcalá» (Bataillon, Erasme et L’Espagne, vol. I, p. 172), cfr. Manuel Serrano y Sanz, Juan de Vergara y la Inquisición de Toledo, «Revista de archivos, bibliotecas y museos», V, 1901, pp. 896-912; VI, 1902, pp. 29-42, in part. pp. 466-486; Carrete Parondo, Movimiento, pp. 76 e sgg.; Tomás López Muñoz, Juan de Vergara (1492-1557), in Disidencia religiosa, pp. 131-157.

99 «Definire il dottor Vergara un alumbrado è come chiamare un negro Juan Blanco», affermò (Longhurst, Alumbrados, pp. (XXXI-XXXII) 335.

100 Così lo dirà il sacerdote Luis de Beteta (Carrete Parondo, Movimiento, p. 118); su di lui cfr. gli studi di Pastore, Un’eresia spagnola, pp. 119 e sgg. e Los alumbrados castellanos, pp. 74 e sgg.

101 José Goñi Gaztambide, El impresor Miguel de Eguía procesado por la Inquisición, «Hispania sacra», I, 1948, pp. 35-88, in part. pp. 47 e sgg.

102 Su di lui cfr. John E. Longhurst, The Alumbrados of Toledo: Juan del Castillo and the Lucenas, «Archiv für Reformationsgeschichte», XLV, 1954, pp. 233-253; Pastore, Un’eresia spagnola, pp. 105 e sgg.

103 Serrano y Sanz, Juan de Vergara, p. 908; cfr. Hamilton, Heresy and Mysticism, pp. 80-83.

104 Carrete Parondo, Movimiento, p. 104; cfr. pp. 96 e sgg., e soprattutto pp. 110 e sgg., dove si leggono gli interrogatori dello stesso Beteta.

105 In merito cfr. Selke, Vida y muerte, pp. 143 e sgg.; Hamilton, An Episode, p. 422.

106 Cfr. Longhurst, The Alumbrados of Toledo: Juan del Castillo, pp. 242-243, 247-248; sugli «illuminati erasmizzanti di Alcalá» cfr. Selke, El Santo Oficio, pp. 52-53.

107 Si vedano le puntuali indicazioni offerte nelle note di Valdés, Diálogo (ed. Bataillon), pp. 234, 237, 241, 260, 263, 265-266, 269.

108 Bataillon, Erasme et l’Espagne, vol. I, pp. 561 e sgg.; María Paz Aspe Ansa, Constantino Ponce de la Fuente. El hombre y su lenguaje, Madrid, Universidad pontificia de Salamanca-Fundación universitaria española, 1975, pp. 50, 80, 96-97; Pastore, Un’eresia spagnola, pp. 221 e sgg.; su di lui cfr. anche Klaus Wagner, Costantino Ponce de la Fuente. El hombre y su biblioteca, Sevilla, Diputación provincial, 1979; Ignacio García Pinilla, Más sobre Costantino Ponce de la Fuente y el «Parecer» de la Vaticana (ms. Ottob. Lat. 789, «Cuadernos de investigación histórica», XVII, 1999) pp. 191-225; Michel Boeglin, Irenismo y herejía a mediados del siglo XVI en Castilla. El caso de Constantino de la Fuente, in Disidencia religiosa, pp. 223-249.

109Processus Complutenses de sancti Ignatii sociorumque vita et doctrina, a cura di Candido de Dalmases, in Fontes documentales de S. Ignatio de Loyola, Romae, Institutum historicum Societatis Iesu, 1977, pp. 319-349, in part. p. 334; cfr. Fidel Fita, Los tres procesos de san Ignacio de Loyola en Alcalá de Henares. Estudio crítico, «Boletín de la real Academia de la historia», XXXIII, 1898, pp. 422-461; Bataillon, Erasme et l’Espagne, vol. I, pp. 229-231; Longhurst, Luther’s Ghost, pp. 103 e sgg.; Milagros Ortega Costa, San Ignacio de Loyola en el «Libro de alumbrados»: nuevos datos sobre su primer proceso, «Arbor», CVII, 1980, pp. 163-174; Fernández, Iñigo de Loyola, che sottolinea i molteplici legami, diretti e indiretti, che legarono sant’Ignazio e i suoi primi discepoli a personaggi come Antonio de Medrano, Francisco Ortiz, Bernardino de Tovar, Miguel de Eguía; José Luis González Novalín, La Inquisición y la Compañía de Jesús,«Anthologica annua», XXXVII, 1990, 11-56, in part. pp. 13-16; Hamilton, Heresy and Mysticism, pp. 92-97.

110 Bataillon, Erasme et l’Espagne, vol. I, p. 390.

111 José C. Nieto, Juan de Valdés on Catechetical Instruction. The «Dialogue on Christian Doctrine and the Christian Instruction for Children, «Bibliothèque d’Humanisme et Renaissance», XXXVI, 1974, pp. 253-72 (ora anche nel volume dello stesso Nieto, Juan de Valdés, pp. 603-23), in part. pp. 261 e sgg.; poi ripreso nell’introduzione a Juan de Valdés, Two Catechisms: The «Dialogue on Christian Doctrine» and the «Christian Instruction for Children», ed. by José C. Nieto. Translated by William B. and Carol D. Jones, Lawrence (Ka.), Coronado Press, 1981.

112 Cfr. le fini pagine di Pastore, Un’eresia spagnola, pp. 182 e sgg.; della quale cfr. anche Il vangelo e la spada. L’Inquisizione di Castiglia e i suoi critici (1460-1598), Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003.

113 Valdés, Diálogo (ed. Bataillon), pp. 63 e sgg., 93 e sgg.; lo stesso Bataillon, pur sottolineando la centralità dell’ispirazione erasmiana, percepiva lucidamente come il Diálogo «témoigne dejà d’une expérience qui n’est pas toute entière réductible à la piété érasmienne» (ivi, p. 114); cfr. anche Bataillon, Erasme et l’Espagne, vol. I, pp. 373 e sgg., che riafferma la tesi della continuità «du mouvement érasmien avec le mouvement illuministe», e definisce il Valdés come «le plus séduisant de tous les érasmistes espagnols» (p. 659; cfr. anche pp. v-vi, 229, dove lo studioso francese afferma che il giovane «auditeur d’Alcaraz à Escalona» divenne «à Alcalá le plus typique représentant de l’érasmisme espagnol»).

114 Juan de Valdés, Diálogo de doctrina cristiana y el Salterio traducido del hebreo en romance castellano, ed. Domingo Ricart, México, Universidad nacional autónoma de México, 1964, pp. 24 e sgg., 33, 112; cfr. p. 98, dove il testo evangelico viene citato nella versione di Erasmo, e pp. 118 e sgg., dove la traduzione di Matth. V-VII è basata sulla sua edizione del testo greco (cfr. Margherita Morreale, Juan de Valdés come traduttore dei vangeli ed il nuovo Testamento di Erasmo, «Atti dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti», classe di scienze morali, lettere ed arti, CXXXV, 1976-1977, pp. 507-540).

115 Bataillon, Erasme et l’Espagne, vol. I, pp. 174-175, 205 e sgg.; Goñi Gaztambide, El impresor, pp. 45-47.

116 Così lo definiva Diego Gracián in una lettera indirizzatagli il 1° luglio 1529: Valdés, Diálogo (ed. Bataillon), p. 59.

117 Cfr. gli studi di Carlos Gilly, Juan de Valdés: Übersetzer und Bearbeiter von Luthers Schriften in seinem «Diálogo de Doctrina», «Archiv für Reformationsgeschichte», LXXIV, 1983, pp. 257-305, e Spanien und der Basler Buchdruck bis 1600. Ein Querschnitt durch die spanische Geistesgeschichte aus der Sicht einer europäischen Buchdruckerstadt, Basel-Frankfurt an Main, Helbing & Lichtenhahn, 1985, pp. 318 e sgg.; ma cfr. anche la nota lasciata manoscritta dal Bataillon, ora in Erasme et l’Espagne, vol. II, pp. 125-128; il saggio di Carlo Ossola, Lutero e Juan de Valdés: intorno alla formula «beneficio di Cristo», in Lutero e la Riforma, atti del simposio, 26-27 novembre 1983, Vicenza, Accademia Olimpica, 1985, pp. 83-126, poi ripreso nell’introduzione a Juan de Valdés, Lo evangelio di san Matteo, a cura di Carlo Ossola, testo critico di Anna Maria Cavallarin, Roma, Bulzoni, 1985, pp. 42 e sgg.; e la rassegna di Alberto Aubert, Valdesianesimo ed evangelismo italiano. Alcuni studi recenti, «Rivista di storia della Chiesa in Italia», XLI, 1987, pp. 152-175.

118 Silvana Seidel Menchi, Le traduzioni italiane di Lutero nella prima metà del Cinquecento, «Rinascimento», n.s., XVII, 1977, pp. 31-108, pp. 61 e sgg., e la sua monografia Erasmo in Italia.

119 Cfr. Bataillon, Erasme et l’Espagne, vol. II, pp. 505-515.

120 Valdés, Diálogo (ed. Ricart), p. 27; cfr. Valdés, Diálogo (ed. Bataillon), p. 227.

121 Valdés, Diálogo (ed. Ricart), pp. 34 e sgg., 91 e sgg.; cfr. Gilly, Juan de Valdés, pp. 273 e sgg.

122 Valdés, Diálogo (ed. Ricart), pp. 89 e sgg., 101; sulla riforma della Chiesa, cfr. ivi, pp. 75 e sgg., 84 e sgg., 113 e sgg.

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