Live in Pompei
Al centro c’è Pompei. Intorno, ventotto piccoli occhi studiano incuriositi le pietruzze colorate. Una manina si posa sulla spalla della restauratrice china a pulire i tasselli. «Tata, che fai?»
È la più piccola bambina del gruppo a parlare. Lei non esita mai a fare domande.
«Pensa come doveva essere prima che scoppiasse», dice Camilla a mezza voce al fratello. Un po’ di paura il vulcano gliela mette anche adesso. Hanno capito che un giorno di quasi duemila anni fa ha sputato fuoco, e fumo, e roccia per tre giorni, come un drago inferocito.
A Pompei i bambini saltano da una pietra all’altra facendo finta di schivare gli escrementi dei cavalli antichi. Impazziscono di gioia all’idea dei grandi vasi messi a disposizione dei passanti per fare pipì che i lavandai usavano per smacchiare i vestiti. Scoprono il pane dell’ultimo giorno di Pompei, che ha le stesse forme di quello che vedono in tavola oggi. Di casa in casa, attraversiamo strade e vicoli e l’esplorazione di un passato comune diventa per adulti e bambini l’occasione per una profonda scoperta di sé e degli altri.