Indice Estratto

Edizione: 2020, III rist. 2020
Pagine: 272
Collana: i Robinson / Letture
ISBN carta: 9788858141847
ISBN digitale: 9788858142554
Argomenti: Storia contemporanea, Storia d'Italia

Ustica

Una ricostruzione storica

Cora Ranci

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Quarant’anni fa, il 27 giugno del 1980, un aereo di linea in volo da Bologna a Palermo si inabissava misteriosamente al largo dell’isola di Ustica. Ottantuno persone perdono la vita in una strage i cui autori, nonostante innumerevoli indagini e processi, restano ancora ‘ignoti’.

Una ricostruzione storica per andare oltre le verità giudiziarie.

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Edizione: 2020
Pagine: 272
Collana: i Robinson / Letture
ISBN: 9788858141847

L'autore

Cora Ranci

Cora Ranci (1983) vive a Milano. Ha passato gli anni della formazione all’Università di Bologna, dove si è laureata in Relazioni internazionali, ha conseguito un dottorato di ricerca in Storia contemporanea ed è stata assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Storia Culture Civiltà. È autrice del programma radiofonico di inchieste sulla sanità 37e2 di Radio Popolare e ha fatto parte della redazione della rivista online di giornalismo narrativo “Q Code Mag”, che si occupa di esteri, cultura e diritti. I suoi articoli sono apparsi su diverse testate sia divulgative che specialistiche ed è autrice, con Anna Pellizzone, del documentario sul terremoto in Emilia dal titolo Terra in moto.

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¹ Tra i contributi più celebri si ricordano il film Il muro di gomma di Marco Risi (1991) e lo spettacolo teatrale I-TIGI Canto per Ustica di Marco Paolini (2000).

² Tribunale di Roma, Ufficio Istruzione – Sezione 1, Procedimento Penale Nr. 527/84 A G.I., Ordinanza di rinvio a giudizio, caso «USTICA», 1999, Vol. 13, Sottotitolo 2, p. 3953.

³ Oltre alla documentazione giudiziaria (fase istruttoria e processi), sono stati consultati i documenti della Commissione stragi, i documenti dell’amministrazione pubblica declassificati in base alla direttiva Renzi del 2014 (soprattutto quelli prodotti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Ministero della Difesa e dal Ministero degli Esteri), l’archivio storico dell’Associazione parenti delle vittime della strage, nonché gli atti parlamentari e le fonti a stampa. Sono inoltre state svolte interviste originali a protagonisti della vicenda.

⁴ Si accolgono qui le riflessioni avanzate dal filosofo Andrea Zhok sul rapporto tra verità storica e verità giudiziaria rispetto al fenomeno dello stragismo in Italia, secondo cui scopo dell’analisi storica è cogliere il “contesto motivazionale” di un decorso di eventi. “La narrazione storica giudica, ma non nel senso del giudizio morale o penale. Nell’analisi storica l’oggetto è afferrato quando si è in grado di coglierne l’ordinamento motivazionale, dunque quando si è in grado di comprendere (e non semplicemente spiegare) un decorso di eventi e le sue motivazioni, senza che ciò implichi giustificazioni o condanne”. Cfr. Andrea Zhok, Verità storica e verità giudiziaria. Il caso dello stragismo italiano, in Stefano Cardini (a cura di), Piazza Fontana 43 anni dopo. La verità di cui abbiamo bisogno, Mimesis, Milano 2012, p. 129.

¹ Dichiarazione riportata in «Corriere della Sera», 2 luglio 1980, p. 1.

² Andrea Purgatori, Se fosse caduto da 7000 metri avrebbe impiegato 40 secondi per toccare l’acqua, in «Corriere della Sera», 29 giugno 1980, p. 1.

³Cade in mare aereo con 81 persone sulla rotta tra Bologna e Palermo, in «Corriere della Sera», 28 giugno 1980, p. 1.

⁴ Andrea Purgatori, Alcuni piloti avanzano l’ipotesi di collisione con un jet pirata, in «Corriere della Sera», 30 giugno 1980, p. 1

⁵ La singolare circostanza ha alimentato forti sospetti sulla possibile correlazione tra le due stragi. Sui fatti di Ramstein ha indagato una commissione mista italo-tedesca-statunitense, come previsto dalle procedure dettate dalla Nato in materia di indagini su incidenti aerei che vedono coinvolti velivoli militari. La parte relativa alle cause del disastro è stata affidata all’Aeronautica Militare Italiana che, in una relazione dell’ottobre 1988, ha stabilito che a causare l’impatto tra i caccia fu un errore di manovra commesso da Nutarelli. Ufficialmente, quindi, i fatti di Ramstein non sono ascrivibili ad alcuna responsabilità penale. Tuttavia, il fatto che le indagini siano state condotte esclusivamente all’interno della sfera militare ha suscitato scetticismo tra la stampa, sia tedesca sia italiana, che ha ventilato l’ipotesi che l’aereo guidato da Nutarelli sia stato sabotato. Sulla scorta di tali sospetti, nel 2012 un gruppo di familiari delle vittime della strage di Ustica ha annunciato l’avvio di indagini autonome per fare chiarezza sull’accaduto. L’ipotesi che a Ramstein non sia avvenuto un incidente, bensì un sabotaggio mirato ad eliminare due testimoni chiave della strage di Ustica, è stata invece rigettata dal giudice Priore per la “sproporzione tra fini e mezzi” che tale ipotesi contemplerebbe. Non convincerebbe il giudice, in sostanza, che al fine di mettere a tacere due persone, si sia compiuta una strage di tali dimensioni. Priore tuttavia riconosce che “di certo i due erano a conoscenza di molteplici circostanze attinenti al DC-9 e a quei velivoli che volavano in prossimità di esso”. Di fatto, la loro testimonianza è andata perduta per sempre. Quanto agli altri ufficiali coinvolti nell’esercitazione e agli operatori delle basi di Grosseto e Poggio Ballone, davanti ai giudici essi si mostrarono reticenti o sostennero di non ricordare nulla dei fatti di quella sera. Cfr. Tribunale di Roma, Ufficio Istruzione – Sezione 1, Procedimento Penale Nr. 527/84 A G.I., Ordinanza di rinvio a giudizio, caso «USTICA», 1999, Titolo 3, Vol. 16, p. 4667.

⁶ La presenza di un aereo che accompagna la rotta del DC-9 Itavia è stata uno degli argomenti più controversi in relazione all’interpretazione dei dati ottenuti dai radar e sottoposti all’esame dei numerosi periti chiamati a pronunciarsi. La tesi è stata ipotizzata per la prima volta dai periti di parte civile in una consulenza presentata nel maggio 1992, successivamente argomentata con ulteriori valutazioni nel novembre 1994 e nell’ottobre 1995. L’analisi è stata sostanzialmente condivisa dai periti giudiziari nella perizia radaristica definitiva del giugno 1997 e depositata, nella sua formulazione conclusiva, nel dicembre dello stesso anno. Alla tesi si sono opposti i periti di parte imputata, nonché i periti d’ufficio del collegio Misiti, nominati dal giudice Rosario Priore nel 1990, nella relazione presentata nel luglio 1994. Tale relazione, tuttavia, è stata giudicata inattendibile proprio nella parte di analisi dei radar.

⁷ Sugli schermi radar del traffico civile e della difesa aerea viene registrato uno scarto della traccia correlata al DC-9, che sembra assumere improvvisamente un’alta velocità. Il controllore dell’aeroporto di Roma Ciampino, responsabile per quel settore, contatta allora il pilota del DC-9. Sono le ore 20.26: “Adesso vedo che sta rientrando, quindi praticamente, diciamo che è allineato. Mantenga questa prua”. La risposta del pilota del DC-9 esprime stupore: “Noi non ci siamo mossi, eh?”. Sei minuti prima, un’altra conversazione significativa: “Ok, è sotto radar, vediamo che sta andando verso Grosseto, che prua ha?”. Il pilota del DC-9 risponde di essere invece “perfettamente allineato sulla radiale di Firenze”. L’aereo Itavia sta volando in direzione sud-est e non sud-ovest, come sembra vedere l’operatore di Ciampino. La rotta effettivamente seguita dal DC-9 a tratti non coincide con quanto viene invece visto dagli operatori a terra, al punto che il pilota del DC-9 avanza dubbi sulla funzionalità del Vor di Firenze, il sistema di radioassistenza che permette ai controllori di volo di seguire la rotta degli aerei. Le indagini hanno accertato che il Vor era funzionante e che la causa delle continue domande al pilota del DC-9 sulla rotta seguita poteva essere dovuta ai disturbi sulle frequenze causati dalla presenza di quel piccolo aereo sconosciuto che volava nella scia del DC-9.

⁸ Si è ipotizzato che si trattasse di velivoli decollati dalla base militare di Solenzara, in Corsica. Per diversi anni il governo francese lo ha negato, dichiarando che quel giorno le attività erano cessate nel pomeriggio e che quindi, all’ora di passaggio del DC-9, la base era di fatto chiusa. La versione ufficiale di Parigi, tuttavia, è stata contraddetta da una testimonianza oculare. Nel 1990, il generale dei Carabinieri Nicolò Bozzo, che il 27 giugno 1980 si trovava in vacanza proprio nei pressi di Solenzara, ha riferito di aver notato un’intensa attività volativa dalla base militare per buona parte della notte. Nel 2013, il governo francese ha consentito ai magistrati della Procura di Roma di interrogare gli ufficiali dell’Armée de l’Air che all’epoca si trovavano in servizio a Solenzara, i quali – stando ad indiscrezioni – avrebbero dichiarato che effettivamente la base era rimasta operativa anche in orario serale. L’ipotesi che le tracce aeree avvistate nei pressi di Ponza provenissero dalla Corsica non può dunque essere esclusa.

⁹ Esiste una tesi secondo cui in realtà il DC-9 sarebbe esploso a causa di una bomba collocata al suo interno. L’ipotesi è stata avanzata dal collegio peritale Misiti nel 1994. Quello studio, tuttavia, è stato ritenuto inattendibile dai pubblici ministeri, che hanno giudicato la perizia illogica e contraddittoria. I lavori del collegio Misiti sono inoltre stati screditati a causa dei contatti frequenti che due suoi membri – poi revocati – hanno avuto con parti imputate nel processo con cui, secondo il giudice istruttore Priore, hanno intrattenuto rapporti di “subordinazione e dipendenza”. I sostenitori della tesi della bomba riconoscono comunque la presenza di altri aerei nei dintorni del DC-9, circostanza che però non viene ritenuta avere alcun ruolo nelle cause della strage. Per quanto residuale, la tesi della bomba viene sostenuta ancora oggi da alcune personalità politiche e del mondo militare.

¹⁰ Tribunale di Roma, Ufficio Istruzione – Sezione 1, Procedimento Penale Nr. 527/84 A G.I., Ordinanza di rinvio a giudizio, caso «USTICA», 1999, Vol. 13, Sottotitolo 2, p. 3953.

¹¹ La sentenza ordinanza del giudice Priore aveva ravvisato indizi di reato nelle condotte di 48 persone, tra ufficiali dell’Aeronautica e dei servizi d’informazione militari. Oltre ai quattro alti generali, i pubblici ministeri rinviarono a giudizio per falsa testimonianza gli ufficiali Francesco Pugliese, Umberto Alloro, Claudio Masci, Pasquale Notarnicola e Bruno Bomprezzi. Costoro furono tuttavia esclusi dal processo per un vizio procedurale.

¹² Tribunale di Roma, Corte d’Assise, Sezione III, Procedimento 266/90, Dispositivo di sentenza caso «USTICA», 30 aprile 2004, pp. 578-579.

¹³ Se le informazioni fossero state trasmesse correttamente, rilevano i giudici, le “risposte dei ministri in Parlamento e il loro complessivo atteggiamento nell’ambito del governo sarebbero stati di diverso tenore” perché si sarebbero resi conto che “il quadro del disastro poteva essere più complesso e politicamente più rilevante rispetto al contesto di un cedimento strutturale o al limite anche di una esplosione dovuta a una bomba”; ipotesi, queste, ritenute credibili nel 1980.

¹⁴ Tribunale di Roma, Corte d’Assise d’Appello, Procedimento Penale Nr. 23/05 R.G. C/ASS. APP., sentenza «caso USTICA», 15 dicembre 2005, p. 68.

¹⁵ Più nello specifico, la Corte ha rilevato come il perito radarista che aveva coordinato le analisi tecniche, prof. Dalle Mese, non avesse fornito certezze, “ma solo ipotesi”, sostenendo in dibattimento al processo che “l’ipotesi che sotto, di fianco, vicino al DC-9, volasse un altro aereo” fosse dai periti del suo collegio stata ritenuta “plausibile”, così come la presenza di una portaerei fosse stata solo “ipotizzata”. Per i giudici, si tratta di “un ragionamento giuridicamente inaccettabile” che dà per certi risultati partendo da “dati del tutto ipotetici”. Sul piano giuridico, il fatto che “in termini di certezza nulla è emerso dalle perizie” porta dunque automaticamente all’esclusione dell’ipotesi, perché una sentenza – ad avviso dei giudici di secondo grado – deve necessariamente riferirsi a fatti inconfutabili, e non può basarsi sul criterio della verosimiglianza. Le assoluzioni dei generali discendono automaticamente da tale ragionamento: per la Corte, Bartolucci e Ferri non potevano omettere di comunicare al governo “ciò che probatoriamente gli era ignoto”. Cfr. ivi, p. 87.

¹⁶ Tribunale di Palermo, Corte d’Appello, Prima Sezione Civile, Causa Nr. 1803/07, sentenza n. 788/2010, 14 giugno 2010, pp. 22-23.

¹⁷ Tribunale di Palermo, Sezione III Civile, Procedimento n. 10354/2007, sentenza emessa il 10 settembre 2011, p. 52.

¹⁸ Corte Suprema di Cassazione, III Sezione Civile, sentenza n. 23933/2013, 2 ottobre 2013, pp. 10-11. Il 22 aprile 2020 la Corte d’Appello di Roma ha condannato i ministeri della Difesa e dei Trasporti a risarcire l’Itavia con 330 milioni di euro.

¹⁹ Bruno Tucci, Ma chi controlla il cielo del Sud?, in «Corriere della Sera», 22 luglio 1980, p. 1.

²⁰ Documentazione tecnico-formale, vol. I, p. 29.

²¹ Archivio Centrale dello Stato (Acs), Versamenti Direttiva Renzi, Ministero degli Affari Esteri, Direzione Generale Affari Economici (Dgae), Telex del 21 luglio 1980.

²² Acs, Versamenti Direttiva Renzi, Ministero degli Affari Esteri, Dgae, Telex del 16 settembre 1980.

²³ Per portare a termine l’operazione di recupero del relitto del MIG-23 viene coinvolta anche la Fiat, società della quale all’epoca la Libia possiede un rilevante pacchetto azionario. Nell’agosto 1980 si tengono degli incontri tra il direttore del Sismi, il generale Santovito, e l’amministratore delegato della Fiat Cesare Romiti. Come riferito dallo stesso Romiti alla magistratura, per ottenere il recupero del relitto del MIG-23 il governo libico ha cercato di esercitare pressioni su quello italiano attraverso gli esponenti libici del consiglio di amministrazione della società torinese. Tribunale di Roma, Ufficio Istruzione – Sezione 1, Procedimento Penale Nr. 527/84 A G.I., Ordinanza di rinvio a giudizio, caso «USTICA», 1999, Vol. 14, Titolo 1, p. 4230.

²⁴ Tribunale di Roma, Ufficio Istruzione – Sezione 1, Procedimento Penale Nr. 527/84 A G.I., Ordinanza di rinvio a giudizio, caso «USTICA», 1999, Vol. 14, Titolo 1, p. 4075.

²⁵ I gestori del campeggio riferirono che nel 1980 era fatto risaputo tra gli ospiti e il personale della struttura che il MIG-23 era caduto “ben prima” di quanto ne avessero dato notizia i media.

²⁶ La clamorosa testimonianza appare, in forma anonima, su un’inchiesta pubblicata da «la Repubblica» il 2 novembre 1990. Il giornalista Pantaleone Sergi, autore dell’articolo, era stato contattato da un amico del soldato dopo la puntata di «Telefono Giallo» del 6 maggio 1988. Sergi ha rivelato l’identità della sua fonte agli inquirenti, che si videro confermata la testimonianza. Cfr. Pantaleone Sergi, «Ho fatto la guardia al MIG libico», in «la Repubblica», 2 novembre 1990.

²⁷ Il fatto destò perplessità tra i membri della Commissione stragi, che nel 1991, in sede di audizione, chiesero conto di quell’interessamento a Santacroce, il quale rispose: “Ritengo sia stato uno dei miei meriti nella fase dell’indagine istruttoria quello di aver per primo intravisto la possibilità di un collegamento tra i due fatti, un merito che naturalmente non mi è nato perché sono stato improvvisamente illuminato da qualcuno, ma perché, se non vado errato, avevo letto, proprio all’indomani della caduta del MIG-23, un articolo pubblicato credo da «Oggi» in cui si esprimevano dei dubbi sulla data ufficiale della caduta del MIG-23, fissata il 18 luglio”, Commissione stragi, X Legislatura, 97ª seduta, 3 dicembre 1991, p. 455.

²⁸ Tribunale di Roma, Ufficio Istruzione – Sezione 1, Procedimento Penale Nr. 527/84 A G.I., Ordinanza di rinvio a giudizio, caso «USTICA», 1999, Vol. 14, Titolo 1, p. 4213. Un’altra circostanza concorse al raggiungimento di tale conclusione. Sia nella vicenda di Ustica che in quella del MIG-23 libico si registrò l’interessamento apparentemente non giustificato del comandante dei Carabinieri di Crotone, il capitano Vincenzo Inzolia. Costui era presente nel luogo di ritrovamento del MIG, nonostante la competenza territoriale spettasse a un’altra compagnia di Carabinieri. La notte della tragedia del DC-9 Itavia, inoltre, aveva chiesto a un suo sottoposto di raccogliere informazioni sull’accaduto, come prova la registrazione di una telefonata in tal senso. In sede di interrogatorio Inzolia ha negato la circostanza, su cui non si è riusciti a fare chiarezza. Priore non avanza ipotesi sul senso della figura di Inzolia, limitandosi a notare come in entrambi i casi il suo interessamento e il suo coinvolgimento fossero apparsi ingiustificati.

²⁹ Acs, Raccolte speciali / Presidenza del Consiglio dei Ministri / Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise) / Stato maggiore del Servizio informazioni per la sicurezza militare (Sismi) / 98: Evento Ustica – Incivolo MIG 23 libico – visione Presidente del Consiglio dei Ministri (1980-1990).

³⁰ Acs, Raccolte speciali / Presidenza del Consiglio dei Ministri / Aise / Stato maggiore del Sismi / 11: Incidente aereo DC-9 Itavia del 27/06/1980 a Ustica – Carteggio 1 – 1986 – Superiori autorità (attivazioni/risposte) (1980-1990).

³¹ Tribunale di Roma, Ufficio Istruzione – Sezione 1, Procedimento Penale Nr. 527/84 A G.I., Ordinanza di rinvio a giudizio, caso «USTICA», 1999, Vol. 14, Titolo 2, p. 4506.

³² A sostegno di questa ipotesi, il giudice richiama un episodio analogo avvenuto nel 1958, in piena Guerra fredda, a un EC130 statunitense, un velivolo di spionaggio elettronico che era penetrato dalla Turchia nell’Armenia sovietica per alcune decine di miglia. L’aereo era stato intercettato da tre MIG russi, che lo avevano abbattuto. Dieci giorni dopo, il governo di Mosca aveva diffuso la notizia di un aereo americano caduto incidentalmente in territorio armeno. Alcuni testimoni oculari al confine tra Turchia e Armenia riferirono di aver visto degli aerei in volo e di aver sentito un’esplosione seguita da una colonna di fumo alzarsi da dietro una catena di colline: come in Calabria, nessuno vide l’aereo cadere. In quel caso, la messinscena fu svelata perché il presidente americano Eisenhower decise di rendere pubbliche le registrazioni dell’abbattimento, effettuate dieci giorni prima della simulazione da un centro di ascolto americano in Turchia. Tribunale di Roma, Ufficio Istruzione – Sezione 1, Procedimento Penale Nr. 527/84 A G.I., Ordinanza di rinvio a giudizio, caso «USTICA», 1999, Vol.14, Titolo 1, p. 4339.

³³ Tribunale di Roma, Corte d’Assise, Sezione III, Procedimento 266/90, Dispositivo di sentenza caso «USTICA», 30 aprile 2004, p. 459. Al processo, le versioni date dall’ex capo della stazione Cia di Roma, Clarridge, e dal capo del Sios/A, generale Tascio, furono diverse da quelle mantenute durante tutti gli anni dell’istruttoria. Clarridge fornì una nuova versione dei fatti, in particolare collocando un incontro col generale Tascio il 21 luglio, e in seguito ad essa – sostenne il pubblico ministero – venne meno sotto il profilo probatorio l’ipotesi di un contatto con Tascio prima del 18 luglio. Secondo il pm, “proprio la nuova e meno pericolosa versione di Clarridge” spiegò una nuova versione del generale Tascio, che non negò più, come aveva fatto per anni, di non aver mai conosciuto Clarridge, e anzi ammise di averlo informato della caduta del MIG: una dichiarazione che il pm giudicò “non convincente”. Non sono comunque emersi elementi conoscitivi ulteriori in merito ai contatti Clarridge-Tascio e il coinvolgimento degli Stati Uniti nella vicenda resta non chiarito.

³⁴ Ivi, pp. 461-462.

³⁵ Commissione stragi, X Legislatura, 91ª seduta, 15 ottobre 1991, p. 241.

³⁶ Relazione sull’inchiesta condotta sulle vicende connesse al disastro aereo di Ustica, approvata dalla Commissione nella seduta del 14-15 aprile 1992, X Legislatura, Doc. XXIII, n. 50, p. 34.

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