Scorrettissimi
Mark Twain, Harper Lee, Patricia Highsmith. Cancelliamoli tutti. Cancelliamo Philip Roth, intollerabilmente misogino. E quanto era razzista Flannery O’Connor? Ma dovrebbe importarci? Dobbiamo giudicare i capolavori della letteratura del passato alla luce delle sensibilità odierne? Dovremmo forse smettere di leggere Faulkner per non essere riuscito a fare i conti con il razzismo sistemico se cento anni dopo l’America stessa non riesce ancora a farli? E d’altronde, possiamo chiedere ai diritti di aspettare in nome di una presunta sacralità della letteratura? Cosa sta accadendo e come siamo arrivati qui?
Costanza Rizzacasa d’Orsogna ci porta al cuore del dibattito sulla cancel culture che infuria nella società non solo americana ma ormai anche europea. Parole come ‘appropriazione culturale’, ‘supremazia bianca’, ‘mascolinità tossica’, usate spesso a sproposito, popolano le conversazioni quotidiane. Sullo sfondo, negli Stati Uniti, una polarizzazione politica e del pensiero che per gli esperti ha raggiunto un punto di non ritorno, e il modello parentale ed educativo del safetyism: la sicurezza emotiva come valore sacro. La retorica di sinistra che da anni infuria dentro e fuori i campus, eliminando tutto ciò che può apparire politicamente scorretto, alimenta il bigottismo di destra, in un circolo vizioso in cui perdono tutti. Le guerre culturali dilaniano la scuola dell’obbligo, con il numero dei libri banditi o contestati che sfonda ogni mese nuovi record. Se mettere i libri al bando non è nulla di nuovo nelle scuole americane, diverse oggi sono le tattiche, e fortissima la politicizzazione. Da Mark Twain a Philip Roth, da Hemingway a Toni Morrison, da Salinger a Margaret Atwood, Scorrettissimi ci racconta questo terremoto culturale, ne ricostruisce la genesi e le ragioni all’interno del contesto storico e politico americano in cui è nato.
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Rassegna stampa
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\"Correttissimi\" ma culturalmente più poveri: la fine della civiltà del dibattito
di Pierluigi Battista