L'Impero romano
«Sono trascorsi ormai settant’anni dalla prima edizione ma questo capolavoro della storiografia contemporanea sul mondo romano conserva intatta tutta la sua freschezza narrativa e intellettuale. La prosa brillante di Santo Mazzarino si accompagna a una straordinaria creatività che propone di continuo visioni originali e prospettive inattese. Protagoniste sono le masse popolari dell’Italia e delle province, i soldati, i contadini, le plebi della capitale e dell’universo urbano.»
Andrea Giardina
Le drammatiche vicende del potere imperiale ci parlano di uomini e donne senza nome ma anche di coloro che vivevano nei centri del potere, i senatori, i cavalieri, i rappresentanti delle élites locali. E naturalmente dei grandi protagonisti che di rado morivano nel loro letto, gli imperatori: in questo libro restano indimenticabili i ritratti di Augusto, che da ragazzo giocò da maestro la partita dell’ultima guerra civile e morì chiedendo ai presenti se aveva recitato bene la commedia della vita; di Nerone, il despota amato dal popolo per la sua politica monetaria ‘democratica’; di Callisto, lo schiavo banchiere che divenne vescovo della comunità cristiana di Roma; di Massimino il Trace, il semibarbaro sfortunato difensore della patria romana; di Diocleziano, il sovrano utopista che inventò affascinanti e imponenti ingegnerie per il futuro di Roma; di Costantino, il rivoluzionario che fece trionfare la Chiesa cattolica e costruì una società ‘piramidale’; di Giuliano, che volle ripristinare la gloria degli antichi dèi e morì combattendo contro i Persiani. I collanti di tante storie plurali e singolari sono alcune linee generali che intessono il racconto, in primo luogo la documentazione monetaria come chiave per intendere gli orientamenti sociali dei sovrani e la storia del cristianesimo come trama stabile della storia generale. Una leggenda molto vera vuole che Mazzarino ‘sapesse tutto’, perché non gli sfuggiva nessun documento, nessuna testimonianza antica, nessun angolo della storiografia moderna. Spesso la vasta erudizione produce studiosi chiusi nelle loro biblioteche, incapaci di trasferire nella vita le pagine dei libri. Per Mazzarino valeva il contrario: la sua straripante cultura era la chiave per far vibrare le anime morte.