La legge della giungla
Sul cartone giallo erano state tracciate le verdi parole della Legge: «Il lupetto pensa agli altri come a se stesso. Il lupetto vive con lealtà e con gioia assieme al branco». Era composta da questi soli due articoli e, pur di ricevere anch'io la mia divisa, mi sentivo già pronto a sottoscriverli col sangue.
L'infanzia trascorsa a Bologna nello stabile centrale del lotto Iacipì, sotto l'ala protettiva di una nonna cattolicissima, una combriccola di zii comunisti e due genitori insegnanti, convinti che la società italiana sia conformista e superficiale; un matrimonio a quattro anni con Sissi la Piagnona e giochi all'aperto turbolenti e scalmanati; anni divertenti, senza dubbio, ma fuori dal cortile ci sono troppi pericoli.
È per questo che il narratore viene catapultato nell'avventuroso mondo inventato da Baden-Powell, in compagnia di Akela, Bagheera, Balù e un intero branco di nuovi amici: dopo La vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco e La vita quotidiana in Italia ai tempi del Silvio, è la volta della vita quotidiana al tempo dei lupetti, fra uscite all'aria aperta, scoperte e promesse non sempre facili da mantenere.