Indice Estratto

Edizione: 2020
Pagine: 240
Collana: Economica Laterza [916]
ISBN carta: 9788858139905
ISBN digitale: 9788858141427
Argomenti: Storia contemporanea

Per amore della patria

Patriottismo e nazionalismo nella storia

Maurizio Viroli

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Un bel libro, molto opportuno nelle temperie del panorama politico-culturale italiano.
Luciano Canfora, “Corriere della Sera”

Si può amare la patria senza essere nazionalisti? Si può, anzi si deve. A scoprire la patria in opposizione all’idea di nazione è uno storico italiano che viene dall’America. Marcello Veneziani, “Il Messaggero”

Nella letteratura accademica e nel linguaggio comune ‘patriottismo’ e ‘nazionalismo’ sono usati come sinonimi. Eppure i due concetti possono e devono essere distinti. Da Cicerone a Rousseau, da Tommaso d’Aquino a Fichte, da Croce a Habermas, fino a Charles Taylor, storicamente il linguaggio del patriottismo è stato usato per combattere la tirannide, il dispotismo, l’oppressione e la corruzione; il linguaggio del nazionalismo per combattere la contaminazione, l’eterogeneità e l’impurità culturale (o etnica o religiosa) e per soffocare il conflitto politico e sociale. Una riflessione aggiornata sulla validità dell’importante distinzione tra patriottismo e nazionalismo.

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Edizione: 2020
Pagine: 240
Collana: Economica Laterza
ISBN: 9788858139905

L'autore

Maurizio Viroli

Maurizio Viroli, uno dei maggiori studiosi di Machiavelli, è professore emerito dell’Università di Princeton e professore del Department of Government dell’Università del Texas ad Austin. Tra le sue pubblicazioni per Laterza: Per amore della patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia; Repubblicanesimo; Dialogo intorno alla repubblica (con Norberto Bobbio); Il Dio di Machiavelli e il problema morale dell’Italia; La libertà dei servi; L’intransigente;Scegliere il principe. I consigli di Machiavelli al cittadino elettore; La redenzione dell’Italia. Saggio sul “Principe” di Machiavelli; L’autunno della Repubblica; Nazionalisti e patrioti;Tempi profetici. Visioni di emancipazione politica nella storia d’Italia.

Scopri l'autore

¹ Gaetano Filangieri, La Scienza della Legislazione, Procaccini, Napoli 1995, IV Parte, 2.42.

² Gaetano Filangieri, Istituzioni di civile filosofia, in Opere, a cura di Alessandro de Giorgi, Perelli e Mariani, poi Volpato, Milano 1841-1848, vol. III, p. 1548.

³ Carlo Cattaneo, Sulla legge comunale e provinciale, in Opere scelte, a cura di Delia Castelnuovo Frigessi, Einaudi, Torino 1972, vol. IV, p. 406.

⁴ Fra i molti commenti mi ha confortato leggere le considerazioni di Paul Ginsborg (Salviamo l’Italia, Einaudi, Torino 2010) sull’ideale della «nazione mite» che il Risorgimento ha elaborato, un ideale del tutto incompatibile con il nazionalismo fascista. Mi hanno consolato anche le osservazioni di Marco Bouchard (Credere e appartenere. Monaci, eretici, mercenari, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2014, p. 33) sul «bisogno umano di radicamento culturale e spirituale» che non va «semplicemente confuso con l’attaccamento cieco al proprio gruppo né con l’orgoglio per la sua unicità», ed è dunque perfettamente in armonia, aggiungo, con il patriottismo repubblicano.

⁵ Vittorio Alfieri, Il Misogallo, in Opere, a cura di Francesco Maggini, Rizzoli, Milano 1940, vol. I, pp. 743-744.

⁶ Ugo Foscolo, Della servitù dell’Italia, in Edizione nazionale delle opere di Ugo Foscolo, vol. VIII, Le Monnier, Firenze 1933, p. 224.

⁷ Alessandro Manzoni, Tutte le opere, edizione diretta da Bruno Cagli, Avanzini e Torraca, Roma 1965, pp. 107 e 104.

⁸ Giacomo Leopardi, Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica, Edizioni Casagrande, Bellinzona 1988, p. 53.

⁹ Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri, in Tutte le opere, a cura di Walter Binni ed Enrico Ghidetti, Sansoni, Firenze 1969, vol. II, p. 263.

¹⁰ Ivi, p. 762.

¹¹ Massimo Mila, Verdi, a cura di Piero Gelli, Rizzoli, Milano 2000, p. 194.

¹² Ivi, pp. 194-195.

¹³ Giuseppe Mazzini, I Sistemi e la Democrazia, in Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini, Daelli Editore, Milano 1864, vol. VII, pp. 326-327. In una lettera a Francesco Bertioli, del gennaio 1833, Mazzini scrive: «io non sono cristiano, nel senso di credere alla divinità di Cristo, ed altre simili scene: che non ammetto altra rivelazione che quella del Genio; che credo la religione sia un risultato, ed un’espressione della Società, come la letteratura, il diritto, la politica, etc.: ...che la religione [è] sottomessa al Progresso come tutte le cose – che in questo senso, io credo il Cristianesimo la prima religione espressione della civiltà nostra, del mondo moderno in opposizione all’antico – che il Cristianesimo ha formolato per me il Dogma dell’Eguaglianza – e in questo senso sono Cristiano, – che peraltro credo il Cristianesimo non abbia predicata che l’Eguaglianza in faccia a Dio, e il perfezionamento individuale – che noi ci affacciamo all’epoca in cui dobbiamo predicare l’Eguaglianza in faccia agli uomini, e il perfezionamento sociale – che in questo senso non sono Cristiano; ma che tutto camminando progressivamente, noi, società sotto l’impero ancora del Cattolicesimo, non possiamo saltar d’un balzo al di là del Cristianesimo, e predicare il Deismo puro, ch’è la mia religione» (Scritti editi ed inediti di Giuseppe Mazzini, Galeati, Imola 1909, vol. V, p. 216); sulla dimensione religiosa del patriottismo di Mazzini vedi Alberto Banti, L’onore della nazione: identità sessuali e violenza nel nazionalismo europeo dal XVIII secolo alla grande guerra, Einaudi, Torino 2005, pp. 146-152. Credo tuttavia che Banti sbagli a considerare Mazzini un nazionalista anziché un patriota repubblicano.

¹⁴ Giuseppe Mazzini, Fede e avvenire, in Scritti politici, a cura di Terenzio Grandi e Augusto Comba, Utet, Torino 2005, p. 458.

¹⁵ Ivi, p. 445.

¹⁶ Lettera a G. Ferrari, 29 ottobre 1851, in Epistolario di Carlo Cattaneo, raccolto e annotato da Rinaldo Caddeo, Barbèra, Firenze 1949-1956, vol. II, p. 113.

¹⁷ Lettera a Giuseppe Ferrari, 27 ottobre 1851, ivi, p. 39.

¹⁸ Lettera a Mauro Macchi, 26 dicembre 1856, ivi, p. 433.

¹⁹ Lettera ad Agostino Bertani, maggio 1862, ivi, vol. IV, p. 56.

²⁰ Lettera a F. Crispi, 18 luglio 1860, ivi, vol. III, p. 313.

²¹Epistolario di Giuseppe Garibaldi. Con documenti e lettere inedite (1836-1882), raccolto e annotato da Enrico Emilio Ximenes, vol. I, Alfredo Brigola e comp., Milano 1885, p. 18.

²² Ivi, p. 21.

²³ Ivi, p. 30.

²⁴ Ivi, p. 92.

²⁵ Ivi, p. 216.

²⁶ Ivi, p. 225.

²⁷ Ivi, p. 289.

²⁸ Ivi, p. 297.

²⁹ Garibaldi fu tuttavia maestro nell’uso del proprio corpo come mezzo per comunicare ideali politici, come ha assai bene messo in risalto Dino Mengozzi in La morte e l’immortalità. La morte laica da Garibaldi a Costa, Lacaita, Manduria 2012.

³⁰Epistolario di Giuseppe Garibaldi, cit., p. 259. In una lettera del 27 marzo 1867 ad un ex frate, Garibaldi spiega che soltanto la religione del vero emancipa la coscienza individuale e rende possibile l’emancipazione morale dell’umanità: «Ho letto il vostro libro Rivelazione e Ragione, e sono con voi. Noi siamo della religione del vero, ed è questa che sostituiremo a quella del prete che è la menzogna. Libertà di ragione, ecco la bandiera che opponiamo al cattolicismo, il quale ha per tanti secoli abbrutito la creatura umana. Con lavoro assiduo d’intelligenza e di affetto, si sostituisca dunque alla menzogna il vero, al pregiudizio la retta ragione, l’educazione all’ignoranza, l’apostolato della volgarizzazione della scienza alla superstizione. In ciò il trionfo della virtù sul vizio, del bene sul male, il trionfo dell’emancipazione della coscienza, che è quello della dignità umana. Il vostro libro coopera efficacemente a questo trionfo; e la umanità ve ne sarà riconoscente» (ivi, pp. 295-296).

³¹ Alfonso Scirocco, Garibaldi. Battaglie, amori, ideali di un cittadino del mondo, Laterza, Roma-Bari 2004, p. 361; vedi anche Franco Molinari, La religiosità di Garibaldi, in Garibaldi generale della libertà, a cura di Aldo A. Mola, Ufficio Storico SME, Roma 1984, pp. 581-585.

³²Epistolario di Giuseppe Garibaldi, cit., p. 333.

³³ Ippolito Nievo, Confessioni di un italiano, prefazione di Emilio Cecchi, Einaudi, Torino 1964, pp. 260-261. Si veda in proposito l’ottimo lavoro di Valeria Giannetti, Il «futuro lume» del «remoto vero»: Nievo e la religione dell’ideale, Franco Cesati Editore, Firenze 2017.

³⁴ Ippolito Nievo, Confessioni di un italiano, cit., pp. 285-286.

³⁵ Ivi, p. 683.

³⁶ Ivi, pp. 686-687.

³⁷Giosuè Carducci, Plebiscito, in Juvenilia, Zanichelli, Bologna 1880, XCVIII, vv. 9-12.

³⁸ Apparso nella «Cronaca Bizantina», a. II, n. 5, Roma, 1° marzo 1882, il discorso venne poi pubblicato nella Edizione nazionale delle opere di Giosue Carducci, Zanichelli, Bologna 1935-1940, vol. XIX, pp. 13-14. Vedi l’ottimo studio di Edoardo Ripari, Un nuovo Dio per l’Italia: Giosuè Carducci e la religione civile, in Voci dall’800, Liminamentis, Villasanta 2011, vol. II, pp. 193-216.

³⁹ Lo scritto Un anno dopo apparve il 10 marzo 1873 nel numero unico dei giornali bolognesi democratico-repubblicani «L’Alleanza» e «Voce del Popolo», intitolato Alleanza e Voce del Popolo commemorano Giuseppe Mazzini, poi in Edizione nazionale delle opere di Giosue Carducci, cit., vol. XIX, pp. 4-5.

⁴⁰Edizione nazionale delle opere di Giosue Carducci, cit., vol. VII, pp. 364-365.

⁴¹ Federico Chabod, Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896, Laterza, Bari 1965, vol. I, p. 56.

⁴² Ivi, pp. 57-58.

⁴³ Vittorio Foa, Lettere dalla giovinezza, a cura di Federica Montevecchi, Einaudi, Torino 1998, p. 243.

⁴⁴ Piero Gobetti, Risorgimento senza eroi, in Opere complete di Piero Gobetti, vol. II, Scritti storici, letterari e filosofici, a cura di Paolo Spriano, Einaudi, Torino 1969, pp. 73-74.

⁴⁵ Ivi, p. 127.

⁴⁶ Ivi, p. 129.

⁴⁷ Ivi, pp. 132 e 128. Norberto Bobbio ha giustamente osservato che Gobetti elabora il concetto di «religione della libertà» dieci anni prima di Croce; cfr. Ritratto di Piero Gobetti, in Norberto Bobbio, Italia fedele. Il mondo di Gobetti, Passigli, Firenze 1986, p. 29.

⁴⁸Piero Gobetti, Elogio della ghigliottina, in «La Rivoluzione Liberale», I, n. 34, novembre 1922, poi in Opere complete di Piero Gobetti, vol. I, Scritti politici, a cura di Paolo Spriano, Einaudi, Torino 1969, pp. 431-434.

⁴⁹ Ivi, pp. 75-76.

⁵⁰ Il manifesto fu pubblicato il 1° maggio 1925 sui quotidiani «Il Popolo» e «Il Mondo». Sul tema della religione in Croce si veda A. Di Mauro, Il problema religioso nel pensiero di Benedetto Croce, Franco Angeli, Milano 2000; M. Maggi, La filosofia di Benedetto Croce, Bibliopolis, Napoli 1998, in particolare i capp. V-VI; R. Pertici, Benedetto Croce, in «Nuova informazione bibliografica», n. 3, luglio-settembre 2004, pp. 453-502; A. Savorelli, La religione di Croce, in La riscoperta del ‘sacro’ tra le due guerre mondiali, a cura di Sandro Barbera, Cristiano Grottanelli e Alessandro Savorelli, Le Lettere, Firenze 2005, pp. 33-46.

⁵¹ Il 30 maggio 1925 Croce scrive a Georg Hermann Stippinger: «Ma non è il caso di parlarle del pensiero e dell’opera mia, la quale continuerò a svolgere in Italia nei modi convenienti e nelle occasioni opportune, e come dovere di buon italiano, sollecito del migliore avvenire della sua patria e del mondo, di cui la patria è parte. Le dirò piuttosto che conviene armarsi di prudenza e di pazienza. In Italia celebra ora il suo trionfo l’estremo nazionalismo, col quale non si ragiona: e il nazionalismo non è movimento proprio dell’Italia. Purtroppo esso imperversa ora in tutto il mondo, anche in Germania. Fino a quando saremo sotto l’influsso di questo astro, coloro che hanno coscienza umana, o almeno europea, sono assegnati all’opposizione, alla critica, alla speranza, e non debbono contare sull’immediato successo. Ma io sono profondamente convinto che l’avvenire non è del nazionalismo. Cerchi anche Lei, come buon tedesco, di non esacerbare gli animi col nazionalismo tedesco. Solo col salire in più alta sfera morale e sociale si vincono davvero gli avversarî. L’Italia del risorgimento combatté gli austriaci: ma il suo motto era nella parola del poeta: ‘Ripassin l’Alpi e tornerem fratelli’. Il nazionalismo odierno non è quel vecchio e sano patriottismo con sfondo umano e cristiano; ma è decadentismo letterario esasperato. E loro tedeschi debbono ricordare, o imparare se non lo sanno, che esso è un dono infausto venutoci dalla stessa Germania: attraverso Nietzsche, adottato e adattato dai D’Annunzio e dai Corradini, e ora risonante sulle labbra del Mussolini. Prima, in Italia non c’era traccia d’un sentimento di quella qualità» (Benedetto Croce, Epistolario, I. Scelta di lettere curata dall’autore 1914-1935, Istituto Italiano per gli Studi Storici, Napoli 1967, p. 116).

⁵² Benedetto Croce, La religiosità come armonia e aristocrazia, in Id., Etica e politica, Laterza, Roma-Bari 1981 (I ed. 1931), pp. 166-167. Lo scritto fa parte dei Frammenti di etica che apparvero nel 1922.

⁵³ Ivi, pp. 167-168.

⁵⁴ Benedetto Croce, Storia d’Europa nel secolo decimonono, Laterza, Bari 1932, p. 24.

⁵⁵ Ivi, pp. 25-26.

⁵⁶ Ivi, p. 358.

⁵⁷ Adolfo Omodeo, Risorgimento senza eroi, in «Leonardo», 20 dicembre 1926, poi in Difesa del Risorgimento, Einaudi, Torino 1951, pp. 444-445.

⁵⁸ Adolfo Omodeo, Lettere 1910-1946, Einaudi, Torino 1963, p. 102.

⁵⁹ Ivi, p. 72.

⁶⁰ Ivi, pp. 89-90. Assai indicativa è anche la lettera del 2 luglio 1917: «M’accorgo che vado diventando un po’, come dire, sarcastico volterriano, nei miei rapporti col buon Dio. Però, senza troppa malignità. Leggendo ogni giorno scritti e giornali pretini, vado invece perdendo la pazienza e la tolleranza coi clericali e la loro mummificazione dello spirito. Ma divento d’un anticlericalismo meno triviale e volgare di quello corrente: più satanico. Vorrei stare a contatto cogli avversari e scrollarli più interiormente, seminare e suscitar crisi ribaltando i loro altarini di cartapesta: un’opera più satanica, più da eretico che da gazzettiere massonico e anticlericale. Forse perché più che altri ho apprezzato e valutato il cristianesimo. Guarda un po’ che succede a venire a contatto coi preti!» (ivi, p. 206).

⁶¹ Adolfo Omodeo, L’età del Risorgimento italiano, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1946, p. xviii.

⁶² Ivi, p. 300.

⁶³ Ivi, pp. 300-304.

⁶⁴ Ivi, p. 304. Per Omodeo questa concezione religiosa del problema italiano era insieme il maggior pregio e il più serio limite del progetto di Mazzini: pregio perché suscitava energie; limite perché in un paese irreligioso il progetto era destinato a fallire. A differenza della Spagna e della Grecia, infatti, non c’era in Italia alcuna coincidenza fra sentimento religioso e sentimento popolare, ma antitesi: il sentimento religioso, controllato dalla Chiesa, era in larga misura lontano o ostile alla causa nazionale (cfr. ivi, p. 307).

⁶⁵ Ivi, p. 308.

⁶⁶ Adolfo Omodeo, La religione del Manzoni, in Figure e passioni del Risorgimento, Mondadori, Milano 1945, p. 53. Vedi anche Francesco Ruffini, La vita religiosa di Alessandro Manzoni, 2 voll., Laterza, Bari 1931.

⁶⁷ Citato da Francesco Landogna, Giuseppe Mazzini e il pensiero giansenistico, Zanichelli, Bologna 1921, p. 54n.

⁶⁸ Piero Calamandrei, Diario 1939-1945, a cura di Giorgio Agosti, 2 tomi, La Nuova Italia, Firenze 1982, tomo primo, 1939-1941, p. 147.

⁶⁹ Ivi, tomo secondo, 1942-1945, pp. 154-155.

⁷⁰ Ivi, tomo primo, pp. 162-163.

⁷¹ Ivi, p. 163.

⁷³ Alcide De Gasperi, Guerra e pace, in Discorsi politici, Edizioni Cinque Lune, Roma 1976, pp. 6-7.

Per amore della patria

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Maurizio Viroli

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