Breve storia d'Italia ad uso dei perplessi (e non)
Fatta l'Italia, bisogna fare gli Italiani: lo si diceva allora e lo ripetono, in molti, ancora oggi.
E se invece fosse il contrario? Se fossero stati proprio gli Italiani delle varie regioni a fare l'Italia?
Mario Isnenghi ripercorre le tappe principali che hanno aggiunto l'unità politica a una cultura, un'arte, una storia già sentite patrimonio comune.
«Quando incomincia l'Italia? Sembra una domanda strana. C'è sempre stata! – viene naturale di pensare. E invece no. Ci saranno 'sempre' state la catena degli Appennini e quella delle Alpi; il Po, all'incirca, ha sempre seguito il suo corso dal Monviso al mare Adriatico; la penisola ha sempre avuto quella sua forma di grande stivale, anche quando chi ci abitava non lo sapeva.
Ma che cos'è che rende riconoscibile e distinguibile l'Italia? E che cosa fa di un paese un paese? Non bastano gli elementi materiali, ci vuole qualcuno che li riconosca: qualcuno per il quale quella piramide di pietra significhi qualche cosa di molto particolare, un monte con un certo nome, dove si è arrampicato fin da piccolo e dove va sempre a far legna o a funghi. E così via, per tutti gli elementi di carattere naturale che costituiscono l'ambiente in cui l'uomo vive. Vivendoci, gli uomini hanno aggiunto qualche cosa ai luoghi: sentimenti, ricordi, case, campi, tombe. Storia, insomma, e storie. In capo a qualche generazione, quello è diventato il loro paese, una specie di prolungamento della loro stessa persona»: Mario Isnenghi stila una breve storia d'Italia 'per tutti', soprattutto per i più dubbiosi sull'utilità dello Stato unitario, perfino per quelli che vorrebbero dividerla e che Italiani ancora oggi fino in fondo non si sentono.