La storia che giudica, la storia che assolve
Se c'è oggi una richiesta pubblica rivolta alla storia è quella di giudicare: giudicare per condannare. Perché quanto più la storia condanna, tanto più rimuove. Questo processo di 'tribunalizzazione' della storia, come Odo Marquard tra i primi lo ha definito, si è dilatato a dismisura. La conoscenza storica è diventata organo di stabilizzazione politica, scontro fra dogmi destinati a farsi ideologia nelle istituzioni, arbitro della memoria sulla scena pubblica dove i «grandi soggetti collettivi agiscono a dispetto di ciò che la storiografia vuole e sa fare: ora alla ricerca di accuse talmente grandi da diventare assoluzioni senza appello, ora in vista di mea culpa in bilico tra la venia, la penitenza e l'autoamnistia, di giochi violenti fra opinioni su una storia che ha un fine, più che una fine.»