Potere e libertà nel mondo moderno
John C. Calhoun: un genio imbarazzante
John C. Calhoun (1782-1850) è stato una della massime personalità della politica statunitense della prima metà dell'Ottocento. Eminente parlamentare, ministro della guerra, due volte vicepresidente degli Stati Uniti, segretario di Stato, leader del Sud, egli è stato studiato da numerosi storici specie americani soprattutto come uomo politico e solo secondariamente e in maniera troppo parziale come pensatore politico.
In questo libro, Salvadori mostra la grandezza del pensiero di Calhoun. Il quale, precorrendo noti pensatori e scienziati politici europei, elaborò la teoria della «tirannide della maggioranza», delle élites, del moderno partito politico, della politica come professione, della «gabbia d'acciaio» per usare l'espressione weberiana costituita dall'unione in una sola mano del potere politico e del potere economico. Tutti questi temi hanno quale elemento centrale il rapporto tra potere e libertà nel mondo moderno nel quadro di una concezione anticentralistica e federalistica delle istituzioni.
Leader del sudismo nella controversia che andò sempre più inasprendosi, a partire dagli anni Venti, tra il Sud agrario, liberista, fondato sull'istituzione della schiavitù e il Nord industriale e protezionista, Calhoun è stato un conservatore che, in nome della preservazione del suo mondo, è divenuto un acutissimo e spregiudicato interprete e critico della modernizzazione politica ed economico-sociale, che, al pari di Marx, considerò alla luce della «legge» della lotta tra le classi.
La conclusione cui Salvadori perviene è che Calhoun debba essere considerato uno dei maggiori pensatori politici dell'Ottocento, un vero e proprio «genio». Ma un «genio imbarazzante» per molta parte della cultura statunitense, che si è trovata ideologicamente ostacolata nel fare i conti con colui che è stato insieme il leader del sudismo «antinazionale» e forse il maggior pensatore politico americano dopo l'età di Jefferson, Adams, Madison e Hamilton.
In questo libro, Salvadori mostra la grandezza del pensiero di Calhoun. Il quale, precorrendo noti pensatori e scienziati politici europei, elaborò la teoria della «tirannide della maggioranza», delle élites, del moderno partito politico, della politica come professione, della «gabbia d'acciaio» per usare l'espressione weberiana costituita dall'unione in una sola mano del potere politico e del potere economico. Tutti questi temi hanno quale elemento centrale il rapporto tra potere e libertà nel mondo moderno nel quadro di una concezione anticentralistica e federalistica delle istituzioni.
Leader del sudismo nella controversia che andò sempre più inasprendosi, a partire dagli anni Venti, tra il Sud agrario, liberista, fondato sull'istituzione della schiavitù e il Nord industriale e protezionista, Calhoun è stato un conservatore che, in nome della preservazione del suo mondo, è divenuto un acutissimo e spregiudicato interprete e critico della modernizzazione politica ed economico-sociale, che, al pari di Marx, considerò alla luce della «legge» della lotta tra le classi.
La conclusione cui Salvadori perviene è che Calhoun debba essere considerato uno dei maggiori pensatori politici dell'Ottocento, un vero e proprio «genio». Ma un «genio imbarazzante» per molta parte della cultura statunitense, che si è trovata ideologicamente ostacolata nel fare i conti con colui che è stato insieme il leader del sudismo «antinazionale» e forse il maggior pensatore politico americano dopo l'età di Jefferson, Adams, Madison e Hamilton.