Il giacobino pentito
«Un originale protagonista fattosi ben presto spettatore. Per Carlo Botta la via d'uscita fu l'opzione intellettuale per il 'modello Washington' rispetto al 'modello Bonaparte'. Diviso tra due patrie e tra due rivoluzioni, Botta ha goduto in Francia e anche in America di ben altra considerazione che nel suo paese. Da noi forse anche il suo purismo ha irritato i critici. Ma il non detto era che fosse uno che 'aveva tradito' il suo paese. Niente di più sciocco di un tale pregiudizio».
Dall'Introduzione di Luciano Canfora
Per la prima volta, in questo volume un ritratto complessivo di un intellettuale spesso dimenticato. Chi era Carlo Botta? Un bonapartista convinto? Un antesignano di quei mazziniani che finirono con l'accettare Vittorio Emanuele come re d'Italia? Reazionario nelle scelte del purismo cruscante o fedele della filosofia dei Lumi? In realtà il piemontese sfugge alle etichette, che ne colgono solo aspetti parziali, ma certamente è stato a tutti gli effetti un precursore del Risorgimento e un acuto osservatore del suo tempo. Insofferente dell'oscurantismo sabaudo, cospirò con i francesi e partecipò, nel triennio giacobino, al governo del Piemonte occupato, ma rinnegò il bonapartismo nei suoi esiti dispotici. Medico dalla brillante carriera, anche al servizio delle armate francesi, fautore di un progetto di repubbliche federate, per un breve momento si accostò a Carlo Alberto, da cui fu insignito del nuovo ordine civile dei Savoia. In questo libro, la vicenda personale e politica di un repubblicano convinto che scelse le armi delle lettere per trasmettere la sua passione civile.