Indice Estratto

Edizione: 2017, II rist. 2020
Pagine: 350, con ill.
Collana: Biblioteca Universale Laterza [672]
ISBN carta: 9788858129616
ISBN digitale: 9788858130537
Argomenti: Letteratura: testi, storia e teoria

L'incontro e il caso

Narrazioni moderne e destino dell'uomo occidentale

Romano Luperini

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L’incontro tra Leopold Bloom e Gerty MacDowell, l’incontro di Lucia con l’Innominato e quello tra Emilio e Angiolina in Svevo: nelle narrazioni di ogni genere e tempo l’incontro non è solo tema molto vitale dell’intreccio ma anche artificio della trama, contenuto e forma.
Da Manzoni a Joyce, da Flaubert a Proust, da Maupassant a Svevo, Pirandello e Kafka, Romano Luperini guida il lettore in una suggestiva indagine sul motore capriccioso che governa l’esistenza dell’uomo occidentale e le sue rappresentazioni narrative.

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Edizione: 2020
Pagine: 350
Collana: Biblioteca Universale Laterza
ISBN: 9788858129616

L'autore

Romano Luperini

Romano Luperini è uno dei maestri della critica letteraria italiana. Ha insegnato Letteratura italiana alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Siena. Tra i suoi libri, La scrittura e l’interpretazione. Storia della letteratura italiana nel quadro della civiltà e delle letterature dell’Occidente (con P. Cataldi, Palermo 1999), Breviario di critica (Napoli 2002), L’autocoscienza del moderno (Napoli 2006) e Tramonto e resistenza della critica (Macerata 2013).Dirige le riviste di critica e teoria della letteratura “Allegoria” e “Moderna”.

Scopri l'autore

¹ J. Rousset, Leurs yeux se rencontrèrent. La scène de première vue dans le roman, José Corti, Paris 1981.

² V. Alleton, C. Bremond, Th. Pavel, Verso una tematica, in AA.VV., Du thème en littérature, in «Poétique», 64, 1985, trad. it. Il tema nella letteratura, Sellerio, Palermo 2003, pp. 16 sg.

³ F. Orlando, Costanti tematiche, varianti estetiche e precedenti storici, in M. Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, Sansoni, Firenze 2003 [1996], p. vii.

⁴ M. Bachtin, Voprosy literatury i estetiki, Xudo�estvennaja literatura, Moskva 1975, trad. it. Estetica e romanzo, a cura di C. Strada Janovic, Einaudi, Torino 1979, p. 391.

⁵ G. Lukács, Karl Marx und Friedrich Engels als Literaturhistoriker, Aufbau-Verlag, Berlin 1948, trad. it. Il marxismo e la critica letteraria, Einaudi, Torino 1957 (nel saggio Narrare o descrivere?, pp. 275-331).

⁶ Sul 1848 come spartiacque si veda, per esempio, anche F. Orlando, Costanti tematiche, cit., p. xx.

⁷ Ch. Taylor, Sources of the Self. The Making of the Modern Identity, Harvard University Press, Cambridge 1989, trad. it. Radici dell’io. La costruzione dell’identità moderna, Feltrinelli, Milano 1993, p. 33.

⁸ M. Fusillo, Il romanzo greco. Polifonia ed eros, Marsilio, Venezia 1989, pp. 43-45.

⁹ L’espressione è di Th. Pavel, Lo svolgimento dell’intreccio, in AA.VV., Il tema nella letteratura, trad. it. cit., p. 93, ma il concetto è già in M. Foucault, ed esattamente nel paragrafo sul Don Quijote del cap. III di Les mots et les choses, Gallimard, Paris 1966 (trad. it. Le parole e le cose, Rizzoli, Milano 1994, pp. 61-65).

¹⁰ Sul rapporto fra individualismo e romanzo settecentesco cfr. I. Watt, The Rise of the Novel, University of California Press, Berkeley 1957, trad. it. Le origini del romanzo borghese. Studi su Defoe, Richardson e Fielding, Bompiani, Milano 2002, pp. 56-86.

¹¹ P. Brooks, Reading for the Plot. Design and Intention in Narrative, Knopf, New York 1984, trad. it. Trame. Intenzionalità e progetto del discorso narrativo, Einaudi, Torino 2004 [1995].

¹² P. Brooks, Trame, trad. it. cit., pp. 183-225.

¹³ L. Pirandello, Romanzo, racconto, novella, in «Le Grazie», 4, 16 febbraio 1897, poi in «Allegoria», III, 1991, 8, pp. 158-60, con una introd. di F. Rappazzo, Un articolo di Pirandello sulle forme narrative. L’articolo stranamente non compare nella recente raccolta di Saggi e interventi pirandelliani curata da F. Taviani (Mondadori, Milano 2006). Pirandello torna sull’argomento in Soggettivismo e oggettivismo nell’arte moderna, compreso nel volume del 1908 Arte e scienza (e oggi in Saggi e interventi, cit., pp. 685-712).

¹⁴ B. Ejchenbaum, Teoria della prosa, in AA.VV., I formalisti russi, a cura di F. Todorov, Einaudi, Torino 1968, p. 239.

¹⁵ R. Musil, Gesammelte Werke, vol. II, Rowohlt, Reinbek 1978, pp. 1314 sg. parla, a proposito della novella, della dissoluzione del personaggio-individuo, al cui posto troveremo piuttosto pensieri, movimenti psicologici, relazioni generali. La novella scende nel profondo e non trova più coerenza e organicità, ma l’anarchia degli accostamenti e delle pulsioni.

¹⁶ Cfr. a questo proposito Ch. Prendergast, Incontri e lirica:«À une passante» di Baudelaire, in AA.VV., Incontri. Quaderni di Synapsis III. Atti della Scuola Europea di Studi Comparati, a cura di O. Innocenti, Le Monnier, Firenze 2004, p. 138.

¹⁷ L’articolo di Montale uscì sul settimanale «La Fiera letteraria» il 19 settembre 1926, mentre l’autografo del componimento poetico porta la data 14-16 agosto 1926 e alcune varianti appaiono in una lettera a Solmi del 4 settembre successivo.

¹⁸ E. Montale, «Dubliners» di James Joyce, in Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, a cura di G. Zampa, Mondadori, Milano 1996, p. 147.

¹⁹ Si veda la citazione posta in esergo dopo le terzine dantesche, tratta da Th.W. Adorno, Minima moralia. Reflexionen aus dem beschädigten Leben, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1951, trad. it. Minima moralia. Meditazioni della vita offesa, Einaudi, Torino 1994, p. 114.

¹ F. De Sanctis, La materia de’ «Promessi sposi», in Opere di Francesco De Sanctis. X: Manzoni, a cura di C. Muscetta e D. Puccini, Einaudi, Torino 1955, pp. 67 sg.

² F. De Sanctis, I «Promessi sposi», in ivi, pp. 91-94 e 96 sg.

³ E. Raimondi, Il romanzo senza idillio. Saggio sui «Promessi sposi», Einaudi, Torino 1974, pp. 249-307.

⁴ P. Gibellini, La parabola di Renzo e Lucia. Un’idea dei «Promessi sposi», Morcelliana, Brescia 1994, p. 67.

⁵ F. De Sanctis, La materia de’ «Promessi sposi», cit., p. 68.

⁶ H. Lausberg, Elemente der literarischen Rhetorik, Max Hueber, München 1967 [1949], trad. it. Elementi di retorica, Il Mulino, Bologna 1969, pp. 13 sg. e 19-21.

⁷ Si cita da A. Manzoni, I Promessi Sposi. Storia della colonna infame, a cura di A. Stella e C. Repossi, Einaudi-Gallimard, Torino 1995, p. 30.

⁸ Ivi, p. 59.

⁹ Ivi, p. 76. Le citazioni che immediatamente seguono si riferiscono allo stesso episodio, pp. 76-80.

¹⁰ Ivi, p. 89.

¹¹ I. Calvino, «I Promessi Sposi»: il romanzo dei rapporti di forza, in Saggi, a cura di M. Barenghi, Mondadori, Milano 1995, p. 336.

¹² D. Brogi, Il genere proscritto. Manzoni e la scelta del romanzo, Giardini, Pisa-Roma 2005, p. 122.

¹³I Promessi Sposi, cit., p. 19.

¹⁴ Secondo C. Varese, «Fermo e Lucia»: un’esperienza manzoniana interrotta, La Nuova Italia, Firenze 1964 «in Fermo e Lucia [...], ancor più che nei Promessi sposi, è presente il senso e l’analisi del potere» (p. 33), per cui «nella prima redazione l’autorità, il potere hanno un significato e una estensione che andrà restringendosi nei Promessi sposi» (p. 115); ma questa osservazione, accettabile se ci si limita a una concezione esclusivamente politica del potere o a una considerazione civile dell’autorità (compresa, come mostra Varese, quella religiosa), non vale più se ne allarghiamo la nozione includendovi l’ambito antropologico e simbolico dei rapporti interpersonali.

¹⁵ D. De Robertis, Le primizie del romanzo, in Carte d’identità, Il Saggiatore, Milano 1974, p. 343.

¹⁶I Promessi Sposi, cit., p. 18.Sia in queste che nelle successive citazioni testuali il corsivo è mio.

¹⁷ A. Manzoni, Fermo e Lucia, in I romanzi, a cura di S.S. Nigro, vol. I, Mondadori, Milano 2002, p. 35.

¹⁸ T. Poggi Salani, Dal «Fermo e Lucia» ai «Promessi sposi»: riconsiderando il primo capitolo (persona, tempo-spazio e altro), in AA.VV., Manzoni «l’eterno lavoro». Atti del Congresso internazionale sui problemi della lingua e del dialetto nell’opera e negli studi di Manzoni, Casa del Manzoni – Centro Nazionale di Studi Manzoniani, Milano 1987, pp. 295-99.

¹⁹I Promessi Sposi, cit., p. 15.

²⁰ A. Manzoni, Adelchi, atto V, scena 8°, vv. 354-56. Le citazioni dalle tragedie, dalle odi e dagli Inni sacri sono tratte da Opere di Alessandro Manzoni, a cura di L. Caretti, Mursia, Milano 1985.

²¹I Promessi Sposi, cit., pp. 18 sg.

²² Sulla pagina della vigna di Renzo e sulla concezione manzoniana della natura rimando a quanto ho cercato di dimostrare in R. Luperini, Il silenzio dell’allegoria: la vigna di Renzo, in Il dialogo e il conflitto. Per un’ermeneutica materialistica, Laterza, Roma-Bari 1999, pp. 85-99.

²³ In Fermo e Lucia il giudizio del frate è sostanzialmente analogo, ma ancor più sconsolato e perentorio. Rivolto a Fermo fra Cristoforo dice: «Tu rimani a vivere in un secolo doloroso: i giorni che noi veggiamo son cattivi; quei che si preparano saranno peggiori: i figli dei provocatori, dei superbi, dei violenti lo saranno più dei padri loro. Gran Dio! Questo flagello [la peste, N.d.A.] non corregge il mondo: è una grandine che percuote una vigna già maledetta: tanti grappoli abbatte; e quei che rimangono, son più tristi, più agresti, più guasti di prima» (Fermo e Lucia, cit., pp. 755 sg.). Nella edizione definitiva l’immagine della vigna è stata trasferita al capitolo XXXIII, e riferita a quella inselvatichita di Renzo.

²⁴ Su questo punto ha scritto pagine decisive M. de Las Nieves Muñiz Muñiz, La storia come incubo nei «Promessi sposi», in Poetiche della temporalità (Manzoni, Leopardi, Verga, Pavese), Palumbo, Palermo 1990, pp. 35-50.

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Un monito scelto dalla famiglia Laterza come esortazione alla tenacia e ad una costante crescita.

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