1. Le ricerche bibliografiche 2. Information retrieval: 4. Biblioteche e Opac 5. Biblioteche e Opac 7. Le biblioteche 8. Opac specializzati, 10. Banche dati: archivi 11. Metarisorse generali |
Parte prima Concetti e strumenti 1. Le ricerche bibliografiche Natura e attori delle ricerche bibliografiche
In ciascuna registrazione catalografica, accanto alla descrizione formalizzata del documento occorre aggiungere una serie di termini che costituiscano una chiave di accesso per individuare la scheda e, tramite la scheda stessa, il documento corrispondente. I punti di accesso fondamentali (intestazioni, heading) che non possono mancare in nessun catalogo sono l'autore e il titolo. Quando gli autori (intesi in senso ampio come tutte quelle persone o enti che esercitano una qualche forma di paternità intellettuale sul documento) sono più d'uno o hanno una rilevanza secondaria (traduttori, illustratori, prefattori e via dicendo), le biblioteche possono decidere di procedere in maniera più o meno analitica ed estensiva nell'includerli fra le chiavi d'accesso, a seconda del tipo di catalogo utilizzato (cartaceo o elettronico) e della rilevanza dell'informazione nel contesto locale. I titoli sono utilizzati come chiave d'accesso nei cataloghi cartacei solo quando gli autori (intesi stavolta in senso stretto, escludendo curatori, editor, ecc.) mancano o sono troppi, mentre nei cataloghi elettronici costituiscono sempre una chiave di accesso per ciascuna registrazione. Titoli e autori possono variare anche notevolmente la forma e la grafia nei vari documenti in cui compaiono (si pensi alle varie traduzioni di un'opera o alle autrici che possono cambiare cognome, sposandosi); inoltre, non è sempre banale individuarne il posto nell'ordinamento alfabetico (si pensi per esempio ai cognomi composti come D'Azeglio e Van Dick). Uno dei compiti dei bibliotecari è uniformare le varianti minori e collegare fra loro nel modo più efficace le varianti maggiori, utilizzando per tali scopi vari tipi di rimandi, che talvolta nei cataloghi elettronici sono automatici e quindi invisibili all'utente finale, con «archivi d'autorità» (authority files) che individuano e stabilizzano le forme più autorevoli e diffuse con l'eventuale aggiunta di chiavi d'accesso supplementari nelle registrazioni. Gli authority files sono archivi di intestazioni (per soggetto, per autore-persona, per autore-ente, per titolo, per collana, e via dicendo) standardizzate, collegate fra loro con vari tipi di rimandi e in qualche caso addirittura commentate, creati da singole biblioteche o da loro consorzi per gestire al meglio il proprio catalogo singolo o collettivo, facilitando il lavoro dei catalogatori e permettendo agli utenti di rintracciare con maggiore facilità e certezza i documenti cercati. Molto importanti per la ricerca, ma non sempre presenti in tutti i cataloghi per motivi economici, sono anche i punti di accesso «semantici», che cercano di definire e di rendere rintracciabile più facilmente il contenuto informativo dei documenti catalogati, grazie ad informazioni che nei titoli sono presenti solo in modo parziale. Una tecnica di catalogazione semantica relativamente rapida è quella di individuare nel titolo, nell'introduzione, nel sommario o in altre zone particolarmente significative del documento alcuni termini particolarmente indicativi; tali termini, detti parole chiave (key words), vengono trascritti dal catalogatore senza alcun tipo di ulteriore elaborazione in uno specifico campo della registrazione catalografica (in questo caso quasi esclusivamente elettronica), dove possono essere utilizzati come chiavi d'accesso grossolane e scoordinate fra loro ma estremamente utili. Quando la biblioteca si può permettere di fornire agli utenti un servizio più raffinato, i catalogatori non si limitano a scegliere i termini contenuti nel documento e a trascriverli come sono, ma stabiliscono delle chiavi di accesso semantiche organizzate in un sistema organico, concettualmente e linguisticamente coerente, seguendo fra gli standard esistenti quelli che più si adattano al loro catalogo, alle loro collezioni di documenti e ai loro utenti finali. I due principali sistemi per farlo sono la soggettazione e la classificazione, alle quali, in ambiente cartaceo, corrispondono due cataloghi a schede, detti nel primo caso «per soggetti» e nel secondo caso «classificato», «sistematico» o «per materie», ben distinti da quello comunemente chiamato «per autori». Il catalogo alfabetico per soggetti «ammette la ricerca secondo i termini che esprimono direttamente il contenuto concettuale dei documenti descritti. La ricerca è analoga a quella che si potrebbe fare in un'enciclopedia alfabetica molto dettagliata. [Quello] sistematico è un catalogo per soggetti che, anziché indicare direttamente il tema di un documento attraverso un termine (o più termini) che lo identifica, prevede la ricerca secondo simboli (numeri, lettere, ecc.) che esprimono il contenuto concettuale del documento descritto indicandone l'appartenenza a una classe determinata sulla base di una classificazione» (Revelli, Il catalogo, cit., pp. 45-46). Quindi, utilizzando lo stesso esempio di Revelli, per individuare i documenti che trattino di Pirandello posseduti da una biblioteca, si cerca l'intestazione «Pirandello, Luigi» nel suo catalogo per soggetti, mentre cercando la medesima intestazione in quello per autori si trovano le opere scritte da Pirandello (e non su Pirandello). Infine il catalogo sistematico raccoglie sotto una particolare intestazione simbolica (ad esempio 852.9) tutti i documenti posseduti dalla biblioteca relativi alla drammaturgia italiana del XX secolo, inclusi i saggi sul Pirandello commediografo o le commedie (ma non le novelle) scritte da Pirandello stesso. In ambiente elettronico, invece, il soggetto e la classe costituiscono semplicemente due nuovi punti di accesso al medesimo catalogo automatizzato in cui si possono cercare tutti gli autori e tutti i titoli. Esistono numerosi archivi d'autorità di intestazioni per soggetto nelle varie lingue, che possono guidare tanto il bibliotecario nella catalogazione che l'utente finale nella ricerca, fra cui le Library of Congress subject headings e il Soggettario per i cataloghi delle biblioteche italiane, quest'ultimo basato sulle intestazioni del catalogo per soggetti della Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Sono disponibili anche diversi schemi di classificazione, fra i quali il più diffuso a livello mondiale è quello ideato dall'americano Melvil Dewey nel 1873 e da allora sottoposto a continue revisioni e aggiornamenti. Il sistema, noto come Cdd (Classificazione decimale Dewey) o Ddc (Dewey decimal classification), è molto utilizzato anche come metodo di ordinamento dei documenti nelle biblioteche a scaffale aperto e delle relative collocazioni indicate nelle schede. La Cdd divide lo scibile documentario in 10 classi principali:
Ciascuna classe è a sua volta composta da 10 divisioni, ulteriormente ripartite in 10 sezioni ciascuna e così via, con una notazione su base decimale che utilizza le cifre arabe e il punto per indicare l'appartenenza dei documenti a classi progressivamente sempre più specifiche. Si riporta qui un esempio, tratto da Classificazione decimale Dewey di Luigi Crocetti (Aib, 2001, p. 12):
Un altro sistema di classificazione assai noto, nato in ambito bibliografico ma utilizzato anche nei cataloghi e sugli scaffali delle biblioteche, è la Cdu (Classificazione decimale universale), pubblicata dai belgi Paul Otlet e Henry Lafontaine nel 1905 come adattamento della Cdd per l'indicizzazione degli articoli di riviste e anch'essa successivamente aggiornata e ampliata più volte. La Cdu segue uno schema concettuale di divisione dello scibile molto simile a quello della Cdd, ma utilizza un sistema di notazione e di costruzione delle classificazioni più complesso. Un terzo metodo di classificazione è invece nato nel 1901 per le esigenze pratiche di collocazione dei volumi della Library of Congress di Washington, da cui ha preso il nome, ma è stato in seguito adottato anche da molte altre biblioteche, soprattutto statunitensi. Lo schema della Library of Congress è basato su un sistema misto di lettere (una per le 20 classi principali e due per le divisioni successive) e numeri (usati in modo non decimale). Si riporta qui l'elenco delle classi principali, dal quale appare evidente l'impostazione pragmatica, che assegna più spazio ai temi particolarmente presenti nelle collezioni della biblioteca statunitense:
Nei cataloghi elettronici quasi sempre si possono cercare una o più parole contenute, in qualunque posizione, anche non iniziale, in uno qualsiasi dei campi che costituiscono un punto di accesso; spesso è anche possibile interrogare cumulativamente tutti i punti di accesso o un loro sottoinsieme scelto di volta in volta dall'utente. In qualche caso le ricerche possono essere eseguite sulla descrizione bibliografica e sugli eventuali riassunti (abstract) o porzioni più o meno ampie di testo ricavate dal documento cui si riferisce la scheda (full text).
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