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Parte seconda Biblioteche e Opac 4. Biblioteche e Opac nel mondo [Introduzione]
Non tutte queste biblioteche hanno automatizzato i propri cataloghi, e anche quelle che lo hanno fatto sono riuscite solo raramente a recuperare retrospettivamente anche tutte le vecchie schede cartacee, convertendole in formato elettronico. In genere gli Opac comprendono tutti i documenti acquisiti dal momento in cui la biblioteca ha iniziato a catalogare elettronicamente (una data che di solito si colloca tra gli anni Settanta e i Novanta) più tutti i fondi acquisiti precedentemente che sono già stati recuperati. Non sempre questo tipo di informazioni, sulla corrispondenza numerica tra catalogo elettronico e collezione complessiva, è presente in linea o nei locali della biblioteca; quindi è sempre consigliabile controllare, leggendo molto attentamente le istruzioni dell'Opac ed eventualmente chiedendo ai bibliotecari, anche via e-mail. Un errore tipico dell'utente consiste nel pensare che se una biblioteca ha iniziato a catalogare in formato elettronico nel 1990 e se si desidera trovare un libro pubblicato nel 1975 sia inutile cercarlo nel suo Opac. Invece, anche a prescindere da eventuali progetti di recupero del retrospettivo, la biblioteca potrebbe aver acquisito nel 1992 un fondo librario lasciatole in eredità da uno studioso e averlo integralmente schedato fra il 1992 e il 1994 in formato elettronico. Casi del genere sono più frequenti di quanto non si possa sospettare. Particolare attenzione va rivolta anche al modo in cui ciascuna biblioteca scompone il proprio patrimonio bibliografico in vari archivi elettronici distinti. L'avvento dei cataloghi elettronici dovrebbe favorire l'unificazione dei cataloghi, dato che per esempio si crea spesso, al posto di un catalogo cartaceo per autori e di un altro per soggetti, un unico catalogo digitale interrogabile sia per autore sia per soggetto. Nonostante ciò, si verifica di frequente che per la particolare natura dei documenti catalogati (monografie, periodici, tesi di laurea, mappe, audiovisivi, Cd-Rom, libri antichi, e via dicendo), o per delle particolari circostanze che hanno prodotto catalogazioni effettuate a distanza di tempo con metodi diversi e quindi scarsamente omogenee, la costituzione di un archivio unico non sia possibile. Anche in questo caso bisogna fare attenzione a non farsi trarre in inganno dalle denominazioni, spesso sintetiche o criptiche, assegnate ai vari archivi, e occorre cercare di capire la reale natura dei singoli cataloghi. In particolare, una spiacevole tendenza degli ultimi anni è quella di non includere sempre nell'Opac le fonti informative elettroniche (e-journals, banche dati, siti Web) messe a disposizione dalla biblioteca, riservando loro piuttosto uno o più archivi contraddistinti dai nomi più disparati (biblioteca digitale, biblioteca virtuale, risorse di rete, e via dicendo).
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