Tauroetica
«Che cosa abbiamo fatto e che cosa facciamo con gli animali? In che misura la nostra relazione con essi ha plasmato la nostra civiltà e – azzardo – la nostra 'umanità'?»
Gli animali sono 'umani' nella stessa misura in cui gli uomini sono animali? La loro felicità e la loro salute fanno parte dei nostri doveri morali? Quali sono, nello specifico, questi doveri? Con loro abbiamo stipulato un contratto – come con i nostri compagni di genere – o istituito soltanto un protocollo di comportamenti che dobbiamo regolare in modo specifico, specie per specie? È peggiore la morte del toro in corrida o la vita di un animale da macello? Perché invochiamo rispetto per gli animali che ci ispirano pena e tenerezza e non per quelli che ci provocano ribrezzo o paura? Cosa significa esattamente far soffrire gli animali? E di cosa hanno realmente bisogno?
Ovviamente gli animali soffrono, come tutti gli altri esseri viventi: buona parte degli animali che non sono mai stati in contatto con l'uomo soffrono, in certi momenti della loro vita, forse più della maggioranza di gatti, cani, cavalli, mucche, tori ecc. che convivono con gli umani. La Natura – qualsiasi cosa sia quell'insieme di fatalità che chiamiamo con tale prosopopea – pianifica o permette cacce, carestie, stragi e anche raffinate torture che garantiscono agli animali un'esistenza dolorosa come, ad esempio, la nostra. Ci sono uomini che sembrano soffrire per il dolore altrui, ma ciò si deve al fatto che noi umani – lo si voglia o no – abbiamo una vena anti-naturale: poche cose come la compassione sono meno naturali e più estranee ai cosiddetti processi naturali.
Le domande che si pone Savater sono tanto pertinenti quanto spiazzanti, e ancora più spiazzanti sono le sue risposte.
Rassegna stampa
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Tauroetica
la filosofia nell' "arena" per difendere le corride
di Antonio Saccà