L'utilità della storia
Il volume raccoglie alcuni scritti che affrontano, tematicamente, un tema serpeggiante nell’intera opera cuochiana, un tema destinato a divenire un ‘topos’, quasi la filigrana dell’intera storia culturale e civile dell’Ottocento europeo:l’utilità della storia per la vita. Basti pensare alla grande prolusione napoletana La scienza e la vita (1872) di Francesco De Sanctis o alla notissima ‘seconda Inattuale’ Sull’utilità e il danno della storia per la vita (1874) di Friedrich Nietzsche. Erede e superatore, per tanti versi, del tardo Illuminismo napoletano, Vincenzo Cuoco affronta il tema nella prospettiva della frattura epocale della Rivoluzione francese, che pone prepotentemente il problema della continuità o rottura della storia, arena di brutture o campo di libertà e responsabilità dell’uomo. Conoscitore di Vico, intelligenza prensile delle novità culturali, italiane e non solo italiane, dei suoi anni, Cuoco affronta le vicende dell’Italia rivoluzionaria e del riformismo napoleonico, convinto che i grandi fatti della vita sono indecifrabili qualora se ne trascurino le ragioni culturali. Le stesse rivoluzioni ‘attive’ (una definizione da lui stesso coniata) sono tali solo se rispondono alla cultura di un popolo, ossia alla conoscenza delle sue strutture intellettuali e sociali. In tal senso Cuoco, che Manzoni riteneva suo ‘maestro in politica’, è di certo figura importante del neo-Classicismo europeo tra tardo Illuminismo e Romanticismo.