L'Italia della piccola industria
Sulla base di una documentazione inedita della Confindustria, il poliedrico universo economico e sociale delle piccole imprese italiane, le sue connotazioni e logiche intrinseche, i suoi punti di forza e di debolezza, i suoi risultati complessivi per le fortune del made in Italy.
Lo sviluppo di una miriade di piccole imprese ha segnato, negli ultimi cinquant’anni, non solo l’evoluzione e la geografi a economica del nostro Paese. Ha concorso anche a determinare le sue trasformazioni sociali e certi suoi tratti identitari. Questa sorta di ‘capitalismo molecolare’, comparso inizialmente sulla scia del decentramento di alcune lavorazioni dei maggiori complessi industriali e spuntato poi dall’‘economia sommersa’ grazie a un mix di ingegnosità e fl essibilità, ha sospinto la rinascita di un gran numero di borghi e centri minori dal Nord-Est al Centro-Sud della Penisola. Inoltre la diffusione a raggiera di una piccola imprenditorialità ha rafforzato la consistenza del ceto medio, contribuendo a un processo verticale di mobilità sociale. E tutto ciò senza alcun aiuto pubblico e al di fuori delle ingerenze del potere politico. Oggi ci si chiede se molte microimprese, sotto la pressione competitiva dei paesi emergenti e nel mezzo di una pesante congiuntura recessiva, riusciranno a sopravvivere. Per un loro salto di qualità verso punte d’eccellenza in conoscenza e creatività, innovazione tecnologica e relazioni di mercato internazionali, è infatti necessario che esse non continuino a essere penalizzate da un fi sco esorbitante, una burocrazia soffocante e un regime normativo contraddittorio. In sostanza, senza un’adeguata politica industriale che incentivi un ampliamento delle loro dimensioni aziendali e agevoli un incremento della produttività, fi nirebbe purtroppo per sfaldarsi questo tessuto produttivo che costituisce il nerbo dell’economia italiana.